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Ecopessimismo, per comprendere il presente e cambiare il futuro

Ecopessimismo, per comprendere il presente e cambiare il futuro
Foto di Michael Pointner da Pixabay

Per poter guardare dritto in faccia il problema ambientale è necessario affrontare il trauma del ritorno della natura. Vediamo cosa significa esattamente.

Ci troviamo immersi in una cultura che alimenta l’illusione di un dominio assoluto sulla natura e sugli altri esseri viventi. L’illimitata curiosità delle scienze è tenuta a freno dall’illimitata persistenza dell’ignoto. Ecopessimismo nasce per far riflettere su quella che potrebbe essere la natura trasformata dalla presenza umana, una natura non più amica ma corrotta e distruttiva.

Non bisogna fare “terrorismo” ma è innegabile che la crisi climatica deve essere affrontata in maniera decisa e concreta. Senza farne slogan per adolescenti ricchi in cerca di ruolo né vendendosi per un piatto di lenticchie, anzi di voti.

“Il salvare la terra non la padroneggia e non l’assoggetta” dice Martin Heidegger e gli fa eco Ernst Junger: “Passare al bosco, hic et nunc”. La natura come terapia, uno studio recente del CNR di cui parleremo parla del potere del bosco come cura dell’ansia, la natura come rifugio per tutti i “fuorilegge e i dissociati dal mondo moderno“. Ecco, la natura, in bilico, tra l’umano troppo umano e le sue debolezze. Ma per tornare a questa idea bisogna saper incidere sulla realtà. Perché la natura, nell’Antropocene, rischia di essere altro.

Ecopessimismo, una provocazione

Tra le nebbie del collasso ecologico, fa, dunque, il suo ritorno la categoria più abusata ed evidentemente detestata dell’epoca moderna, quella di natura: una natura corrotta e indifferente, percorsa da forze distruttive e spettri vendicativi. Il pessimismo appare come l’unico atteggiamento adatto a cogliere tanto il presente quanto il futuro.

Claudio Kulesko, filosofo e scrittore, attraverso il pensiero filosofico, il racconto, il frammento e la confessione, si immagina il peggiore dei mondi possibili, quello devastato dalla mano dell’uomo. Passando dall’accelerazione tecnologica ai movimenti per l’estinzione umana, dal prepperism all’ontologia del paesaggio, dall’horror silvano al neopaganesimo, l’Antropocene, l’Era dell’Uomo, si rivela come l’era della fine di Homo Sapiens e del suo dominio sulla natura.

Benvenuti nell’alienazione del mondo moderno

Lo scopo di Ecopessimismo. Sentieri nell’Antropocene futuro (Piano B Edizioni) è instillare il dubbio che la natura sia la scena primaria: un fondamento trascendentale in grado di divorare la cultura rendendola un insieme di tic, compulsioni e automatismi. Alcuni titoli dei capitoli per far comprendere meglio di cosa stiamo parlando: L’era della solitudine, 2034 d.C., preparare se stessi, Note dalla dimensione spettrale.

Vi è qualcosa di profondamente perverso in un essere umano che ha paura degli animali selvatici, o che teme di avventurarsi al di fuori dei confini urbani. Tuttavia, è proprio questa alienazione a tramutare la specificità umana in un dispositivo di negazione, esclusione ed emarginazione del selvatico. Solo immergendoci nel mondo non umano, e confrontandoci con l’orrenda alterità del selvatico, diveniamo in grado di cogliere a pieno la nostra umanità. In ciò sta il paradosso filosofico della wilderness. In tal senso, l’ecopessimismo si rivela la forma più produttiva di pensiero speculativo, un modo per anticipare e metabolizzare i pericoli futuri, per prepararsi al peggio e smettere di sperare nell’intervento di un qualche deus ex machina.

L’accelerazione tecno-economica e la singolarità, l’estinzionismo e l’antinatalismo, la spettrologia, il collasso sociale, il primitivismo e la rinuncia alle promesse del progresso. Ciascuna di queste traiettorie affonda le proprie radici nell’animo umano: nel timore di non essere la specie eletta ma solo l’ennesimo errore di percorso“.

Note sull’autore

Claudio Kulesko è filosofo, scrittore e ricercatore indipendente. Si occupa principalmente di filosofia speculativa e pessimismo filosofico. Per NERO Edizioni ha tradotto Eugene Thacker e il Salvage Collective, ed è stato tra i fondatori del collettivo di demonologia rivoluzionaria Gruppo di Nun. Sempre con NERO è autore dell’antologia di narrativa speculativa L’abisso personale di Abn Al-Farabi e altri racconti dell’orrore astratto (2022).

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