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Venezia, nella laguna nasce una foresta che moltiplica i pesci

Venezia, nella laguna nasce una foresta che moltiplica i pesci
Foto Ufficio stampa

Un bosco in grado di “produrre” più di diecimila pesci ogni anno nelle acque sottostanti.

La località è Lio Piccolo, nella laguna veneziana vicina all’aeroporto del capoluogo veneto. Luogo dove sta nascendo un bosco in grado di “produrre” più di diecimila pesci ogni anno nelle acque sottostanti.

Proprio con questo obiettivo sono cominciati i lavori di messa a dimora di 12.000 alberi lungo gli argini di valli da pesca abbandonate, antiche vasche di popolamento e riproduzione di pesce che sfruttano esclusivamente fenomeni naturali, con lo scopo di restituire funzionalità e biodiversità all’area di 15 ettari in disuso da decenni.

A dare il via all’iniziativa è Etifor, spin-off dell’Università di Padova, grazie a una massiccia adozione di oltre 5000 piante da parte di Lagardère Travel Retail Italia e di centinaia di cittadini sull’apposita piattaforma per progetti speciali di riforestazione www.wownature.eu.

“L’iniziativa mira a piantare 50.000 alberi nei prossimi 5 anni – spiega Lucio Brotto di Etifor – e in un decennio stimiamo una produzione aggiuntiva di oltre 100.000 pesci grazie al solo contributo della foresta protettiva disposta a filari lungo gli argini. Costruire da zero un nuovo bosco consente di sceglierne la funzione specifica, in questo caso quella di custodire e soprattutto incentivare la biodiversità, tanto in terra quanto in acqua”.

“Si tratta di un progetto avanguardistico – aggiunge Andrea Arrighi, Vice President Human Resources & Organization di Lagardère Travel Retail Italia – per la sua duplice finalità: da un lato la messa a dimora di migliaia di nuovi alberi lungo gli argini di valli da pesca abbandonate e dall’altro il miglioramento delle funzionalità legate all’allevamento ittico, valorizzando, contestualmente, antiche tradizioni lagunari”.

“Il nostro intervento sul piano della riforestazione del territorio – prosegue Andrea Arrighi – si inserisce in un ventaglio più ampio di azioni ecosostenibili, ad esempio l’impegno a prediligere sacchetti in materiale cartaceo riciclabile e proveniente da foreste gestite responsabilmente per contribuire all’impegno globale nella riduzione dell’utilizzo di materie plastiche”.

Le valli da pesca, la storia

Le valli da pesca rappresentano una preziosa testimonianza di un approccio produttivo nato in epoca romana con l’allevamento di ostriche e sviluppatosi in seguito a partire dal XVII secolo, fino a raggiungere agli inizi del ‘900 la sua massima diffusione. In questi ambienti è stato applicato, ante litteram, il criterio della produzione sostenibile di proteine alimentari ad uso umano.

La particolare conformazione delle valli di Lio Piccolo nello specifico, ha consentito a diverse specie ittiche per secoli di trovare riparo e riprodursi abbondantemente in queste “sacche” lagunari protette da alberi disposti sugli argini che intervallano le zone umide.

Quindi vere e proprie vasche d’allevamento naturali collegate da canali che non necessitavano di impiegare mangimi o di stimolare artificialmente la frequentazione da parte di pesci e avifauna. Semplicemente l’ambiente sfruttava unicamente l’energia dei fenomeni naturali, quali sole, vento e maree, e la catena alimentare da essi sostenuta, per l’allevamento di specie ittiche autoctone di acqua marina o salmastra.

Purtroppo l’abbandono degli ultimi 30 anni ha causato l’interramento e la scomparsa degli alberi chiamati a tutelare le specie presenti, con la conseguente riduzione della loro popolazione.

Con l’intervento coordinato dal team tecnico di Etifor, si prevede di riportare a nuova vita le valli abbandonate e migliorare la funzionalità di quelle ancora utilizzate per l’allevamento ittico estensivo, attraverso l’impianto di alberi in grado di proteggere le acque dal sole nei mesi più caldi e dal gelo invernale o dalla Bora nel resto dell’anno.

Un procedimento che permette di mantenere la temperatura dell’acqua ideale per la creazione di nuove colonie ittiche di orate, branzini, boseghe, caustelli, volpine, verzelate e lotregani.

Ma non solo, le piante oltre a rinforzare gli argini stessi con le loro radici, proteggono dagli attacchi dei numerosi predatori volatili tipici della laguna veneziana. Le specie messe a dimora sono autoctone o naturalizzate, non invasive, tra cui: leccio, marasca, ginepro, tamerice, prugnolo, pioppo e olivello spinoso.

L’area di intervento, composta da due habitat comunicanti, uno di acqua dolce e uno di acqua salata, intende infatti fornire riparo anche per altre specie animali che già frequentano la laguna: anatre, cormorani, aironi, garzette, cicogne, ibis, fenicotteri, falchi pescatori, falchi di palude, chiurli e volpoche.

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