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Marevivo rimuove dal fondale dell’Isola del Giglio una rete di 500 metri

Marevivo rimuove dal fondale dell’Isola del Giglio una rete di 500 metri
Marevivo rimuove dal fondale dell’Isola del Giglio una rete di 500 metri (Foto di Gianluca Cireddu per gentile concessione dell’Ufficio Stampa di Marevivo Onlus c/o extra comunicazione)

Prosegue la fitta attività di Marevivo nella rimozione di reti ed attrezzi da pesca abbandonati in mare, che rappresentano oggi l’89% dei rifiuti marini ed una seria minaccia per la biodiversità. L’importante operazione condotta all’Isola del Giglio è stata portata a termine grazie al supporto di Banor

La Divisione Subacquea di Marevivo si è immersa nelle acque dell’Isola del Giglio liberandole da una rete fantasma di ben 500 metri. Si tratta di una delle diverse attività, all’interno dell’Operazione Reti Fantasma, condotte dall’Associazione a salvaguardia dei fondali e delle acque del mare. Un impegno necessario di fronte ad un pericolo reale, i cui numeri devono far riflettere e preoccupare.  

Foto di Gianluca Cireddu per gentile concessione dell’Ufficio Stampa di Marevivo Onlus c/o extra comunicazione

Attrezzi da pesca in mare: numeri allarmanti

Se a terra le nostre spiagge soffrono a causa della presenza di rifiuti, la situazione è ancora peggiore nelle profondità marine: secondo un rapporto realizzato da FAO e Unep (2009), ogni anno in tutto il mondo vengono abbandonate o perse dalle 640.000 alle 800.000 tonnellate di attrezzi da pesca (reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura). Il Great Pacific Garbage Patch, più comunemente noto come “isola di plastica”, è costituito per il 46% da attrezzature e reti da pesca. Nel nostro Mediterraneo recenti ricerche condotte in diverse località indicano che gli attrezzi da pesca possono rappresentare la maggior parte dei rifiuti marini registrati, con cifre che raggiungono anche l’89%.

L’operazione all’Isola del Giglio: sinergia tra Istituzioni, Associazioni e aziende

Dal 2003 la Divisione Subacquea di Marevivo conduce ogni anno operazioni di recupero di reti abbandonate e di bonifica dei fondali in numerose località italiane, prelevando dal mare in questi anni oltre 9.000 metri di reti abbandonate.

L’operazione all’Isola del Giglio ha goduto del supporto di Banor, società che opera in ambito finanziario e che da anni collabora con Marevivo sponsorizzando alcuni dei progetti a tutela dell’ambiente marino.

Ha inoltre avuto il patrocinio del Comune dell’Isola del Giglio e la partecipazione del Sindaco Sergio Ortelli e dell’Assessore Walter Rossi, dell’associazione Underwater Pro Tour isola del Giglio, dell’International Diving Giglio, del Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera di Porto Santo Stefano e Isola del Giglio. Fattiva anche la preziosa collaborazione della società di navigazione Maregiglio.

Foto per gentile concessione dell’Ufficio Stampa di Marevivo Onlus c/o extra comunicazione

“Questo recupero – ha detto Rosalba GiugniPresidente di Marevivo – rappresenta il grande lavoro di stretta collaborazione che Marevivo porta avanti da anni con le Amministrazioni e le realtà delle isole minori. Grazie alle indicazioni di un centro immersioni è stata segnalata la rete di 500 mt in una zona limitrofa a una già tristemente coinvolta dal naufragio della nave Costa Concordia e abbiamo deciso di intervenire grazie al supporto di Banor”.

L’intervento della squadra operativa di Marevivo – ha spiegato Massimiliano Falleri, responsabile della divisione Subacquea di Marevivo – si è reso necessario per la caratteristica della secca, ad iniziare dalla sua profondità piuttosto impegnativa, dai 35 agli 80 metri, e dalla lunghezza della rete stessa. I biologi hanno eseguito un’accurata analisi preliminare di alcuni video per valutare gli organismi concrezionati presenti sulla rete. Nelle immediate vicinanze della rete sono state trovate diverse gorgonie che avrebbero potuto essere danneggiate dalla rete stessa: gorgonie gialle, (Eunicella cavolinii), gorgonie bianche (E.singularis), gorgonie rosse (Paramuricea clavata) e il corallo d’oro o falso corallo nero (Savalia savaglia). In particolare, le gorgonie bianche (Eunicella singularis) che avevano iniziato a colonizzare la rete sono state liberate. In prossimità della rete abbiamo riscontrato la presenza di specie protette come il riccio diadema (Centrostephanus longispinus). Nella fase successiva ci siamo occupati soprattutto delle specie rimaste intrappolate nella rete come echinodermi, crostacei, molluschi, platelminti che sono stati prontamente liberati e riportati in acqua”.

“La tutela dell’ambiente e l’attenzione verso i temi della sostenibilità – ha dichiarato Giacomo MergoniCEO di Banor Capital – sono una priorità per noi di Banor. La nostra offerta si compone infatti di investimenti responsabili con un alto profilo ESG. Da diverso tempo sosteniamo l’Associazione Marevivo nel suo lavoro di tutela e salvaguardia del mare e dell’ambiente, contro l’inquinamento e la pesca illegale. La nostra sensibilità nei confronti di queste tematiche ci ha portati a voler nuovamente presenziare accanto alla Onlus Italiana in questa importante operazione di recupero e di bonifica dei fondali. Banor è lieta di poter dare un supporto diretto ad una giusta causa e di giocare il suo ruolo in questo progetto di recupero di reti fantasma, un problema ancora sconosciuto a molti, che ogni anno causa non solo inquinamento, ma anche la distruzione della biodiversità marina e la morte di molte specie animali”.

“Ringrazio Marevivo per questa preziosa operazione a salvaguardia del mare del Giglio, ma in generale del Mediterraneo – ha affermato il Sindaco di Isola del GiglioSergio Ortelli –. Il mare è per noi una risorsa fondamentale che va preservata e tutelata. Tante volte, però, questo nostro bene così prezioso viene messo a serio rischio dall’azione dell’uomo. L’associazione Marevivo svolge un’attività di grande importanza e rilievo, specie per le isole minori, perché garantisce la salute del nostro mare e compie un’azione di salvaguardia assicurando fondali puliti e prevenendo danni che potrebbero rivelarsi irreversibili. Noi abbiamo visto in più occasioni quanto l’equilibrio dell’ecosistema marino possa essere interrotto a causa di fattori esterni e sappiamo ancora di più quanto sia delicato. Non ci possiamo permettere di alterarlo. Dunque grazie ancora a Marevivo e grazie a tutti coloro che hanno collaborato a questa operazione”.

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