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L’Avvocato degli animali: il libro di Giada Bernardi per dare voce a chi non ce l’ha

L'Avvocato degli animali: il libro di Giada Bernardi per dare voce a chi non ce l'ha
Photo Credit: DepositPhotos.com

Il libro dell’avvocato Giada Bernardi, L’Avvocato degli animali (Edizioni Le Lucerne, pp. 205. €17) nasce perchè gli animali non parlano. Se la giustizia vuole essere tale, deve poterli ascoltare e tutelare i loro diritti.

L’Avvocato degli animali è il libro che racconta il percorso tra aule di tribunale, allevamenti e rifugi di chi ogni giorno lotta per dar loro voce. L’autrice, Giada Bernardi, che abbiamo già incontrato su Green Planet News, è avvocato del Foro di Roma e fondatrice di GiustiziAnimale, uno studio legale unico nel suo genere che nasce per proteggere i nostri migliori amici e presidente di Zampe che danno una mano, associazione di volontariato che dal 2014 si prodiga per il benessere e la protezione animale. In questa intervista ci racconta la nascita di questo libro e come procede la sua lotta.

Essere Avvocato degli animali vuol dire scontrarsi ogni giorno con una realtà cruda, crudele, fatta di maltrattamenti, abusi, illeciti perpetrati scientemente in danno degli Animali. Vuol dire guardare quello che io chiamo “orrore”: perchè se vuoi combatterlo devi conoscerlo e per conoscerlo lo devi guardare, per quanto possa fare male. Vuol dire spiegare nelle aule di tribunale che i contenziosi ed i processi aventi ad oggetto la tutela animale devono essere trattati con attenzione al pari degli altri procedimenti. 

Ed il mio libro nasce proprio per raccontare tutto questo e quella parte della mia vita fatta delle vite di tantissimi animali. Per dare voce, attraverso la mia esperienza personale, agli Animali. Un percorso di amore, dolore, speranza, determinazione che ho cercato di fotografare in maniera semplice e diretta, senza toni altisonanti o termini roboanti, e che auspico possa spingere e persone ad avvicinarsi al mondo animale. Per conoscerlo, amarlo e difenderlo.

Giada Bernardi è un avvocato che ha scelto di dedicare la sua professione alla tutela e difesa degli animali e dei loro diritti, creando un connubio tra una grande passione ed un grande amore. Dal 1997, anno della prima denuncia per maltrattamento, tanta strada è stata fatta e tanta ce n’è da fare, ma quando si mette il cuore nella mano nulla è impossibile nè faticoso.

La storia di Giada Bernardi è raccontata nel libro… pagina dopo pagina. Con semplicità, cuore e tanto, tanto amore per queste meravigliose creature che da sempre fanno parte della mia vita, del mio nucleo familiare e della mia quotidianità. Dalle quali ho tanto imparato e che sono la parte migliore di me.

Premesso che non ho la pretesa di insegnare nulla a nessuno, credo che esperienze di vita quali quelle narrate, toccate con mano –  e quindi reali e concrete –  possano fornire tantissimi suggerimenti per la cura, gestione e protezione degli Animali ed aprire finestre su quel mondo sconfinato – reale e virtuale –  che gravita intorno a loro e che è a tanti sconosciuto in tutto o in parte.

Denunciando ogni abuso, ogni illecito, ogni vessazione. Sempre. Con coraggio, senza nascondersi dietro a luoghi comuni quali ” tanto non serve”, ” tanto non gli fanno niente”. Nulla cambia se mai si parla.

Aiutando quando è necessario, non voltandosi dall’altra parte perchè ” tanto c’è chi ci penserà”. E nell’attesa, spesso infinita, che quel qualcuno che dovrebbe agire giunga tante creature muoiono.

Il silenzio e l’indifferenza rendono complici ed mietono vittime.

Iniziando ad insegnare ai bambini, sin da piccoli, l’amore ed il rispetto per gli animali. Che equivale ad insegnare il rispetto per la vita ed eviterà che ragazzini ed adolescenti annoiati cerchino approvazione e notorietà sui Social Network pubblicando video di orrori di ogni tipo cui sottopongono gli Animali.

La sensibilizzazione deve avere radici salde nelle famiglie e nelle scuole: i bambini prima ed i ragazzi dopo vanno seguiti, instradati, accompagnati e non lasciati soli a loro stessi con il cellulare perennemente tra le mani, che ormai ha rubato a tutti la vita.

Un bambino che cresce con gli animali, che non ne ha paura, che li ama sarà un adulto sensibile, attento agli altri, specie se deboli e bisognosi,  in grado di dare vita ad una società migliore di quella in cui viviamo oggi.

A mio avviso non siamo messi benissimo e rispetto ad altri Paesi molto, ma molto arretrati.

Gli inasprimenti delle pene apportati dalla Legge n 82/25 sono sicuramente un passo avanti, ma restano pur sempre inadeguati rispetto ad orrori degni del più buio Medio Evo di cui giorno Media e Social Network danno notizia.

La Legge da poco entrata in vigore ha, tra gli altri, il gran merito di aver spostato la diretta tutela della norma penale direttamente sull’animale riconoscendolo quale essere vivente e senziente quale è, ma non costituisce certo un punto d’arrivo bensì un punto di partenza verso una tutela animale sempre più concreta e completa.

Troppe sono ancora le lacune che l’impianto delle norme a tutela degli animali presenta, soprattutto in ambito civilistico, e colmarle richiederà tempo, impegno e pazienza. Contenziosi aventi ad oggetto il collocamento e l’affido degli animali delle coppie che si separano, vizi redibitori – ovvero patologie genetiche ereditarie –  presentati da animali acquistati da allevatori poco ( o nulla) attenti, cause contro pensioni o stallanti non sono ancora normati e soggetti alla vigente disciplina codicistica, pur necessitando – sempre a mio avviso – una disciplina ad hoc.

Animale considerato finalmente come essere senziente e vivente per il diritto penale, ma ancora come res nel diritto civile. Chiaro è che siamo ancora ben lontani da quella vera, piena e completa tutela degli animali.

I cambiamenti non avvengo in un giorno, ma sono frutto di un processo evolutivo culturale che in Italia, in materia di tutela e difesa animale, è appena cominciato. Le teste ed i cuori devono cambiare prima che le leggi.

La malasanità veterinaria è molto più diffusa di quanto si possa pensare e presenta una casistica tanto ampia quanto variegata, come testimoniato dai numerosissimi procedimenti in materia che tratto e che ho trattato e rispetto ai quali ho notato, con molto piacere, una sempre più crescente attenzione da parte dei Tribunali, da Nord a Sud.

Dal cane che entra in clinica per essere operato alla zampa destra ed esce con la chirurgia effettuata alla sinistra, alla cagnolina sottoposta ad intervento di sterilizzazione e che dopo un mese ha un ciclo regolare poichè la sterilizzazione – pagata e fatturata – non è stata fatta. Passando per animali sottoposti a cure chemioterapiche per tumori diagnosticati ad occhio e senza esami e poi rivelatisi non sussistenti. Ed ancora animali morti per gli effetti collaterali di un’anestesia praticata per chirurgie effettuate senza esami di pre ospedalizzazione, animali deceduti per torsioni dello stomaco trattate come gastriti e senza esecuzione di un’ecografia.

Il coniglietto affetto da importante patologia “curato” con superficialità e poi deceduto, il micio a cui è stato impiantato un fissatore inadeguato per dimensioni e causa di una zoppia permanente, la cagnolina operata ad una zampa e lasciata fasciata con bendaggio occlusivo per un lungo periodo, con conseguente necrosi dell’arto e setticemia che ne cagionavano il decesso.

E potremmo continuare all’infinito. 

Per fortuna accanto a chi vede gli animali come bancomat rovinando, come spesso accade, il buon nome della buona sanità veterinaria tantissimi sono i veterinari che fanno la loro professione con coscienza, amore, professionalità e serietà. E che ringrazio.

Avere zampe, piume, squame e peli non vuol dire non aver diritto ad una buona, anzi ottima, sanità. 

Adottare con il cuore e con la testa è, a mio avviso, il modo migliore per accogliere una creatura nella nostra vita. L’ unico.

Un animale è per sempre e prima di assumersi la responsabilità di una vita che dipenderà da noi in tutto e per tutto è necessario essere assolutamente certi di esserne in grado, di poter sostenere gli oneri e gli impegni che comporta avere un animale.

Non stiamo parlando di un oggetto che passato il primo entusiasmo si mette in un angolo o, peggio, si butta via. Adottare è un atto di amore immenso, che deve, però, essere fatto con consapevolezza e non con leggerezza. 

La questione dei diritti degli animali, specialmente negli allevamenti intensivi, è un tema di enorme rilevanza etica, sociale ed economica. Proteggere questi animali – che hanno diritti tanto quanto gli altri –  richiede un approccio multifattoriale che coinvolge legislazione, consapevolezza dei consumatori, innovazione tecnologica e cambiamento culturale.

Molti paesi hanno già normative sul benessere animale, che spesso sono, però, vaghe o difficilmente applicabili agli allevamenti intensivi. A mio avviso è necessario innalzare gli standard minimi per lo spazio disponibile, l’arricchimento ambientale, la prevenzione delle mutilazioni (come il taglio delle code nei maiali o il debeccaggio nelle galline), l’accesso all’esterno e la gestione della luce. Più ispezioni (anche a sorpresa), personale qualificato per i controlli sul benessere animale e sanzioni più severe per chi viola le norme. Che servono a poco se non vengono fatte rispettare.

Utilissime le campagne informative mirate che mostrino la realtà degli allevamenti intensivi (senza sensazionalismi, ma con dati e fatti) e che possono spingere i consumatori a fare scelte più etiche. Guardare gli orrori cui sono sottoposti gli animali  sono sicuramente un mezzo potentissimo per scuotere le coscienze e far comprendere realmente quanta sofferenza c’è dietro a quello che è esposto in bella mostra nei supermercati e nei negozi di alimentari.

Promuovere una maggiore consapevolezza che gli animali sono esseri senzienti, capaci di provare dolore, paura e piacere: questo fondamentale riconoscimento etico è alla base di ogni richiesta di miglioramento delle loro condizioni.

La riduzione della domanda complessiva di carne e derivati animali può certamente contribuire in maniera importante a ridurre l’impatto degli allevamenti intensivi. Così come sostenere la ricerca e lo sviluppo di alternative alla carne a base vegetale (plant-based) e di carne coltivata (cell-based) apre le porte la possibilità di soddisfare la domanda di proteine senza l’impiego di animali negli allevamenti.

E per riallacciarci a quella cultura del rispetto che deve essere insegnata sin da piccoli, integrare nei programmi scolastici insieme all’educazione al rispetto degli animali anche l’etica ambientale e le conseguenze delle nostre scelte alimentari

Sono tantissime le cose da fare, ma anche in questo caso è evidente come, per mille ragioni – prime tra le quali quelle di natura economica e culturale – non sia un cambiamento che possa attuarsi in breve tempo.

Qui apriamo un capitolo a parte. La fauna selvatica, che ricordiamo essere patrimonio dello Stato e non proprietà della PAT, deve essere tutelata e protetta e non utilizzata quale capro espiatorio per le conseguenze che hanno l’inerzia e l’incapacità dell’uomo.

Orsi e lupi sono da tempo nel mirino. Esseri demonizzati e da debellare perchè chi dovrebbe gestirli non è, con ogni evidenza, in grado di farlo. Creature che ogni giorno sono protagonisti di fatti di cronaca nerissima, che danno continua riprova di quanto cattiva, arida, gretta ed ignorante sia una buona fetta della Società in cui viviamo.

Oggi più di ieri sono i lupi i soggetti più platealmente bersagliati e demonizzati, svantaggiati anche dall’aver l’ Unione Europea recentemente abbassato il livello di protezione della specie, declassandola da ” specie rigorosamente protetta” a “specie protetta”. Che è stato inteso quasi come un via libera all’abbattimento indiscriminato degli esemplari.

Se il lupo trova una pecora o una capra la mangia. La natura è questa. Dalla notte dei tempi è così e così sarà sempre.Se il lupo attacca, per nutrirsi, una pecora o una capra che trova libera perchè il pastore non ha attuato le misure previste dal piano di prevenzione –  ovvero reti elettrificate, maremmani che sono il miglior deterrente naturale, presenza di guardiania – la colpa è dell’animale che altro non fa che seguire il suo istinto o del pastore inadempiente?

Sarebbe il caso di riflettere e che chi sbaglia, o omette, si assuma le sue responsabilità invece di attribuirle sempre gli animali, che non possono difendersi e che sono quindi soggetti facilmente imputabili. 

E sarebbe anche il caso di ammettere che anche un’edilizia spesso scriteriata ha contribuito a ridurre e comprimere l’habitat degli animali. L’orso o il lupo non sono venuti a bussare alla porta delle case, sono state le case a sorgere dove fino a ieri c’erano le loro tane.

Photo Credit: DepositPhotos.com.

Daniele Del Moro

Giornalista professionista, antropologo, motociclista e camminatore, laureato in Lettere, gruppo demo-etnoantropologico, con tesi in Storia delle religioni, presso l’Università di Roma La Sapienza, è il Direttore responsabile e fondatore di Green Planet News. Ha lavorato presso il quotidiano Il Tempo e in una casa editrice simbolo degli anni Ottanta, la Tattilo Editrice, dove ha progettato e redatto giornali di arredamento, casa, agricoltura e trattori. Sul sito Due Ruote In Viaggio (www.dueruoteinviaggio.it), a cui ha dato vita recentemente, racconta delle sue passioni: viaggi in moto, recensioni di libri e audiolibri, fotografia, figure della storia e viaggiatori “metafisici”. Tra le sue passioni, oltre alle moto e alle lunghe camminate in solitaria, gli animali, il nuoto, la teologia e la filosofia. d.delmoro@greenplanetnews.it.
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