Il nuovo studio del Centro Studi Up2You rivela che non è il canale a determinare l’impatto ambientale, ma le scelte operative lungo l’intera filiera. La questione è più complessa di quanto possa immaginarsi, strettamente legata alle scelte di gestione operativa.
Mentre si chiude la settimana del Black Friday, si apre la corsa allo shopping natalizio, momenti che riaccendono un interrogativo per il settore retail: è più sostenibile acquistare online o in negozio? Quale dei due canali è meno impattante?
Ad una prima valutazione la risposta sembrerebbe semplice, ma non è così. A mostrarlo è il nuovo studio “La sostenibilità nel settore retail & e-commerce” del Centro Studi Up2You. La risposta è complessa ed arriva ad una conclusione secondo la quale nessuno dei due modelli è intrinsecamente più sostenibile, ma in entrambi i casi sono le scelte di gestione operativa a determinare l’impatto e pertanto, potenzialmente, a ridurlo.
L’e-commerce, ad esempio, contrariamente a quanto spesso si pensa, può presentare un’impronta ambientale più contenuta rispetto alle forme di vendita tradizionali, grazie ad esempio a una distribuzione più efficiente e alla riduzione degli spostamenti individuali.
Ma le scelte di gestione degli ordini (es. ritiro in punto convenzionato) possono ampliare il vantaggio del canale digitale o, al contrario, ridurlo se mal gestite; tuttavia, l’uso intensivo di materiali per il confezionamento resta uno dei punti più problematici dell’intera filiera. Si vede quindi come la questione sia più complessa e strettamente legata, appunto, alle scelte di gestione operativa.
La soluzione più efficiente per uno shopping sostenibile: la scelta ibrida
Ecco che nasce la scelta ibrida, la più promettente secondo Up2You: acquistare online e da negozi locali, ritirare in un punto convenzionato, come locker, negozi o edicole, consente di ridurre la carbon footprint fino a 10 volte rispetto al canale fisico e fino a 3 volte rispetto alla consegna degli acquisti in casa. Una strategia capace di unire efficienza logistica, minore impatto e maggiore fiducia dei clienti.
Se guardiamo alla settimana del Balck Friday, questa rappresenta uno dei momenti di massima intensità per retail ed e-commerce, con un picco improvviso nella produzione, nella logistica e nel packaging.
A livello europeo, la settimana del Black Friday genera oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO₂ in più rispetto a una settimana standard, complice l’aumento degli ordini, il maggior traffico di consegne urbane (+30%) e l’elevato volume di resi, particolarmente rilevante nei settori moda e tecnologia.
Oltre all’impatto ambientale, l’evento pone pressioni operative e sociali lungo tutta la supply chain: turni più intensi per magazzini e corrieri, sovrapproduzione e rischio di sprechi di prodotto.
Vendita al dettaglio ed e-commerce, l’evoluzione dell’intero settore verso strategie più sostenibili
Negli ultimi anni, tuttavia, il settore sta iniziando a rispondere con modelli alternativi: promozioni distribuite su più giorni per ridurre la congestione logistica, valorizzazione del riuso da parte di marketplace come Etsy e Vinted, comunicazioni orientate alla convenienza responsabile anche nella GDO. Cresce inoltre il numero di consumatori che sceglie acquisti più selettivi o aderisce a iniziative come il Buy Nothing Day, spingendo i brand verso strategie più trasparenti e sostenibili.
Il Black Friday diventa così un banco di prova per misurare l’evoluzione del settore: da simbolo del consumo eccessivo a cartina di tornasole della maturità ESG delle imprese.
Come sottolineato da Alessandro Broglia, Chief Sustainability Officer di Up2You: “Nella customer experience la sostenibilità non è più un messaggio accessorio ma un criterio di scelta influente.
Secondo un report di Eurostat, infatti, oltre due terzi dei clienti dichiara di preferire marchi che dimostrano impegni concreti in materia di sostenibilità ambientale e sociale. Questo è dimostrato dal fatto che il 67% dei consumatori europei è disposto a pagare di più per prodotti sostenibili.”
La sostenibilità quale chiave di crescita delle aziende
Questo orientamento sta modificando anche le strategie di comunicazione e branding. Il Centro Studi Up2You ha infatti cercato di rispondere alla domanda “La sostenibilità è un driver di vendita nell’e-commerce?”, a pagina 17 dello studio.
L’analisi svolta su 7 grandi marchi internazionali (selezionati per la loro rilevanza in termini di volume di vendite online, posizionamento di mercato e diversificazione settoriale) dimostra come spesso, seppur le aziende dispongano di materiali solidi e strutturati sulla sostenibilità, questo impegno purtroppo è ancora poco visibile e poco valorizzato nelle pagine di prodotto e-ecommerce. Un vuoto comunicativo a svantaggio dei consumatori e delle aziende stesse.
Non è il canale di vendita a determinare la sostenibilità, ma la capacità delle aziende di misurare, migliorare e comunicare con trasparenza, evidenzia Alessandro Broglia. Vendita al dettaglio ed e-commerce devono evolvere insieme: il primo investendo in efficienza energetica e filiere locali, il secondo in logistica a basse emissioni e gestione della domanda e dei resi.
Chi saprà misurare e comunicare in modo trasparente i propri risultati non solo risponderà a una domanda etica, ma potrà rafforzare la reputazione e il valore competitivo del marchio.
In vista delle festività, Up2You invita le aziende del settore a trasformare la sostenibilità in un percorso misurabile e concreto, capace di generare valore economico, reputazionale e sociale. Solo così le scelte d’acquisto dei consumatori potranno diventare una vera leva di cambiamento.