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Abiti usati, per l’ambiente meglio il riutilizzo che il riciclo

Abiti usati, per l’ambiente meglio il riutilizzo che il riciclo
Abiti usati, per l’ambiente meglio il riutilizzo che il riciclo, foto di Karolina Grabowska da Pexels

In Europa dal 2025 è prevista la raccolta differenziata obbligatoria del tessile, obbligo già in vigore in Italia a partire da gennaio dello scorso anno

EuRIC, la Federazione Europea delle Industrie di Riciclo, ha recentemente pubblicato un interessante report che fa chiarezza su quella che deve essere la gestione dei capi di abbigliamento. Titolo del lavoro è “LCA-based assessment of the management of European used textiles”, cioè l’analisi dell’impatto nella gestione del ciclo di vita del tessile post-consumo in Europa.

Ciò che emerge è che il riutilizzo di un capo ha un impatto ambientale 70 volte inferiore rispetto a quello generato dalla produzione di nuovi capi. Per ogni abito di alta /media qualità che si sceglie di riutilizzare, si avranno circa 3 chili di CO2 risparmiati. Ma non è tutto, il riutilizzo, anche se lo si confronta con il riciclo, rappresenta la scelta più sostenibile a livello ambientale, pur tenendo in considerazione l’incidenza dei trasporti nel mercato globale del post-consumo.

Il report confronta l’impatto del riutilizzo con quello della produzione di nuovi abiti in tre categorie (100% cotone, polycotton – una fibra che mischia cotone e polistere – e 100% poliestere), tutti prodotti in Asia e venduti rispettivamente in Europa, Africa sub-sahariana e Pakistan. L’analisi conferma che l’impatto ambientale del riutilizzo è significativamente più basso della produzione di nuovi capi in tutti e tre i casi.

Foto di Julia M. Cameron da Pexels

La conclusione è simile anche confrontando il riutilizzo con la produzione di nuovi abiti utilizzando fibre riciclate. Inoltre, lo studio sottolinea come sia importante considerare anche il tasso di sostituzione, nella misura in cui l’acquisto di un capo usato effettivamente sostituisca l’acquisto di un capo nuovo da parte del consumatore.

Viene dunque confermato come i benefici di un mercato globale per il riutilizzo e le potenzialità del riciclo del tessile, rispettando la gerarchia dei rifiuti e quindi laddove non sia possibile riutilizzare il capo, siano in grado di contrastare la quantità crescente di abiti di bassa qualità e non riutilizzabili.

Infine, il report formula alcune linee guida legate all’implementazione di sistemi di selezione maggiormente incentrati sull’individuazione della qualità, a un aumento degli investimenti nelle tecnologie dedicate al riciclo e all’innovazione per il riciclo fibre-to-fibre, e all’attuazione di criteri di eco-design per aumentare la durata di vita dei capi.

Come membri di EuRIC tramite Assorecuperi, riteniamo importante la realizzazione di questo studio, che evidenzia in maniera puntuale le esternalità positive del riutilizzo nel settore tessile. Humana People to People da oltre 40 anni è impegnata nella raccolta e avvio a recupero in questo settore per tutelare l’ambiente e finanziare i nostri progetti sociali nel mondo: non possiamo quindi che accogliere con entusiasmo le linee guida delineate dallo studio affinché la pratica del riutilizzo entri nel piano d’azione e nell’agenda dei policymaker” dichiara Karina Bolin, Presidente di Humana People to People Italia.

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