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Benigni da Vespa: “L’Europa è l’unico sogno che ci resta, togliamo il veto!”

(Adnkronos) – Roberto Benigni si definisce "europeista estremista", ospite di Bruno Vespa, nella prima intervista che il premio Oscar concede al giornalista e conduttore di 'Cinque Minuti' nella puntata in onda questa sera su Rai1, in occasione dell'uscita, il 17 giugno, del suo libro "Il sogno" edito da Einaudi. Ed il sogno è appunto l'Europa ma un'Europa senza veti. "L'Europa veramente la più grande costruzione democratica degli ultimi 2000 anni che è stata fatta sulla terra veramente. Io sono un europeista estremista, ho un grande amore per l'Europa. È l'unico sogno che abbiamo per noi per me, per Vespa, per i suoi figli, per i suoi nipoti, per le nostre generazioni", dice Benigni dopo avere iniziato l'intervista strofinando il suo naso contro quello di Vespa, in una sorta di bacio all'eschimese per mostrare a tutti che questa 'prima volta' non è generata "dall'intelligenza artificiale".  Per Benigni, però, "ci sono due Europe, una buona e una cattiva, diciamo, dottor Jeckill e mr Hyde, una sana e una meno sana. C'è l'Europa del Parlamento, quella della Commissione, che lavora per tutti gli europei, per tutti noi, per i nostri interessi, dove si vota. E poi c'è l'altra Europa, quella che gli esperti chiamano l'Europa intergovernativa, quella diciamo dove il Consiglio europeo, il Consiglio dei Ministri, dove siedono i capi dei governi europei. E lì, ossignore, prima di prendere una decisione, c'è l'unanimità, c'è il veto". "Basta Cipro", interviene Vespa. "Eh – prosegue Benigni – ma quanti abitanti ha Cipro? Un milione e tre, un milione e quattro, rispetto quasi a 500 milioni. Eppure blocca tutto. Ma leviamo il veto, leviamo l'unanimità. Ma quante cose potrebbe fare l'Europa! Sarebbe il sogno. Abbiamo la responsabilità anche della pace, perché l'Europa è nata sulla pace. E infatti ha fatto 80 anni di pace. Noi abbiamo vissuto il periodo di pace in Europa più lungo dai tempi della guerra di Troia. Lo sa? Non è mai esistito in Europa". "Ma lei perché si è innamorato dell'Europa?", chiede Vespa. "Ma non c'è nessun altro sogno, nient'altro. Lo dico nel libro, questo libro che è una cosa straordinaria. Mi dispiace averlo scritto, perché lo vorrei leggere. È talmente bello da leggersi, ma proprio bellissimo. Perché l'Europa è davvero l'unico sogno per la pace, per il benessere, per la prosperità, per la felicità. Ci invidiano tutti. Ci invidiano perché ci sono dei principi. Dovunque c'è un difetto di diritti, una mancanza di qualcosa, cominciano a sventolare le bandiere europee, perché c'ha dei principi straordinari l'Europa. Per questo diciamo è inimitabile, è irresistibile, bellissima".  Vespa evoca Spinelli, Rossi, Colorni, "i sognatori di Ventotene esportarono l'idea d'Europa dentro un pollo arrosto". E Benigni afferma: "Sono tre figure che hanno scritto uno dei documenti più straordinari dell'ultimo secolo. Il manifesto di Ventotene è incredibile. E siccome c'era la polizia fascista, per far uscire il manifesto di Ventotene" dall'isola di Santo Stefano, "scritto con calligrafia piccolissima su delle cartine di sigarette da Rossi, lo misero dentro un pollo arrosto e loro passavano i controlli. E lo portarono in continente, alla faccia dei social di Musk", è la chiosa di Benigni.  Benigni parla anche di nazionalismo. "E' la guerra. Il nazionalismo è la fine e purtroppo sta risorgendo. Bisogna stare attenti, bisogna veramente starci attenti, perché il nazionalismo è quando uno pone la nazione al di sopra di tutto. 'È il mio paese, noi siamo i più grandi'. Bisogna sempre guardarsi da coloro che dicono che vogliono fare il loro paese più grande: alla larga! Non si sbaglia mai. Sono pericolosissimi. Io sono un patriota ma nello stesso tempo proprio non sono nazionalista, l'opposto", sottolinea. Si parla anche dei dazi di Donald Trump. "La storia ci insegna che i dazi sono portatori di guerre, i dazi mettono a repentaglio la pace sempre. Ma basterebbe leggere mezzo libro di storia, è l'ultima cosa da fare. La guerra commerciale dei dazi, che è stata ormai definita la guerra più stupida della storia. Fanno male all'Occidente, all'America ma sono una cosa tremenda i dazi. E lui li ha rimessi come nel 1492", dice Benigni. Vespa fa notare che nel libro Benigni "fa cenno a Massimo Troisi con il quale debuttò nel 1984 con 'Non ci resta che piangere'. Lei lo cita perché si pagava la dogana, i dazi", dice Vespa ricordando la celebre scena di "quanti siete? Dove andate? Un fiorino". "Se Trump vedesse quel film…", dice il giornalista. E Benigni: "Ma si possono mettere i dazi? Veramente ma come uno che non ha letto neanche due pagine di storia". Apertasi con un 'bacio all'eschimese' tra il premio Oscar e il giornalista, l'intervista si conclude con un altro siparietto ironico. Al saluto di Vespa, Benigni non ci sta ad essere congedato prima di realizzare un desiderio: "Io voglio fare un'ultima cosa con lei, voglio firmare sul tavolo di ciliegio, io voglio il suo tavolo di ciliegio, quello di Berlusconi. Voglio firmare insieme a lei con la biro un accordo con gli italiani". "Se me lo diceva glielo facevo trovare qui", conclude sorridendo Vespa. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

AdnKronos

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