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Contro la pesca elettrica in Europa ancora nessun accordo

Nessun accordo europeo contro la pesca elettrica

Nessun accordo per mettere ko la pesca elettrica nei mari europei: fumata bianca l’8 gennaio nel corso della riunione della Commissione della pesca del Parlamento europeo. Uno degli argomenti in ballo era definire i parametri circa l’effettiva applicazione del divieto contro tale pratica crudele (di cui abbiamo già parlato lo scorso 7 novembre)

Una riunione tesa, con lunga discussione: ma i deputati sono probabilmente troppo impegnati a organizzare le imminenti elezioni per cercare di dare uno stop definitivo alla pesca elettrica che continua ad essere praticata nonostante appunto l‘interdizione totale in Europa sia già stata stabilita da tempo. Il rischio è di arrivare a compromessi che potrebbero aggirare il divieto.

Se manca l’accordo, la pesca elettrica non si ferma

Abbiamo chiesto a Claire Nouvian, fondatrice e presidente della Ong francese Bloom, che si è spesa e si spende per dire basta a tale tipo di pesca, di spiegare qualche dettaglio, a cominciare dal fatto che la Commissione europea sta “prendendo tempo” sull’argomento. Infatti, sottolinea Nouvian, “a novembre 2018 abbiamo presentato una denuncia al mediatore europeo contro la Commissione per la cattiva gestione del dossier “pesca elettrica”, denuncia che non ha ancora preso in esame, forse perché è direttamente co-responsabile per queste licenze illegali…” La pesca elettrica è un problema nato nei Paesi Bassi e nel Mare del Nord?  “Sì. La pesca elettrica è stata vietata in Europa dal 1998 allo stesso modo di altri metodi di pesca distruttivi comprendenti ‘l’uso di esplosivi, veleni, sostanze soporifere’. La Cina, che l’aveva testata negli anni ’90, l’ha bandita dal 2002 a causa dei gravi impatti negativi sulla biodiversità. Lo stesso ha fatto Hong Kong nel 1999. Nonostante il provato carattere devastatore della pesca elettrica e contro il parere scientifico del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP), la Commissione europea e il Consiglio hanno autorizzato la concessione di deroghe per l’uso dell’elettricità nel sud del Mare del Nord a partire dalla fine del 2006. La Commissione ha ceduto alle pressioni industriali olandesi la cui flotta era sull’orlo del fallimento dopo l’aumento del petrolio nel 2007. Da allora, i Paesi Bassi hanno concesso 84 licenze per l’uso di reti da traino elettriche, ben oltre la soglia regolamentare del 5% della flotta di pescherecci (equivalente a 14 pescherecci da traino)”. È una pratica che non esiste nel Mar Mediterraneo? “Esatto. Tuttavia, la proposta della Commissione nel Regolamento Misure Tecniche (che comprende la questione della pesca elettrica ed è ancora dibattuto oggi nel quadro del dialogo a tre tra Parlamento, Consiglio e Commissione) è di estendere la pratica della pesca elettrica in tutte le acque europee. Questa proposta è stata respinta dal Parlamento che nel gennaio 2018 ha votato il divieto della pesca elettrica, e dal Consiglio che si era in precedenza orientato per il mantenimento dello status quo (consentendo la pesca elettrica unicamente nel mare del Nord). Non vi è quindi alcun rischio immediato di introduzione della pesca elettrica nel Mar Mediterraneo, ma la proposta della Commissione evidenzia il rischio che la pratica si allarghi a tutte le acque europee in futuro, se non agiamo oggi per vietare questa tecnica distruttiva”.

 Senza accordo, la pesca elettrica potrebbe arrivare nel Mar Mediterraneo…

Cosa possono fare i consumatori per evitare di comprare pesce “fulminato”?  “Quando si compra una sogliola non si ha modo di sapere se è stata catturata da pescherecci elettrici. Questa mancanza di informazioni chiare dettagliate è particolarmente preoccupante in Italia, principale destinazione delle esportazioni di sogliole olandesi catturate con la pesca elettrica. In effetti, l’Italia rappresenta circa un terzo di tutte le esportazioni di sogliole olandesi, e quasi tutte vengono pescate con la pesca elettrica. Pertanto, se i consumatori italiani non vogliono mangiare pesce “fulminato”, è più prudente non acquistare quello piatto (sogliola, platessa) catturato dai Paesi Bassi nel Mare del Nord. Come? Chiedendo al pescivendolo da dove provengono le sogliole e evitare di acquistarle se di origine olandese”. Se si continua a non trovare un accordo, quali pesci sono a maggior rischio nelle acque europee?  “I pescatori artigianali del sud del Mare del Nord sono in agonia, a loro sembra di pescare in un cimitero da quando sono arrivati i pescherecci elettrici. I pesci non dovrebbero sparire completamente dalle acque europee, ma l’eccessivo sfruttamento locale è già in corso. I pescatori inglesi, francesi e belgi non riempiono più le reti con le sogliole, che in passato era la specie principale del loro giro d’affari. La sogliola sembra non esserci più nelle loro zone di pesca costiera a causa della predazione dei pescherecci elettrici. Inoltre, la corrente elettrica utilizzata dai pescherecci compromette l’integrità e il rinnovo degli ecosistemi marini influenzando sia la schiusa delle uova sia la sopravvivenza dei piccoliLe reti elettriche sono reti a strascico, attrezzi da pesca altamente impattanti, che vengono trascinati sul fondo e danneggiano gli habitat marini. Infine, la corrente elettrica provoca violente convulsioni nei pesci. Gli esperimenti mostrano che in seguito allo choc, il 39-70% dei grossi merluzzi ha la colonna vertebrale fratturata e un’emorragia interna”. E cosa pensano i pescatori europei della pesca elettrica?  “I pescatori artigianali europei, nell’attesa di un accordo come si deve, sono uniti contro la pesca elettrica. Abbiamo creato una coalizione informale di 32 ONG europee e organizzazioni di pesca artigianali, tra cui la piattaforma LIFE (Low Impact Fishers of Europe) e pescatori artigianali italiani della Cooperativa Pescatori di Su Pallosu . Di fronte a questa forte coalizione, i pescatori industriali olandesi e i loro sostenitori europei stanno esercitando una fortissima pressione per autorizzare la pesca elettrica, la cui elevata redditività stuzzica gli appetiti nei diversi Stati membri”.

Si può fare sentire la nostra voce come cittadini e consumatori attraverso la piattaforma stopelectricfishing.org.

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