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Covid-19 e inquinamento: riflettere serve a tutti noi

Covid-19 e inquinamento: riflettere serve a tutti noi
Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

Covid-19 e inquinamento: riflettere serve a tutti noi. Sono giorni difficili per ognuno di noi. Sappiamo bene quanto è importante il rispetto delle indicazioni date dal governo, seppure fortemente limitanti della libertà di ciascuno. Dobbiamo evitare di ammalarci, scongiurando così, oltre alle dirette conseguenze sulla nostra salute, anche di incidere e gravare ulteriormente su un sistema sanitario e sull’eroico sforzo di medici infermieri ed ausiliari.

Restare a casa è un gesto di generosità verso l’intero popolo italiano, soprattutto per gli anziani, che sono poi i nostri nonni e genitori, che più di tutti rischiano di pagare conseguenze terribili.

Ma questo tempo di quarantena e di sosta forzata in casa può anche rappresentare un momento di riflessione su alcuni temi legati all’espandersi del virus forse non resi sufficientemente evidenti.

Più contagi con più inquinamento

Massimo De Rosa, consigliere regionale lombardo del Movimento 5 Stelle, ha voluto porre l’attenzione sulla circostanza che il maggior numero di casi di infezione da Covid-19 coincida con alcune delle zone maggiormente inquinate del globo a livello atmosferico. Cina, Sud Corea, Iran e Nord Italia sono infatti aree in cui le concentrazioni di polveri sottili superano con regolarità i livelli limite imposti per legge.

La Pianura Padana in particolare, dove lo scorso mese di gennaio si sono registrati ben 27 sforamenti dei limiti per quanto riguarda il Pm 10, contribuisce in maniera significativa ad alimentare il dato che conta 80mila morti l’anno in Italia, imputabili all’inquinamento atmosferico.

Nulla è ad oggi provato empiricamente tanto meno un nesso causa effetto: “Quello che ad oggi conosciamo per certo– sostiene De Rosa – è il dato relativo ai malati di SARS. Quelli di regioni con qualità dell’aria peggiore presentavano un rischio di morte dell’84% più alto. È poi dimostrato come sia più facile ammalarsi di influenza, in zone dove i livelli di inquinamento atmosferico sono alti e che il numero di decessi legati a queste patologie aumenta del 2,29% in presenza di un aumento del PM10 di 10 μg/m3” (si veda il seguente articolo).

Ripensare le politiche sulla mobilità

L’espandersi della pandemia di Covid-19 ha ugualmente mostrato dati evidenti in relazione ai livelli di concentrazione delle polveri sottili PM2.5 e PM 10. Da quando le restrizioni imposte dalla pandemia hanno rallentato la circolazione dei veicoli a Milano e provincia tali valori si sono attestati stabilmente sotto il valore limite di 50 µg/m³. “Questa netta inversione di tendenza – afferma De Rosa – rispetto al trend dei mesi di febbraio e in particolare gennaio, è l’effetto delle restrizioni alla mobilità imposte dai decreti ministeriali, promulgati al fine di contenere il diffondersi del contagio. Il fermo del traffico e delle attività hanno dimostrato che se effettivamente vengono messe in campo azioni concrete, come il telelavoro, il beneficio sull’ambiente e sulla qualità dell’aria è immediato.

Certo sarebbe stato meglio non scoprirlo a causa di un virus, ma attraverso una politica intelligente e capace di pensare al futuro. Per questo come Istituzioni abbiamo il dovere di apprendere una lezione dalla cui esperienza, dai cui sacrifici, potremmo invece fare tesoro”.

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