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Ecco il primo Libro Bianco sul trattamento dell’acqua

Ecco il primo Libro Bianco sul trattamento dell'acqua
Foto Pixabay

Conoscere l’acqua e i suoi usi: ecco la radiografia del settore da parte del primo Libro Bianco sul suo trattamento presentato da  Aqua Italia a fine novembre a Roma. L’associazione, che fa parte di Anima (Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia ed Affine) di Confindustria,  rappresenta i costruttori di impianti, accessori, componenti e prodotti chimici per il trattamento delle acque primarie (non reflue) per uso civile, industriale e per piscine.

Il Libro Bianco dell’Associazione Costruttori Trattamento Acque Primarie è stato realizzato analizzando le aziende del comparto nella loro totalità, individuandone le caratteristiche e più in generale il posizionamento della produzione italiana rispetto agli altri paesi. Il campione oggetto di analisi è costituito da 101 imprese, che impiegano circa 3mila dipendenti e fatturano circa 1 miliardo di euro.

Una realtà importante dunque anche dal punto di vista economico e soprattutto adesso che “vi è una graduale modifica nell’atteggiamento dei consumatori, più propensi rispetto al passato, a rivolgersi all’acqua dell’acquedotto, vera risorsa a km zero”, come ha sottolineato Lauro Prati, presidente Aqua Italia, che ha detto ancora: “A tutto questo va aggiunta una generale attenzione alle politiche di risparmio dell’acqua nell’industria e una maggiore attenzione all’impatto positivo che il trattamento dell’acqua consente a livello di efficienza energetica negli edifici/processi e riduzione gas serra”.

La ricerca ha evidenziato la presenza sul mercato italiano di filiali di aziende multinazionali e società locali, con una prevalenza delle prime in termini di quote di mercato. Le aziende italiane sono tutte di piccole e medie dimensioni, generalmente operano sul mercato locale e il 75% di esse esporta all’estero, senza zone preponderanti. Tra queste ultime, la maggior parte (56%) registra un fatturato in Italia superiore rispetto a quello estero, il restante 44% ha, invece, nell’export il maggior peso sul fatturato totale. La distribuzione geografica non è perfettamente uniforme, con una  maggior presenza nel nord Italia. Determinante l’attenzione delle aziende a fornire un servizio completo, non solo la vendita del prodotto ma l’installazione e soprattutto la manutenzione.

Viva l’acqua di casa e i chioschi

Durante la presentazione del Libro Bianco, si è parlato molto dell’importanza di promuovere il consumo di acqua del rubinetto. Aqua Italia lo fa attraverso il sito acquadicasa.it  e i social network, dopo aver attivato la campagna di comunicazione social “Smuoviamo le acque” (#Smuoviamoleacque) che è durata un mese. Il risultato? La gente vuole bere l’acqua del rubinetto, perché non solo come si accennava è a km zero, ma è controllata e garantita, non essendo sottoposta a condizioni ambientali che possono alterarne le caratteristiche, ed  aiuta a ridurre il consumo di plastica in modo considerevole. In Italia attualmente l’80% delle bottiglie di plastica viene trasportato su strada con evidenti impatti sull’ambiente ed emissione di CO₂. Inoltre, l’acqua del rubinetto è sempre disponibile e permette di risparmiare anche la fatica di doverla trasportare in pesanti casse.

Nel corso della presentazione del Libro Bianco si è parlato poi dell’importanza dei Chioschi dell’acqua, presenti in numerose città (al momento in giro ce ne sono 2021): si tratta come si sa di unità distributive di acque derivate dall’acquedotto e variamente trattate, destinate al consumo del pubblico. La tecnologia interviene in modo affidabile, con il miglioramento delle caratteristiche organolettiche dell’acqua attraverso innovativi sistemi di refrigerazione e gasatura. Preferire l’acqua di queste strutture, usando magari contenitori riciclabili di metallo, è un obiettivo davvero rilevante. Contrastando la “produzione” di bottiglie di plastica a monte, poiché degli 11 miliardi di bottiglie consumate, solo il 43% viene correttamente riciclato.

Con uno solo di questi chioschi (qualcuno li definisce pure l’acqua del sindaco) si evita la produzione di 200mila bottiglie da un litro e mezzo di plastica. Ciò significa 60mila kg di questo materiale in meno, con un risparmio di 1380 kg di anidride carbonica per la loro produzione e 7800 kg per il trasporto delle bottiglie.

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