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Finché c’è musica, c’è speranza

Finché c'è musica, c'è speranza
Foto di Ryan McGuire da Pixabay

Finché c’è musica, c’è speranza. La libertà di immaginare e fantasticare è proprio “quello che che non c’è” nella canzone omonima degli Afterhours dall’album del 2002

Afterhours

Uno dei gruppi che, negli anni Ottanta, insieme ai Marlene Kuntz, hanno dato nuova linfa al rock indipendente in Italia. Nascono ufficialmente a Milano nel 1986 da un’idea di Manuel Agnelli. L’attuale formazione è composta da Manuel Agnelli, leader e voce del gruppo, Giorgio Prette (batteria), Giorgio Ciccarelli (chitarra e tastiere), Roberto Dell’Era (basso), Rodrigo D’Erasmo (violino) e Xabier Iriondo (chitarra).
Il nome del gruppo voleva essere un omaggio ai The Velvet Underground di Lou Reed, autori della canzone che ha lo stesso titolo. Nel 2013 vincono il Premio Italiano Musica Indipendente a cura del MEI.

http://www.afterhours.it/

Quello che non c’è (2002)

Ho questa foto di pura gioia
è di un bambino con la sua pistola
Che spara dritto davanti a se
A quello che non c’è

Ho perso il gusto, non ha sapore
Quest’alito di angelo che mi lecca il cuore
Ma credo di camminare dritto sull’acqua e
Su quello che non c’è

Arriva l’alba o forse no
A volte ciò che sembra alba non è
Ma so che so camminare dritto sull’acqua e
Su quello che non c’è

Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo
Rivoglio le mie ali nere, il mio mantello
La chiave della felicità è la disobbedienza in sé
A quello che non c’è

Perciò io maledico il modo in cui sono fatto
Il mio modo di morire sano e salvo dove m’attacco
Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia
Quello che non c’è

Curo le foglie, saranno forti
Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti
Ma questo è camminare alto sull’acqua e
Su quello che non c’è

Non siamo più in grado di capire che che ciò che manca e che dobbiamo perseguire è la felicità! “Rivoglio le mie ali nere, il mio mantello”. Nella cura delle foglie come metafora del lavoro quotidiano e reale. Arriva l’alba. La speranza, la capacità di stupirsi ancora davanti alla natura, di prendere il volo verso una possibile serenità, perché osso ancora sognare, posso fare qualcosa di divino, posso ‘creare’, posso camminare dritto sull’acqua, su ciò che è irrazionale e fantastico: su quello che non c’è. Ecco il potere della musica.

Insomma, è tempo di impegnarsi, vivendo gli attimi e sulla propria volontà. “C’è tempo” è un brano composto da Ivano Fossati nel 2003 per l’album Lampo viaggiatore.

“C’è un tempo per la semina e uno più lungo per aspettare, c’era un tempo sognato che bisognava sognare.” Fossati sottolinea: non bisogna limitarsi ad aspettare che qualcosa si avveri ma occorre saperlo sognare per viverlo davvero. La vita spesso ci conduce attraverso percorsi unici, non sempre semplici, con il rischio di smarrirsi. Ma il destino è sempre lì dietro l’angolo, pronto a riprenderci.

Ivano Fossati

Nato a Genova, studia pianoforte e inizia a suonare flauto e chitarra in varie rock band della città. Il successo a livello europeo arriva con la band Delirium nei primi anni Settanta, ma dopo un album Fossati sceglie una carriera da solista, muovendosi verso nel cantautorato di qualità negli anni Ottanta quando scrive e produce numerosi album e canzoni per i più grandi cantanti italiani.

Nel 2008 viene premiato con un prezioso David di Donatello per la migliore colonna sonora “L’amore trasparente”. Artista, poeta musicista, autore ispirato, intelligente, nel 2011 durante la trasmissione tv “Che tempo che fa” condotta dall’amico Fabio Fazio, presenta il suo nuovo disco “Decadancing” e coglie l”occasione per comunicare la sua decisione di dare l’addio alle scene.

http://www.ivanofossati.it/

C’è Tempo (2003)

Dicono che c’è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.

C’è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.

C’è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d’estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l’ora muta delle fate.

C’è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c’era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.

È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c’è tempo, c’è tempo c’è tempo, c’è tempo
per questo mare infinito di gente.

Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz’ora sono qui arruffato
dentro una sala d’aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.

C’è un tempo d’aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.

C’è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l’istante in cui scocca l’unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.

Dicono che c’è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c’era un tempo sognato
che bisognava sognare.

 

La strada dei sognatori è forse la strada più difficile di tutte, perché chi sogna immagina un mondo diverso, nuovo, migliore. “Sogna, ragazzo sogna quando sale il vento nelle vie del cuore, quando un uomo vive per le sue parole o non vive più“. “Nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita e la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere”. Forte inno alla vita di Roberto Vecchioni nella canzone “sogna ragazzo sogna” del 1999 ispirata ad una poesia del compositore turco Nazim Hikmet intitolata “Alla vita”.

Roberto Vecchioni

Roberto Vecchioni, all’anagrafe Roberto Michele Massimo Vecchioni, cantautore, paroliere, scrittore, poeta, nato a Carate Brianza, provincia di Monza il 25 Giugno del 1943. Dal 1969 al 2004 ha ricoperto anche l’incarico di insegnante di scuola media superiore, in diversi licei classici delle province di Milano e di Brescia. Inizia a lavorare come autore di testi di canzoni per le maggiori case discografiche di Milano.

La sua attività nel mondo musicale ha inizio molto presto, negli anni Sessanta, come autore di testi di canzoni per le maggiori case discografiche di Milano per diversi cantanti affermati (Vanoni, Mina, Zanicchi, Cinquetti, eccetera) proponendosi dal 1971 anche come interprete delle sue canzoni.

Nel 1998 collabora con l’enciclopedia Treccani curando la voce “Canzone d’autore” e riceve il premio per la pace Giorgio La Pira. Dai Licei all’Università il passaggio è avvenuto naturalmente. Dal 2006 Vecchioni insegna Forme di Poesia in musica presso l’Università di Pavia. La musica di Roberto Vecchioni si ispira senz’altro all’amore raccontato in forma lirica e più spesso ironica, di sentimenti persi o ritrovati, di occasioni mancate, di affetti vicini o dimenticati ma anche di impegno e motivazione al fare, ad andare avanti.

http://www.vecchioni.org/

Sogna ragazzo sogna (1999)

E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro;
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento;
copri l’amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo sogna
quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive
per le sue parole
o non vive più;

sogna, ragazzo sogna,
non cambiare un verso
della tua canzone,
non fermarti tu…

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre;
perchè hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente;
passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita;
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita

E la vita è così forte
che attraversa i muri senza farsi vedere
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire

Sogna, ragazzo sogna,
quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo
che fermava il cuore
non lo senti più ;

sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni,
passerà l’amore,
passeran le notti,
finirà il dolore,
sarai sempre tu …

Sogna, ragazzo sogna,
piccolo ragazzo
nella mia memoria,
tante volte tanti
dentro questa storia:
non vi conto più;
sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.

Una canzone che è appello ai giovani a non arrendersi mai alle difficoltà che si incontrano nell’età della crescita e a vivere la propria vita con dignità, orgoglio e coraggio, affrontando con forza e positività tutte le sfide che la vita pone.

Sì perché c’è Luce. Luce, una canzone d’ amore e di speranza scritta da Elisa in collaborazione con Zucchero nel 2000, che esprime il bisogno di sincerità e di condivisione, sul rispetto in un rapporto interpersonale basato sul confronto e sulla parola. Elisa, per spiegare il senso di questo rapporto, sceglie la metafora della natura e, quindi, delle unioni libere ma basate sul rispetto e sulla fiducia come “il vento tra gli alberi, come il cielo e la sua luce”, appunto, con la terra.

Elisa

Elisa Toffoli nasce a Monfalcone (GO) il 19 dicembre del 1977. Durante l’adolescenza inizia a scrivere i suoi primi testi e a comporne le melodie e si esibisce in vari gruppi del posto. La sua prima esperienza discografica risale al 1995 quando viene notata da Caterina Caselli e le propone un contratto discografico e in seguito parte per la California a registrare il suo primo album Pipes & Flowers, completamente in inglese dove lei stessa scrive i testi in lingua; il lavoro esce sul mercato italiano nel 2007 ed è subito 4 dischi di platino e poco dopo spopola anche in Europa.

https://www.elisatoffoli.com/

Luce (2000)

Parlami
come il vento fra gli alberi
Parlami
Come il cielo con la sua terra
Non ho difese ma
ho scelto di essere libera

Adesso è la verità
l’unica cosa che conta

Dimmi se fare qualcosa
se mi stai sentendo
avrai cura di tutto quello che ti ho dato – dimmi

Siamo nella stessa lacrima
come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi
sui tramonti della mia terra
su nuovi giorni

Ascoltami
ora so piangere
So che ho bisogno di te
non ho mai saputo fingere
Ti sento vicino
il respiro non mente
Intanto dolore niente è più sbagliato niente niente

Siamo nella stessa lacrima
come un sole e una stella
Siamo luce che cade dagli occhi
sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni in una lacrima
come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi
Sui tramonti della mia terra
su nuovi giorni si

Il sole mi parla di te (stai ascoltando ora)
La luna mi parla di te (avrò cura di tutto quello che mi hai dato)
Anche se dentro una lacrima
come un sole ed una stella

Luce che cade dagli occhi
sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni in una lacrima
come un sole e una stella
Siamo luce che cade dagli occhi
sui tramonti della mia terra
su nuovi giorni ascoltami

Ascoltami
Ascoltami
Ascoltami
Ascoltami
Ascoltami

Ascoltati

Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Manola Testai.

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