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Fumo, esperti: “L’obiettivo della riduzione del danno è ancora lontano”

(Adnkronos) – Ridurre il danno da fumo resta un obiettivo non semplice da raggiungere. A fare il punto sull’efficacia della Convenzione quadro per la lotta al tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il trattato internazionale per la salute pubblica, a vent’anni dalla sua entrata in vigore (2005), sono gli esperti presenti al Global Forum on Nicotine (Gfn), il convegno internazionale, in svolgimento a Varsavia, che riunisce esperti di tutto il mondo per confrontarsi sul ruolo dei prodotti contenenti nicotina nell'aiutare i fumatori ad abbandonare le sigarette tradizionali. "Quando si considera il successo di qualsiasi trattato, i 3 aspetti fondamentali da considerare sono: l’efficacia giuridica, l’efficacia politica e l’efficacia oggettiva ed effettiva", afferma Jeannie Cameron, fondatore e amministratore delegato di Jcic International Consultancy, specializzata nella difesa delle policy di riduzione del danno da tabacco. "Si potrebbe dire che questo trattato ha certamente adempiuto ai suoi obblighi legali – riflette Cameron – Nel primo anno di apertura dei negoziati, 168 paesi hanno firmato e ratificato o aderito. Sull'efficacia politica, si potrebbe dire che la maggior parte dei paesi ha agito in termini di divieti di pubblicità, divieti di fumo in pubblico, imballaggio ed etichettatura e tassazione. Ma sono tutte cose che non hanno influito sugli aspetti di riduzione del danno". "L’Fctc afferma di voler controllare non solo il fumo di tabacco ma anche tutte le alternative che potrebbero offrire alternative per i fumatori", evidenzia David Khayat, professore di Medicina e Medico Oncologo presso la Clinica Bizet di Parigi. Per Derek Yach, esperto di policy di salute pubblica globale ed ex presidente della Fondazione Smoke-Free World, l’applicabilità di un trattato come l’Fctc dipende anche dal Paese al quale si rivolge. "Il pensiero e l'intento del trattato erano grandiosi ma dove non ci sono risorse, competenze, volontà politica e capacità organizzative, si può fare davvero poco – sottolinea – C’è un divario tra i paesi a reddito medio-basso e quelli a reddito medio-alto per quanto riguarda gli investimenti nella ricerca sulla riduzione del danno da tabacco". Infatti, in relazione ai paesi a basso reddito, le problematiche sono legate anche "alla mancanza di capacità di valutare in modo indipendente i propri dati", fa notare Tikki Pangestu, accademico senior presso una delle principali università asiatiche e direttore della politica di ricerca e cooperazione dell'Oms dal 1999 al 2012. "Vengo dall'Indonesia – aggiunge – dove il 70%, 2 uomini adulti su 3, fumano sigarette tradizionali. Questo dato rappresenta l’incapacità di valutare le evidenze. Inoltre, manca una ricerca a livello locale", conclude. —salute/sanitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

AdnKronos

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