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Giornata mondiale degli oceani, i nostri mari minacciati dall’inquinamento

Giornata mondiale degli oceani, i nostri mari minacciati dall'inquinamento
Foto di Free-Photos da Pixabay

L’8 giugno si celebra il World Oceans Day, la Giornata mondiale degli oceani. Un evento fondamentale per riscoprire l’importanza degli oceani per la vita del Pianeta e il mantenimento degli ecosistemi

Ricoprono i due terzi della superficie terrestre, producono più della metà dell’ossigeno che respiriamo e dal loro stato di salute dipende la nostra sopravvivenza. Eppure, gli oceani e il preziosissimo ecosistema che custodiscono sono in pericolo. A minacciali sono il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici – che stanno portando all’acidificazione delle acque con una pericolosa ricaduta sulla vita marina – ma anche l’inquinamento.

Le previsioni sono allarmanti: se non si interviene tempestivamente, nel 2050 il peso della plastica presente nelle nostre acque supererà quello dei pesci. Un’emergenza che tocca profondamente anche il nostro mare, il Mediterraneo, che raccoglie grandi quantitativi di plastica e li restituisce in parte su coste e spiagge.

Giornata mondiale degli Oceani: quando si celebra

Il World Oceans Day si celebra ogni anno l’8 giugno, giorno dell’Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro tenutasi nel 1992. Solo nel 2008 è stato riconosciuto ufficialmente dall’ONU. Questa Giornata rappresenta l’occasione per riflettere sull’importanza che gli oceani rivestono per gli innumerevoli benefici che apportano all’ambiente e all’uomo, e sul dovere di interagire con gli oceani in modo sostenibile, affinché siano soddisfatte le attuali esigenze, senza compromettere quelle delle generazioni future.

Giornata mondiale degli Oceani: il tema dell’edizione 2021

Nel 2021 il World Oceans Day è dedicato a Life and Livelihoods, ovvero vita e sussistenza, quella che gli oceani e i mari assicurano al genere umano, proteggendo gli ecosistemi e la biodiversità.

Del resto, quello che si è appena aperto è, per le Nazioni Unite, il Decennio delle scienze del Mare per lo sviluppo sostenibile che appunto si è posto l’obiettivo globale di “conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine” entro il 2030.

“Solo un oceano sano può assicurare un pianeta sano per il benessere e la prosperità di tutti, di tutti noi”, ha detto il Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea per il Green Deal Frans Timmermans in occasione dell’International Ocean Governance Forum.

Per il secondo anno consecutivo, la Giornata degli Oceani verrà festeggiata in maniera virtuale a causa della situazione pandemica.

World Oceans Day, perché dobbiamo preoccuparci degli oceani

Milioni di persone dipendono direttamente dal mare per il proprio sostentamento, ma il futuro di tutti è legato al suo stato di salute. Coprendo il 70% della superficie terrestre, assorbendo il 25% di tutte le emissioni di CO2 e il 90% del calore, l’Oceano è la più grande biosfera e il più importante regolatore climatico del pianeta. 

Genera il 50% dell’ossigeno che respiriamo ed è anche il più grande pozzo di carbonio del pianeta. Ma la sua resilienza non è infinita e non possiamo aspettarci che assorba all’infinito gli effetti di attività umane insostenibili. Basti pensare che circa il 60% dei principali ecosistemi marini del mondo è stato degradato o viene utilizzato in modo insostenibile.

A livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è stimato di 3.000 miliardi di dollari l’anno o circa il 5% del PIL mondiale.

Dalla Rivoluzione industriale a oggi, gli oceani hanno assorbito il 93% del calore in eccesso trattenuto in atmosfera dai gas serra, e immagazzinato circa 525 miliardi di tonnellate di CO2 dall’atmosfera. In pratica, gli ecosistemi marini hanno una capacità d’immagazzinare anidride carbonica 50 volte maggiore rispetto alle foreste tropicali.

Giornata degli Oceani: i dati di Legambiente

In occasione della giornata mondiale degli Oceani 2021, Legambiente ha presentato i dati rilevati durante la 28esima edizione di Clean Up The Med, campagna di Legambiente per la riduzione dei rifiuti marini, che si è svolta nei weekend del 14 e del 28 maggio coinvolgendo associazioni, università, comuni, enti pubblici, scuole e cittadini.

Hanno aderito all’iniziativa più di 80 organizzazioni, provenienti da 16 Paesi diversi: Italia, Francia, Spagna, Algeria, Libano, Tunisia, Egitto, Palestina, Croazia, Cipro, Marocco, Malta, Turchia, Libia, Grecia e Monaco. I chilometri di spiaggia ripulita dai rifiuti mostrano come il problema dell’incuria e del cattivo smaltimento accomuni tutta l’area mediterranea: alle plastiche monouso, ubiquitarie e ritrovate in gran quantitativi sulle coste battute, si aggiungono reti da pesca, cicche di sigaretta, legno e vetro. Non mancano guanti, mascherine e dispositivi sanitari legati all’emergenza COVID-19.

Complessivamente, oltre 1500 volontari, dagli 8 ai 70 anni, hanno partecipato alle attività di pulizia svolte principalmente in 34 spiagge situate in prossimità dei centri urbani, e hanno portato alla raccolta di 630 sacchi di rifiuti, circa 10 tonnellate in totale. Oltre il 90% dei rifiuti rinvenuti è costituito da plastica: primi fra tutti, bottiglie e bottigliette, seguite da tappi, bicchieri e frammenti eterogenei. In oltre il 60% delle spiagge ripulite sono stati ritrovati guanti, mascherine o rifiuti legati alla cattiva gestione dei DPI (in Libano e Tunisia in quantitativo maggiore, ma presenti anche in Algeria, Croazia, Grecia, Italia e Spagna).

Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Piera Vincenti.

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