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Giornata Nazionale contro bullismo e cyberbullismo

Giornata Nazionale contro bullismo e cyberbullismo
Giornata Nazionale contro bullismo e cyberbullismo

Oggi è la giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo. Ogni giorno in molte scuole si registrano episodi di bullismo e cyberbullismo. Per il CNAC (Centro nazionale cyberbullismo), un ragazzo su quattro in Italia tra 11 e 16 anni è stato coinvolto. ll bullo c’è sempre stato ma negli ultimi anni si riscontra maggiore rabbia, aggressività, mancanza di empatia

L’età  del bullo si è abbassata: mentre prima era dai 14 ai 16, ora è dai 7 agli 8 anni. Dopo la violenza sessuale e le droghe il bullismo e cyberbullismo sono i fenomeni più temuti. I dati parlano chiaro: più di 4 ragazzi su 10 hanno subito atti di bullismo, 6 su 10 hanno assistito a fenomeni di violenza in rete .

Bullismo e cyberbullismo, i dati

Quasi la metà degli adolescenti è stato vittima di atti di bullismo da parte dei suoi compagni: 44,9%, che sale al 46,5% nei maschi). Mentre il cyberbullismo colpisce di più le ragazze: il 12,4% delle giovani ammette di esserne state vittima, contro il 10,4% dei ragazzi. A questo si somma la sofferenza provocata dai commenti a sfondo sessuale, subìti dal 32% delle ragazze, contro il 6,7% dei ragazzi.

Un altro fenomeno da condannare è il “trolling”, molestie e provocazioni perpetuate online. Colpiscono il 9,5% degli adolescenti, ma colpiscono di più i maschi (16% delle femmine (7,2%). È questa l’allarmante fotografia scattata da Terre des HommesScuolaZoo attraverso i risultati dell’Indagine dell’Osservatorio indifesa, che ha raccolto le opinioni di ottomila ragazzi e ragazze delle scuole secondarie in tutta Italia su violenza, discriminazioni e stereotipi di genere, bullismo, cyberbullismo e sexting diffusi in occasione della Giornata Nazionale contro bullismo e cyberbullismo a scuola e del Safer Internet  Day (Giornata mondiale per la sicurezza in Rete), che si celebra l’11 febbraio in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo, istituita e promossa dalla Commissione Europea e giunta alla sua XVII edizione.

La violenza in rete è il fenomeno che fa più paura agli adolescenti: Il 39% degli adolescenti, cioè 4 su 10, percepiscono il fenomeno del cyberbullismo come molto rischioso. Paura che colpisce più i maschi (43,2%), rispetto alle femmine (38,2%). Al secondo posto troviamo il trolling (pesca) con il 37,3%. In questo caso ad essere più preoccupate sono le ragazze (39,5%) contro il 31,7% dei maschi.

Dal 33,1% degli adolescenti perdere la propria privacy è considerato un rischio. Le ragazze, il 32%, sono preoccupate di diventare bersaglio di appellativi volgari, un timore solo per il 21,8% dei ragazzi. Essere adescate online è l’incubo di una ragazza su 3 (28,4%). Vergogna, ansia e malessere sono le conseguenze di chi subisce queste esperienze. Le conseguenze, come la bassa autostima, si possono protrarre fino all’età adulta se l’adolescente non viene correttamente aiutato a superare il trauma.

Tik Tok, il noto social network popolato per lo più da giovanissimi, ha scelto di limitare la visibilità dei post di utenti obesi o disabili, ritenendoli “soggetti altamente vulnerabili al cyberbullismo”.

Il termine bullismo

Il termine bullismo deriva dall’inglese “bullying” e viene utilizzato per indicare il fenomeno delle prepotenze in un contesto di gruppo. Heinemann (1969) e Olweus (1973) hanno riscontrato, tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, un’elevata presenza di comportamenti bullistici in molte scuole scandinave attirando l’attenzione anche della stampa.

È proprio Olweus (1996) che, per primo, formula una definizione del fenomeno, affermando che: “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”.

Dal MIUR

Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico.

Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet.

Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chatt rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo e quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.

Le principali categorie del Cyberbullismo:

  • Flaming: (dall’inglese: flame, fiamma) caratterizzato da messaggi online violenti e volgari ai danni del soggetto.
  • Molestie: (harassment) insulti gratuiti ai danni di un soggetto.
  • Denigrazione: sparlare per ledere la reputazione altrui.
  • Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online provocando la sua emarginazione volontaria.
  • Cyberstalking: (Cyber-persecuzione) molestie e denigrazioni ripetute che incutono timore nel soggetto.
  • Sostituzione di persona: (impersonation) passare per un’altra persona e creare confusione.
  • Inganno: (trickery) ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno e poi pubblicare del materiale che non ci appartiene.
  • Doxing: diffusione pubblica di dati personali e sensibili, tramite il web.
  • Minacce di morte: la più crudele, perpetrata a danni di soggetti terzi, sempre via web.

L’importanza del dialogo e del contesto educativo

I percorsi educativi per combattere il bullismo a scuola devono partire dalla riflessione di chi lavora sul campo, dall’iniziativa e dal coinvolgimento attivo del gruppo docenti. La legge sull’autonomia scolastica (DPR n. 275/1999) e il suo regolamento attuativo hanno decentrato alle singole scuole l’elaborazione del piano dell’offerta formativa (POF) come elemento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche.

I figli, fin dai primissimi anni dell’infanzia, hanno, come esempio comportamentale, i loro genitori. Spesso i comportamenti vissuti in famiglia vengono riproposti nella relazione con i coetanei. Atteggiamenti aggressivi e e arroganti nei confronti dei compagni più deboli possono essere il risultato di un educazione troppo permissiva da parte dei genitori.

Il “bullo” trova terreno fertile in un un contesto educativo e culturale che propone modelli violenti, che istiga la competizione e che giustifica l’uso della violenza per imporre le proprie idee. Fondamentale è la presenza dei genitori, con i quali creare un dialogo costante e attento. I figli hanno bisogno di ricevere un’educazione al rispetto e all’accoglienza dell’altro e del diverso, di essere aiutati a perseguire degli obiettivi, solo così possono essere tenuti lontani dall’insorgenza di atteggiamenti aggressivi e lesivi.

Dal 2017 c’è una legge che protegge le vittime di bullismo e cyberbullismo.

Foto: Pixabay

Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Manola Testai.

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