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Il lockdown ha reso limpidi e trasparenti i nostri mari

Il lockdown ha reso limpidi e trasparenti i nostri mari
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Quando gli indizi cominciano ad essere più di uno, è necessario interrogarsi. Il tempo di lockdown, quando siamo stati costretti a casa a causa dell’esplodere della pandemia, ha dato importanti segnali e ha evidenziato miglioramenti significativi nel nostro intero ecosistema.

Dal minore inquinamento, sia ambientale che acustico, una migliore qualità dell’aria, una ritrovata presenza di animali in città, un uso limitato di automobili e mezzi inquinanti. C’è quindi da credere, senza certo auspicare un nuovo blocco, che con qualche attenzione in più e comportamenti sostenibili il nostro pianeta se ne gioverebbe senz’altro.

Il Locdown, Analisi del mare

A testimonianza di quanto affermiamo, da aprile fino ai primi giorni di giugno, su richiesta del Ministero dell’Ambiente è stata avviata una campagna di analisi in mare – oltre quelle ordinarie – per fotografare gli effetti del lockdown sulle acque italiane. Il monitoraggio è stato condotto in 457 stazioni di prelievo lungo tutto l’arco costiero nazionale, scelte tra quelle che presentavano dati storici confrontabili con quelli 2020. Il monitoraggio, effettuato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) e dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, ha evidenziato un mare con acque particolarmente limpide.

Il lockdown ha reso limpidi e trasparenti i nostri mari
Foto Pixabay – Luisella Planeta Leoni

Acque più trasparenti

Proprio la trasparenza delle acque è l’elemento comune a diverse regioni. In alcuni tratti del ponente ligure la visibilità della colonna d’acqua arriva fino a 15 metri di profondità, quando normalmente raggiungeva i 10 metri; lo stesso può dirsi per alcune località della costa laziale. Ad influire su questo fenomeno non è stata solo l’assenza delle attività umane: la scarsità delle piogge e particolari fattori meteo-climatici hanno portato in mare una quantità minore di solidi sospesi. Arpa Emilia Romagna ha effettuato studi sui materiali sospesi in mare utilizzando il sistema di osservazione satellitare Copernicus: grazie al Sentinel-3 è stato possibile osservare dall’alto, verificandolo poi direttamente in acqua, la diminuzione delle particelle presenti rispetto agli anni precedenti, specialmente alla foce del Po. Specifiche indagini alle foci dei due principali fiumi italiani, Po ed Adige, sono state condotte da Arpa Veneto, Ispra e Capitaneria di Porto di Venezia.

Meno inquinamento

Il monitoraggio straordinario ha indagato la presenza in mare di metalli, fitofarmaci, solventi e altre sostanze legate alle attività produttive, oltre che i principali parametri chimici, correlabili con gli apporti organici riversati in mare (del fosforo, azoto, ecc). Un tratto che accomuna alcune regioni è la presenza di una minor quantità di nutrienti rispetto agli anni passati: i composti dell’azoto e del fosforo influiscono significativamente sulle condizioni trofiche e sono una delle cause di alterazione (eutrofizzazione) delle acque marine costiere.

Nelle acque della Campania è diminuito significativamente anche l’inquinamento acustico. L’ Arpa Campania ha verificato come l’assenza in mare di imbarcazioni, e ancor più degli idrogetti, abbia influito sul comportamento di molti animali marini.

Le parole del ministro Costa

Lo scopo di questa indagine straordinaria – ha spiegato il Ministro dell’ambiente Sergio Costaera proprio quello di conoscere lo stato di salute dei nostri mari a ridosso del lockdown per avere evidenza scientifica di quello che già i nostri occhi potevano verificare, ovvero mare più limpido e un ambiente più pulito. Oggi questi dati ci danno conferma di tutto questo. Il nostro impegno ora è fare sì che questi standard di qualità siano mantenuti nella costruzione di una nuova normalità green”.

Nel complesso l’attività ha visto impegnati circa 300 militari della Guardia Costiera che hanno effettuato 127 specifiche missioni, impiegando i mezzi navali in dotazione. Inoltre i cinque nuclei subacquei della stessa Guardia Costiera hanno eseguito 24 missioni, finalizzate a verificare lo stato della flora e della fauna, soprattutto nelle aree di maggior pregio naturalistico quali le aree marine protette.

 

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Foto Pixabay

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