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Katowice, sono in duecento a essere d’accordo, forse

Katowice, sono in duecento a essere d'accordo, forse
Photo by Thomas Hafeneth on Unsplash

Conferenza Onu di Katowice in Polonia (Cop24): quasi 200 paesi che avevano siglato l’accordo di Parigi nel 2015, hanno detto si all’aggiornamento dei rispettivi piani per il clima e contenere il riscaldamento globale. Il “Rulebook” firmato, il regolamento tra stati, rende operativo quando stabilito a Parigi e vede come obiettivo degli sforzi il 2010

Appuntamento, però, per il prossimo anno per capire quanto effettivamente sia stato fatto in previsione della scadenza prevista. I paesi più sviluppati hanno optato per l’aumento dei finanziamenti a favore del clima anche considerando i paesi più a rischio. La Cop25 si terrà in Cile nel 2019, con un incontro “preliminare” in Costa Rica.

Ora, secondo molti, l’accordo raggiunto è debole. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha sottolineato, come riportato dall’ANSA: “L’approvazione del programma di lavoro sull’accordo di Parigi è la base per un processo di trasformazione che richiederà un’ambizione rafforzata dalla comunità internazionale. La scienza ha chiaramente dimostrato che abbiamo bisogno di maggiore ambizione per sconfiggere il cambiamento climatico. D’ora in poi, le mie 5 priorità saranno: ambizione, ambizione, ambizione, ambizione e ambizione” riferendosi ai temi della mitigazione, dell’adattamento, della finanza, della cooperazione tecnica, della creazione di capacità e dell’innovazione tecnologica. “L’ambizione sarà al centro del Summit sul clima che convocherò a settembre 2019 e deve guidare tutti gli Stati membri mentre preparano i loro contributi determinati a livello nazionale (Ndc) per il 2020 per invertire la rotta del cambiamento climatico”.

Solo poche ore prima della fine delle Cop24 Mariagrazia Midulla, responsabile Energia e Clima del WWF Italia che insieme al Team internazionale è  stata a Katowice per seguire i negoziati della Cop24, aveva dichiarato: “Da Katowice deve arrivare una decisione che inviti i Paesi a rivedere e migliorare i propri obiettivi climatici nazionali entro il 2020 alla luce del Report IPCC su 1.5° C. Abbiamo bisogno anche di un ‘Libro delle Regole’ forte come primo passo per consolidare il meccanismo di ambizione dell’accordo di Parigi. Il dialogo di Talanoa ci ha portato molti esempi che mostrano che l’azione per il clima è possibile”.

Il “Libro delle regole” per rendere operativo l’accordo di Parigi è arrivato, dunque. Ora tocca capire quanto sarà effettivo l’impegno di tutti. Infatti non poche sono le perplessità. A cominciare dallo stesso WWF che lamenta “poca chiarezza su come si debba contabilizzare il finanziamento sul clima fornito dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, su come si raggiungerà l’obiettivo dei 100 miliardi entro il 2020 o su come sarà concordato l’obiettivo finanziario globale dopo il 2025”, come spiegato da Manuel Pulgar-Vidal, leader internazionale Clima ed Energia del WWF.

Sembra che l’attuale crisi climatica non venga sentita da tutti i paese allo stesso modo e con la stessa gravità. Greenpeace, come riportato ancora dalla nota ANSA, ribadisce: “Nonostante solo due mesi fa l’Ipcc abbia lanciato un chiaro allarme, affermando che restano a disposizione solo dodici anni per salvare il clima del Pianeta, la Cop24 di Katowice si è conclusa oggi senza nessun chiaro impegno a migliorare le azioni da intraprendere contro i cambiamenti climatici. Se è vero che la Cop24 ha approvato un regolamento relativo all’applicazione dell’accordo di Parigi, a dispetto delle attese non è stato raggiunto alcun impegno collettivo chiaro per migliorare gli obiettivi di azione sul clima, i cosiddetti Nationally Determined Contributions (Ndc)”.

Greenpeace esorta i governi ad “accelerare immediatamente le azioni volte a ridurre le emissioni di gas serra e a dimostrare di aver ascoltato le richieste che arrivano dalla società. Il rapporto del IPCC è un campanello d’allarme che richiede azioni urgenti all’altezza delle minacce”. Secondo l’organizzazione ambientalista questo incontro non avrebbe fatto che confermare le distanze tra i paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e chi agisce ancora con troppa lentezza rispetto al problema. Ma il Rulebook è comunque un risultato, anche secondo Greeenpeace Tra le poche note positive di questo summit c’è, per Greenpeace, l’adozione di una serie di regole (il cosiddetto “rulebook”) che se supportato da ambizioni adeguate può contribuire alla difesa del clima”.

La conferenza di Katowice si sarebbe conclusa, insomma più con una speranza che con assodate certezze, “senza una chiara e forte risposta dei governi all’urgenza della crisi climatica, evidenziata dal recente rapporto dell’Ipcc”, ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Il risultato è forse debole ma è comunque di buon auspicio.

“C’è ancora molta strada da fare, soprattutto da parte della politica che stenta a dare all’azione per il clima quella priorità necessaria per preparare la società ad affrontare la sfida in modo adeguato prima che sia troppo tardi”, ha detto Luca Bergamaschi, ricercatore associato del Programma Energia, clima e risorse dell’Istituto Affari internazionali (Iai).

In concreto, “per l’Italia significa innanzitutto mettere in campo misure concrete per l’uscita dal carbone entro il 2025, data confermata dal ministro Costa nel suo intervento a Katowice, e iniziare a pianificare l’uscita dal gas e dal petrolio per raggiungere zero emissioni nette entro le prossime tre decadi”.

Al di là di tutto, il segnale che giunge da Katowice è importante. Si è cercato di dare vita a delle alleanze e comunque, anche in previsione del prossimo incontro della Cop25, di porre la questione di una collaborazione globale per superare la crisi climatica e delle migrazioni ad essa collegate. Appuntamento al 2020, cominciando intanto a ridurre le emissioni.

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