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Moda sostenibile: la rivoluzione per un futuro più green

Moda sostenibile: la rivoluzione per un futuro più green
Foto di StockSnap da Pixabay

Per un’impresa di moda essere definita sostenibile vuol dire fare scelte che contribuiscano ad abbassare l’impatto ecologico di tutte le proprie attività produttive

Alcune delle scelte che caratterizzano la moda sostenibile sono: la realizzazione di capi d’abbigliamento la cui lavorazione non gravi sull’ambiente, in particolare modo riducendo il consumo d’acqua, la diminuzione di emissioni di CO2 e di sprechi di materiali. Per moda sostenibile si intente infatti, una moda attenta sia all’ambiente sia alle persone.

Accanto alla salvaguardia dell’ambiente, le case di moda, per essere considerate sostenibili, devono rispettare, oltre l’ambiente, anche la salute e i diritti dei lavoratori e dei consumatori. Ecco perché la moda sostenibile comprende i concetti di ecosostenibilità e di etica.

Le conseguenze dell’industria moda

L’industria della moda non sostenibile è una delle più inquinanti al mondo perché provoca danni sia all’ambiente sia alle persone.

Conseguenze sull’ambiente

La filiera della moda non sostenibile sfrutta notevolmente le risorse idriche, basti pensare che per produrre una t-shirt occorrono in media 2700 litri di acqua, quantitativo necessario per il fabbisogno di una persona in tre anni.

Nella produzione di capi e accessori vengono utilizzati animali uccisi in modo cruento o addirittura, per non rovinarne la pelle, spellati vivi.

Inoltre, nelle varie fasi di lavorazione dei tessuti, la molti brand impiegano sostanze tossiche come alchilfenoli, flalati (derivanti dal petrolio), solventi, coloranti tossici, ammine aromatiche e metalli pesanti tra i quali cadmio, piombo, mercurio, cromo e molti altri.

Si tratta di sostanze non biodegradabili che, con il lavaggio degli indumenti, vanno ad accumularsi nelle acque reflue provocando un danno ambientale di enormi proporzioni.

Conseguenze sulla salute

Un altro fattore di rischio che la moda non sostenibile determina è che, utilizzando queste sostanze nocive, si crea il bioaccumulo, ovvero quel processo attraverso il quale si agglomerano sulla pelle tali sostanze che causano l’insorgere di gravi patologie.

Infatti, secondo il. Sistema Europeo di allerta rapida di prodotti non alimentari Rapex, molte di queste sostanze chimiche risultano potenzialmente cancerogene, modificano geneticamente il nostro sistema ormonale o provocano seri danni dermatologici.

Molto spesso i grandi brand sfruttano, nella catena di produzione, i lavoratori non garantendo loro un salario minimo legale e costringendoli a parecchie ore di lavoro. Inoltre la filiera della moda non sostenibile contribuisce allo sfruttamento dei minori, che diventano spesso vittime di abusi.

Le certificazioni per identificare la moda sostenibile

Per poter parlare di moda sostenibile bisogna considerare i materiali impiegati per l’abbigliamento e occorrono delle certificazioni che vengono rilasciate da organizzazioni locali ed internazionali per garantire al consumatore la sostenibilità dei processi produttivi e la tutela dei lavoratori.

Tra queste organizzazioni ve ne sono alcune di fama mondiale:

  • Global organic textile standard (certificazione Gots). Controlla tutte le fasi di lavorazione e i tipi di tessuti garantendone l’assenza di sostanze chimiche dannose;
  • Organic content standard (certificazione Ocs) promosso da Texile Exchange. Tale certificato attesta la provenienza delle fibre naturali da agricoltura biologica e la loro tracciabilità durante la produzione;
  • Global recycle standard (certificazione Grs). Identifica che i tessuti 100% riciclati derivino totalmente dagli scarti di materiali lavorati con procedimenti ecologici.

Perché scegliere la moda sostenibile

È importante seguire il concetto “less is more”, ovvero “meno è meglio” sensibilizzando sempre più persone all’acquisto di pochi prodotti ma sostenibili.  Tale concetto è proprio della moda sostenibile in quanto solo in questo modo possiamo contribuire alla salvaguardia del pianeta e alla tutela della salute dei lavoratori e dei consumatori. Moda sostenibile, insomma, come garanzia di salute e qualità.

Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Carole Marotta.

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