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No Cargo, le famiglie che dicono NO all’aeroporto di Parma

No Cargo, le famiglie che dicono NO all'aeroporto di Parma
No Cargo, le famiglie che dicono NO all'aeroporto di Parma

No Cargo, un comitato di genitori per opporsi alla trasformazione dell’aeroporto di Parma in terminal cargo. Il comitato genitori è caratterizzato e composto principalmente da famiglie preoccupate per il futuro e la salute dei propri figli. A supportarlo sono tante organizzazioni ambientaliste tra cui Legambiente

Le famiglie del territorio hanno deciso di unirsi perché con un aeroporto cargo e aerei dal peso di circa 500 tonnellate a passare sopra case e scuole ogni 20 minuti la vita si complica.Polveri sottili e rumore assordante cambieranno negativamente le nostre vite”, dicono.

L’aeroporto di Parma è troppo inserito nel tessuto urbano per poter anche solo pensare ad una conversione a terminal cargo. Giorgia e Alice rappresentano con orgoglio il comitato genitori che in sole 48 ore ha coinvolto oltre 50 famiglie. No Cargo Si alla Vita è il motto del gruppo genitori, perché la vita e la salute sono il bene più prezioso.
#comitatogenitorinocargo

Green Planet News ha voluto intervistare Alice Atzeni, una delle rappresentanti del comitato, per cercare di capire cosa davvero sta succedendo.

Ecco lo studio No Cargo Parma che illustra in maniera ancora più dettagliata le motivazioni del comitato.

Allegato 1-1

Alice, partiamo dalla nascita del comitato

Il Comitato NoCargoParma, da poco trasformatosi in Associazione di Promozione Sociale, è nato 3 anni fa per volontà di un gruppo di cittadini preoccupati per il possibile sviluppo dell’Aeroporto di Parma in aeroporto internazionale, con un allungamento della pista tale da farla diventare una delle più lunghe in Italia e, soprattutto, per la volontà di volerlo trasformare in terminal cargo.

La preoccupazione, dopo anni di studi, è diventata certezza: l’impatto ambientale sulla città di Parma sarà molto pesante, principalmente perché la pista è estremamente vicina al centro città e l’infrastruttura è inserita nel tessuto urbano: sarebbe un caso unico in Italia un aeroporto così vicino al centro.

Circa un anno fa sono entrata nel direttivo dell’Associazione e dopo aver letto lo studio realizzato da NoCargoParma con la collaborazione di ISDE (International Society of Doctors for Environment), che ha fornito tutta la documentazione medico-scientifica, ho capito il pericolo che corrono soprattutto i bambini, perché i piccoli che abitano o vanno a scuola nelle zone in cui insiste una aeroporto sviluppano, molto più frequentemente degli altri, disturbi cognitivi e soffrono di ritardi nell’apprendimento, oltre ad avere un maggior rischio di sviluppare problematiche respiratorie. Da qui la nascita del comitato genitori no cargo.

No Cargo, le famiglie che dicono NO all'aeroporto di Parma

Io, come ho già spiegato, faccio parte del comitato no cargo da tempo, ma recentemente sono stata contattata da Giorgia (una comune cittadina e mamma che sapeva della mia attiva partecipazione all’interno del comitato no cargo e quindi della mia esperienza) per capire insieme come costituire un comitato caratterizzato da genitori intenzionati a battersi per la difesa della salute dei propri figli e quindi in collaborazione con il comitato già esistente no cargo. In poche ore abbiamo coinvolto oltre 50 famiglie e siamo destinati a crescere perché il tema è molto sentito.

Quali secondo voi le principali criticità del progetto?

Gli aerei sono i mezzi di trasporto più inquinanti in assoluto, e i cargo in più sono velivoli vecchi a fine carriera ed emettono ancora più particolato. Da progetto, la società di gestione avrebbe l’obiettivo di far transitare quasi 19.000 voli all’anno, in pratica un passaggio ogni 15/20 minuti, il tutto in una zona che è già tra le più penalizzate d’Europa, essendo baricentrica rispetto alla Pianura Padana; ad oggi, abbiamo già avuto 49 sforamenti dei limiti di concentrazione delle polveri sottili, e la normativa ne consentirebbe 35 al massimo.

Da un calcolo fatto con l’ausilio di uno strumento offerto dalla sezione Infodata de Il Sole 24 Ore, con lo sviluppo dell’aeroporto. Parma avrebbe un ulteriore aggravio di inquinamento ambientale pari al transito di oltre 6 milioni automobili Euro 0.

Nelle immediate vicinanze dell’aeroporto vivono circa 12.000 persone (stima della Protezione Civile) e ci sono ben 6 scuole tra asili, elementari e medie, per un totale di circa 1.500 bambini; la scuola media di Baganzola è a soli 600 metri dalla pista.

Inoltre, è un aeroporto privo del necessario Piano di Rischio, chiuso tra tangenziale, autostrada A1 e linea TAV, e a fine pista è in corso la realizzazione di un gigantesco centro commerciale, ora bloccato dalla Procura della Repubblica proprio per l’incompatibilità con l’aeroporto.

E poi ci sono gli aspetti relativi al rischio idrologico, dovuti ad una esagerata cementificazione sia per la pista che per tutta la infrastruttura logistica, e gli aspetti economici, ovvero decine di milioni di denaro pubblico letteralmente regalati ad una società privata che inquinerà notevolmente il territorio.

Qualcuno obietta che “siete contro il progresso” o che magari la trasformazione avrà una ricaduta occupazionale ed economica positiva. Cosa rispondete?

Nessuno di noi è contro al progresso, ma pretendiamo sia sostenibile come appunto il trasporto su rotaie. Ci stiamo anche attrezzando con architetti per proporre qualcosa di innovativo in alternativa allo spazio dedicato all’aeroporto.

Noi non vogliamo che i soldi pubblici arricchiscano le tasche dei privati, per altro minacciando la salute di cittadini onesti e disinformati, perché purtroppo ciò che sappiamo noi non lo sanno tutti i Parmigiani in quanto le notizie che trapelano sono sempre riconducibili ad illusioni e narrazioni molto distanti dalla triste realtà.

La società di gestione, che ha presentato perdite per oltre 47 milioni di Euro negli ultimi 12 anni, propone il piano di sviluppo dell’aeroporto come strategico per il territorio ma, analizzando attentamente il progetto, abbiamo scoperto che le infrastrutture logistiche che verranno realizzate a servizio dei cargo, saranno a basso valore aggiunto con un impatto minimo, in termini occupazionali; 15/20 addetti di basso livello addetti ai magazzini.

E per quanto riguarda la necessità, per le aziende, di movimentare le merci, dobbiamo renderci conto che siamo alle porte di un disastro ambientale planetario, è quindi indispensabile pensare ed agire fuori dai soliti schemi ed individuare modalità di trasporto a basso impatto;

proprio qui a Parma abbiamo un esempio virtuoso, la Barilla, che ha iniziato a far viaggiare in Europa le proprie merci su rotaia, e anche Trenitalia ha attivato un servizio di trasporto merci su Treni ad Alta Velocità. Questo è il futuro del trasporto merci, non aereo + TIR.

Cosa chiedete in sostanza?

Per tutti questi motivi chiediamo che non venga concesso l’ampliamento dell’aeroporto e che, anzi, venga declassato per farlo ritornare a quello che è sempre stato: un piccolo aeroporto di provincia utile per i voli privati e, all’occorrenza, qualche charter, oltre che come campo volo, dato che era nato nel 1945 proprio per questo scopo.

Ci stiamo battendo per un futuro più sano e a misura d’uomo, in armonia con l’ambiente. Se non curiamo l’ambiente in cui viviamo saremo destinati a morire, sarebbe come crescere un bambino in un ambiente ostile, tossico da un punto di vista ambientale ed emotivo, avendo la pretesa che si riveli un adulto fiducioso ed equilibrato.

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