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Passeggiare nel letto (antico) del Tevere

Foto di Nikita Belokhonov da Pexels

Passeggiare nel letto del Tevere? Ma cos’è… un miracolo? Beh, non esattamente di quelli canonici, per così dire, ma lo in qualità di evento all’interno della Settimana del Pianeta Terra. Tanti appuntamenti in giro per l’Italia in cui le geoscienze, grazie all’apporto di un gruppetto di esperti, ricercatori, scienziati, volontari, si sono raccontate

Quant’è bello zigzagare (a piedi) dentro il Tevere

Il tutto succede nella zona sud della Capitale: qui il verde sta decisamente facendo a pugni con palazzi, palazzoni, strade e stradacce, e comunque riesce sempre ad incantare.

Il luogo si trova nell’area Spinaceto-Mezzocamino, è conosciuto come Drizzagno, un nome rivelatore del suo significato. Qui un pezzo di Tevere, esattamente una sua ansa (detta ansa di Spinaceto), negli anni trenta del secolo scorso è stato tagliato, per ottenere un alveo artificiale bello dritto (appunto, Drizzagno), in modo da lasciar fluire le acque senza creare problemi in città spesso colpita da gravi alluvioni.

Anzi, questa gigantesca opera idraulica, iniziata nel 1936, solo l’anno successivo si interrompe proprio per via di una grande piena che sommerge la città. Poi riprende però per concludersi nel 1940 anno in cui Benito Mussolini, esattamente il 16 agosto, la inaugura definitivamente (guardate il filmato Luce dedicato).

Il Tevere tra Drizzagno e Ponte di Mezzocamino

Il Drizzagno, lungo 1.290 metri, accorcia la lunghezza del fiume di quasi 3 km ed è solo una delle opere che il regime ha in mente, assieme a un aeroidroscalo in zona Magliana, mai costruito, e al Ponte di Mezzocamino, più volte ridisegnato e rinforzato nella sua vita, dal 1943 al 1951: oggi costituisce la rampa di accesso al GRA, il Grande Raccordo Anulare, dalla via del Mare e dal 2003 è monumento nazionale.

Tutto questo, e molto altro, lo snocciola in modo avvincente un appassionato, uno di quei ricercatori che ha organizzato questa speciale passeggiata, Marco Pantaloni, geologo dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. “Avevamo previsto al massimo 50 persone”, dice, “Invece siete più di 80, arrivati sul Ponte di Mezzocamino a piedi, in bici, in canoa”. Proprio un successo.

Il territorio abbandonato fa ora parte di una riserva naturale

Dopo la costruzione del Drizzagno, il territorio lasciato dalle acque viene colonizzato da piante di ogni sorta e dentro, dunque, ci si può passeggiare, tra alberi originari, pochi, e altri arrivati là un po’ per caso per via delle bizzarrie della natura (che in realtà ha in mente sempre un sacco di precisi progetti), un po’ per interventi umani.

Abbandonato il Ponte di Mezzocamino e scendendo verso il fiume, passo dopo passo si entra in questa ex-ansa, oggi parte della Riserva Naturale statale del Litorale Romano: conserva ancora un po’ di acqua, una specie di lago allungato che si costeggia per qualche metro, patrimonio di canne, tamerici, alcuni epilobi e, in qualche tratto da lenticchie d’acqua che ci galleggiano sopra. Intorno ci sono pioppi, parecchi, che con l’umidità vanno tanto d’accordo, querce, eucalipti sfuggiti da altre bonifiche qua vicino.

Ogni tanto si sente il richiamo di qualche volatile, si scorge rapido il volo di un airone, bianco o cinerino, mentre sotto le suole ci si scontra con silene bianca, cicoria con i suoi fiori azzurrini, spinaci e broccoletti selvatici, piantaggine, una gran bella e buona varietà vegetale che a conoscerla bene potrebbe anche finire nel piatto in una insalata misticanza cruda o cotta… A proposito di piatti, compagno di camino, insieme agli entusiasti escursionisti, è Cesare Bergamini, un pescatore che questi posti li conosce come le sue tasche e sa tutti i segreti su come cucinare le anguille: le pesca ogni giorno anche se ormai ce ne sono sempre meno nel Biondo… ma questa è un’altra storia.

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