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Suolo: conoscerlo per difenderlo meglio

Foto di Jan Kroon da Pexels

Suolo: un perfetto (o quasi) sconosciuto. Ce ne accorgiamo soprattutto quando la sua vulnerabilità arriva nei fattacci di cronaca, erosione, alluvioni, frane, desertificazione

A Roma, il 18 ottobre, c’è stato un importante workshop che ha unito Cia-Agricoltori Italiani, e Siss, Società Italiana della Scienza del Suolo. Due attori che “trattano” il suolo da diverse declinazioni, considerando che si tratta di organismo vivente da salvaguardare per il benessere di tutti, in uno scambio di professionalità e capacità, per mettere insieme formazione e competenza scientifica e praticità nell’affrontare i problemi, individuare soluzioni, sperimentarle assieme in un dialogo continuo. “Ci unisce anche altro”, spiega Dino Scanavino, presidente nazionale Cia. “L’abitudine a starci davvero in mezzo alla terra, senza paura di sporcarci le scarpe e le mani”.

Un suolo in salute è speranza per il territorio

Una bella iniziativa, per noi tutti, perché di suolo se ne sa davvero pochissimo. “Sì”, conferma Anna Benedetti, presidente Siss: “Si pensa sia una materia inerte e che serva unicamente come substrato su cui camminare e edificare. Non viene mai accennato invece che il 95% del cibo consumato deriva dal suolo e che non ci sarebbe nessuna forma di vita sulla Terra senza di esso”. Aggiunge Dino Scanavino: “La sua gestione sostenibile è la base di tutto: garantisce la fertilità per avere produzioni nel tempo, assicura la salvaguardia della biodiversità del terreno, controlla l’erosione superficiale e riduce i rischi del dissesto idrogeologico grazie ad una corretta sistemazione idraulico agraria. Senza dimenticare che la sostanza organica contenuta è il più efficace sistema di assorbimento di carbonio per la mitigazione delle emissioni di gas che alterano il clima”.

“Ogni anno”, sottolinea Benedetti, “l’Italia perde migliaia di tonnellate di suolo fertile a causa dell’erosione, frane e smottamenti. Per formare un centimetro di suolo occorrono ben 100 anni. È necessario ritornare alle sistemazioni idrauliche agrarie ed alla progettazione del paesaggio rurale ponendo attenzione alle caratteristiche ambientali, non forzando la natura, ma valorizzandola. Perché i territori diventano vulnerabili molto spesso a causa di un cattivo uso che l’uomo ne ha fatto. Quando si parla di suolo”, continua la presidente Siss, “va definito l’uso che di esso si vuole fare. In agricoltura ci sono molte tecnologie innovative che possono essere attuate per proteggerlo, fondate sulla consapevolezza che il suolo non sia una risorsa rinnovabile e pertanto va gestito con tecniche sostenibili”.

La buona agricoltura è circolare

Del resto, dice il presidente Cia, “l’agricoltura può essere un vantaggio. Gli agricoltori, per millenni, non solo hanno fatto coesistere fertilità con sostenibilità, ma sono stati fondamentali per la grande crescita demografica e culturale delle comunità umane, oltre a modellare direttamente paesaggi straordinari. L’agricoltura ha due funzioni essenziali”, precisa Scanavino. “Da una parte deve produrre beni e servizi per gli uomini, dall’altra deve riprodurre le condizioni di fertilità e di tenuta del capitale naturale. L’equilibrio sta nel garantire la circolarità, non a caso si parla oggi di economia circolare. La buona agricoltura è circolare, per questo c’è bisogno di rivalutare le sistemazioni idraulico agrarie per evitare erosione e dissesto, curare la fertilizzazione organica e la biodiversità del suolo, adottare forme di irrigazioni efficienti, valorizzare i compost, le acque di depurazione, i digestati. Il ruolo dell’agricoltura è enorme e riguarda tutti i cittadini. C’è un passaggio culturale da fare. Il suolo non è il luogo dove scaricare scarti e rifiuti, ma dove scarti e rifiuti, adeguatamente e intelligentemente trattati, possono diventare risorse per le nuove generazioni, in tutti i sensi: batteri, piante e uomini”.

Diventiamo ambasciatori del suolo

Parlare di suolo dunque serve e bisogna farlo spesso, serve conoscenza e consapevolezza. In tal senso Anna Benedetti vede uno spiraglio di speranza e positività, poiché a tutti livelli si sta cercando di informare coinvolgendo sempre di più i cittadini. Però, insiste, “dobbiamo fare di più e convincere ogni singola persona che può agire a favore e per il suolo. Come Siss, unitamente alla Società Italiana di pedologia ed al Fai (Fondo Italiano per l’Ambiente), all’inizio di questo anno abbiamo pubblicato un decalogo sul suolo per conoscerlo e salvarlo, nel quale vengono individuati i dieci principi fondamentali su cui lavorare quotidianamente: 1) Conosci il suolo, è un organismo vivente; 2) Proteggi il suolo, è una risorsa non rinnovabile; 3) Difendi il suolo dall’erosione; 4) Difendi il suolo dall’inquinamento; 5) Sostieni la qualità del suolo a partire dalle tue scelte a tavola; 6) Riduci gli sprechi e nutri il suolo; 7) Proteggi la biodiversità; 8) Tutela il suolo per proteggere il paesaggio; 9) Acquista prodotti locali, ogni territorio ha i suoi, diversi e unici come i suoli che li producono; 10) Diventa ambasciatore del suolo.

Gli interventi per il futuro

Cia in proposito si sta “muovendo su diversi piani sia politici sia professionali”, spiega il presidente Scanavino. “Sul piano politico sosteniamo e spingiamo sul Parlamento affinché venga emanata una legge efficace per contrastare il consumo del suolo. Non basta però contrastare la cementificazione, per questo interloquiamo con le Regioni e gli Enti locali, per pianificare azioni concrete di manutenzione, combattere degrado e dissesto, valorizzare i paesaggi. In questo ambito diamo slancio all’azione multifunzionale degli agricoltori. L’agricoltura è il miglior viatico per contrastare l’abbandono delle aree interne, ma gli agricoltori in convezione con gli Enti locali possono essere protagonisti di interventi specifici di manutenzione del territorio, della rete idrologica, del paesaggio. Così come i selvicoltori sono fondamentali per la grande superficie forestale italiana, una straordinaria risorsa economica, paesaggistica e culturale assolutamente sottovalutata. Infine, operiamo sul piano professionale, per promuovere imprese agricole sostenibili, a partire dallo sviluppo dell’agricoltura biologica, che molto interessa soprattutto i nostri associati più giovani, ma non solo. Stiamo anche sviluppando un grande progetto di sviluppo di servizi all’impresa, finalizzati tra l’altro alla diffusione di innovazioni agro-ecologiche”.

Il prossimo impegno di Cia è a Roma, il 29 novembre con l’assemblea nazionale. Scopo: ribadire la necessità di un grande piano nazionale di manutenzione e valorizzazione del territorio, delle sue infrastrutture e dei suoi paesaggi, con proposte concrete.

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