Importante che i finanziamenti per la tutela della biodiversità, nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, siano esclusivi e distinti dalla spesa generale per ambiente e clima.
All’Unione Europea si chiede che la questione ambientale, in particolare la tutela della biodiversità, torni a diventare una priorità nelle scelte e nei programmi di finanziamento.
A sottolinearlo è Stefano Picchi, esperto di biodiversità e membro della Commissione Aree Protette dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), tra i firmatari di un appello rivolto ai vertici della Commissione Europea, sottoscritto de ben 1400 studiosi, il cui obiettivo è un significativo cambio di strategia in materia di tutela della natura ed in particolare della biodiversità.
La lettera, la cui sottoscrizione è stata avviata da Scientists for Future Austria, offre un quadro chiaro e dettagliato sulle motivazioni e le necessità che hanno spinto all’iniziativa: “La biodiversità europea è in crisi. L’Agenzia europea dell’ambiente ha riferito che oltre l’80 per cento degli habitat nell’UE si trova in uno stato di conservazione scarso o pessimo. Il degrado degli ecosistemi non è solo una minaccia per le specie e gli habitat, ma mette anche a repentaglio i servizi ecosistemici che sostengono la nostra sicurezza alimentare, l’approvvigionamento idrico, la resilienza climatica e il benessere umano generale”.
La tutela della biodiversità non può aspettare
Il tempo stringe e le decisioni in tal senso devono essere sollecite. Si prevede che la Commissione Europea pubblicherà la prima bozza del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) dell’Unione tra poche settimane, il 16 luglio 2025. Un documento che definirà come l’Unione Europea impiegherà le sue ingenti risorse per il periodo 2028–2034.
I firmatari chiedono che il Quadro tenga conto della protezione della biodiversità considerandola un obiettivo a sé stante, con fondi dedicati e regole stringenti per un loro corretto utilizzo. Un passo fondamentale della lettera è proprio laddove si legge: “Sebbene il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 abbia segnato un passo avanti, la biodiversità riceve ancora solo una frazione del bilancio dell’UE.
Attualmente, il 6 per cento del bilancio dell’UE sostiene obiettivi relativi alla biodiversità, compresi i finanziamenti del piano di ripresa NextGeneration EU. L’UE si era impegnata ad aumentare questa quota al 7,5 per cento nel 2024 e ulteriormente al 10 per cento entro il 2026-2027.
Tuttavia, gli attuali livelli di spesa rimangono ben al di sotto di quanto necessario per colmare il deficit di finanziamento e persino l’obiettivo di finanziamento del 10 per cento sarà difficile da raggiungere”
I punti salienti delle richieste alla Commissione Europea
Nella lettera emerge quindi con chiarezza l’esigenza che la spesa per la biodiversità sia distinta da quella generale per ambiente e clima. Non abbandonando il programma LIFE, uno dei programmi di finanziamento più ambiziosi per la biodiversità in Europa.
In particolare, gli scienziati insistono sui seguenti punti:
– Soglie di spesa per la biodiversità nei piani di investimento nazionali;
– Requisiti rigorosi basati sulle prestazioni che includono risultati positivi per la natura per i grandi investimenti, in particolare infrastrutturali;
– Piena attuazione di un principio rafforzato di “non arrecare danno significativo” in settori specifici;
– Blocco dei fondi in caso di violazione del principio, insufficiente attuazione del diritto ambientale dell’UE o violazione degli obiettivi e delle tappe fondamentali della politica ambientale;
– Istituzione di un Fondo dedicato al Ripristino della Natura;
– Rafforzamento della capacità amministrativa e del supporto tecnico a livello regionale e locale per garantire che i fondi siano accessibili e utilizzati in modo efficace;
– Garanzie volte a garantire che i finanziamenti dell’UE per lo sviluppo strategico non vadano a scapito delle aree protette, della connettività ecologica o della salute degli ecosistemi a lungo termine.
Obiettivi essenziali, come sottolinea Stefano Picchi: “non solo direttamente per la tutela ambientale, ma anche per tutto quello che all’ambiente è strettamente connesso come la salute umana e animale e la sicurezza del territorio. L’Italia è stato il massimo beneficiario del programma LIFE per l’ambiente soprattutto in regioni spesso colpite da eventi estremi come nel Nord Italia. Non rifinanziarlo adeguatamente e più in generale non adottare una strategia europea davvero incisiva in materia di salvaguardia della natura e della biodiversità, può esporci a seri pericoli, oltre a danneggiare forse irrimediabilmente il futuro del Pianeta”.