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Ucraina, summit volenterosi senza Meloni. La premier: “Noi coerenti, no invio truppe”

(Adnkronos) – Le sneakers bianche di Edi Rama che spiccano sul red carpet inzuppato di pioggia, mentre il premier albanese si inginocchia – un deja vu – per accogliere la presidente del Consiglio Giorgia Meloni; la foto dei leader del gruppo dei "volenterosi" (Macron, Merz, Tusk e Starmer, più Zelensky) durante la video-call con Donald Trump, dove l'inquilina di Palazzo Chigi è assente; e poi lo sguardo teso di Meloni, che convoca la stampa nella sterminata Piazza Skanderbeg per rispondere al fuoco incrociato delle opposizioni, che la accusano di mancare gli 'appuntamenti' con la storia. Sono alcune delle istantanee da Tirana, teatro della sesta edizione del vertice della Comunità Politica Europea. Un appuntamento che consente al padrone di casa, fresco di riconferma elettorale, di rilanciare le ambizioni europee dell'Albania, con l'orizzonte fissato sull'ingresso nell'Ue entro il 2030. Ma è la guerra in Ucraina il dossier centrale del summit, che riunisce i leader di 47 Paesi del Continente. Tra loro, anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, grande mediatore nei colloqui per il cessate il fuoco andati in scena a Istanbul. Un tavolo disertato da Vladimir Putin – e Meloni, nel suo intervento alla sessione plenaria, non manca di sottolinearlo.  "Il mondo ha visto chiaramente chi è davvero disposto a sedersi al tavolo dei negoziati e chi no. E questo mostra, al di là di ogni propaganda, chi cerca davvero la pace e chi invece no", ha detto la premier, secondo cui non bisogna leggere quanto accaduto ieri in Turchia "come una battuta d'arresto e gettare la spugna". 
L'Italia, ha ribadito, resta al fianco di Kiev: "Dobbiamo insistere con determinazione per raggiungere finalmente un cessate il fuoco incondizionato e un vero accordo di pace, con serie garanzie di sicurezza per l'Ucraina". Nel suo discorso – introdotto ironicamente da Rama che l'ha definita la "protettrice" dell'Albania – Meloni ha proposto una riflessione sull'identità europea, fondata sulla sintesi tra filosofia greca, diritto romano e umanesimo cristiano. Valori che, a suo dire, l'Europa deve riscoprire e difendere per affrontare le sfide future e onorare il ruolo che la storia le ha assegnato. Ha inoltre rilanciato l'integrazione dei Balcani occidentali come necessità storica e strategica, assicurando il sostegno italiano a questo percorso.  Denso il calendario degli incontri collaterali per la presidente del Consiglio. In mattinata, colloqui con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, Erdogan e la premier danese Mette Frederiksen, seguiti da confronti con altri leader regionali, come il cipriota Nikos Christodoulides e la presidente svizzera Karin Keller-Sutter. Alla cerimonia d'apertura, al Teatro Nazionale dell'Opera e del Balletto, Meloni è seduta tra Frederiksen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, atteso domani a Roma. Nel pomeriggio, bilaterale con Rama: i due leader concordano di convocare entro l'anno in Italia il primo vertice intergovernativo Italia-Albania. Al centro del colloquio anche il protocollo migratorio che ha portato alla costruzione dei centri di Gjader e Shengjin. L'intenzione, spiega Meloni, è quella di "andare avanti, come promesso".  Ma l'istantanea dei "volenterosi" riuniti in video-collegamento con Trump senza la premier italiana basta alle opposizioni per attaccare: da Giuseppe Conte a Matteo Renzi, le accuse parlano di "isolamento" e "irrilevanza" dell'Italia. Il leader di Italia Viva rilancia anche le indiscrezioni della Welt assenza del nostro Paese tra i "partner strategici" della Germania nella versione finale dell'accordo di coalizione, su impulso della Spd: articolo che però è stato smentito da Berlino. Ai piani alti del governo il malumore per le polemiche che rimbalzano da Roma è palpabile. E Meloni, a margine dei lavori, decide di chiarire la propria posizione davanti ai giornalisti: "Ci tengo a dire una cosa", esordisce: "Rispetto a questo dibattito sulla mancata presenza italiana alle riunioni tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina, devo ribadire una cosa che ho già spiegato diverse volte, e cioè che l'Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina".  E aggiunge: "Non avrebbe senso per noi partecipare a formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità. Credo sia un fatto di chiarezza e di coerenza". Un concetto ribadito subito dopo: "Ci viene chiesto di partecipare a questi format perché dovremmo mandare le truppe in Ucraina, oppure solo per fare una foto e dire di no? Su queste cose bisogna essere seri, e io sono una persona seria".  A difendere la linea italiana, interpellato dall'Adnkronos, interviene il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli: "La presidente Giorgia Meloni non ha bisogno di fare passerelle: la sua azione è fondata sui fatti. La sua posizione è sempre stata chiara e coerente, sia quando era all'opposizione, sia da quando è al governo". Meloni incassa il sostegno anche del vicepremier leghista Matteo Salvini: "No all'invio di anche un solo militare italiano in Ucraina. Il governo è compatto, chiaro, coerente. Non cambieremo idea".   A sera, però, arriva la dura replica del presidente francese: "Credo che ci sia un errore di interpretazione, la discussione che abbiamo avuto era per ottenere un cessate il fuoco in Ucraina, non c'è stata una discussione né a Kiev domenica né oggi con Zelensky sull'invio di truppe. Bisogna essere seri sull'informazione, abbiamo discusso di pace e garanzie di sicurezza. Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe…", dice Macron rispondendo a una domanda in conferenza stampa sulle parole di Meloni.  Nel frattempo, l'Europa si prepara a varare un nuovo giro di vite contro Mosca. "Abbiamo pronto il diciassettesimo pacchetto di sanzioni" contro la Russia per la guerra in Ucraina "e lavoriamo al prossimo", annuncia l'Alta Rappresentante Ue Kaja Kallas. Le nuove misure saranno approvate martedì prossimo dal Consiglio Affari Esteri dell'Unione. Domani, a Roma, si apre un'altra giornata densa di incontri per la premier. Oltre a Merz, sono attesi a Palazzo Chigi il presidente del Libano Joseph Aoun e il primo ministro canadese Mark Carney. Questi gli unici impegni ufficializzati, ma in vista della cerimonia di intronizzazione di Papa Leone XIV in programma domenica, non è escluso che l'agenda di Meloni possa riempirsi di nuovi appuntamenti. (dall'inviato Antonio Atte) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

AdnKronos

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