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L’isola del Vaticano, alla Biennale Architettura di Venezia

Foto di Peggy Choucair da Pixabay

Il Vaticano è a Venezia per la Biennale Architettura 2018, l’evento che fino al prossimo 25 novembre richiama professionisti e appassionati da tutto il mondo. Si tratta di una bella novità. Per la prima volta infatti alla Mostra Internazionale di Architettura, giunta alla 16a edizione, partecipa la Santa Sede, con un padiglione davvero speciale.

Un padiglione “diffuso”, in mezzo al bosco dell’isola di San Giorgio Maggiore, gioiello di quel tesoro di meraviglie che è Venezia e dove oggi si trova la Fondazione Cini: qui ha preso vita il progetto “Vatican Chapels”, ovvero dieci cappelle progettate da altrettanti architetti che raccontano in tal modo la loro idea di fede, anche chi non ce l’ha.

Alla Biennale di Venezia il Vaticano dà spettacolo

Il Padiglione del Vaticano si mostra come un vero e proprio pellegrinaggio in questo bosco-giardino che caratterizza il posto, tra acqua, cielo, natura, in mezzo alla laguna in cui i clamori della Venezia turistica sono molto lontani.

Appena si giunge nell’isola, ad accogliere c’è l’imponente basilica cinquecentesca progettata da Andrea Palladio e con all’interno mirabili dipinti come quelli del Tintoretto. La si aggira per pochi passi e si entra nel bosco in cui l’odore dei pini si mescola a quello salmastro delle onde.

La superficie a disposizione è di oltre un ettaro e le cappelle si mostrano all’improvviso tra gli alberi oppure in piccole radure che sembrano essere create apposta per ospitarle. Passo dopo passo, il percorso rivela i piccoli edifici che non sono consacrati (solo alcuni sono equipaggiati con croce e altare) ma che hanno un livello di religiosità al massimo livello. Il tutto in un mix in cui natura, arte, culture diverse si uniscono in un’incredibile armonia spirituale, non per forza religiosa.

Tanti luoghi insomma dove fermare a riflettere su se stessi e l’esistenza, in un peregrinare che assomiglia a quello della vita, che rasserena e (forse) può dare risposte.

Vatican Chapels alla Biennale: pellegrinaggio nel bosco

A ispirare i lavori, qui alla Biennale di Venezia, è stata la “Cappella del Bosco” che l’architetto svedese Gunnar Asplud ha progettato attorno al 1920 nel cimitero di Stoccolma.

Prima tappa del sentiero è del resto proprio il Padiglione Asplund, una “capanna tutta di legno”, progettato dagli architetti Francesco Magnani e Traudy Pelzel, in cui si espone l’intero progetto con schizzi, plastici, documenti che richiamano la struttura svedese.

Da ricordare che le cappelle immerse nella natura di questo pezzetto di laguna sono anche dovute a sperimentazioni di concezioni architettoniche e di materiali di vario genere, legno, acciaio, ceramica, acciaio, calcestruzzo leggero e armato, vetro: una volta terminata la manifestazione, tutto sarà facilmente smontato e riciclato.

Alla Biennale il Vaticano disegna un fantastico sentiero

Davvero fantastico il sentiero del Padiglione del Vaticano alla Biennale: sotto gli alberi in cui si incontrano queste strutture particolari. Come quella di Javier Corvalàn Espínola: un grande cerchio sospeso fissato solo in minima parte al suolo, con dentro una figura che sembra una grossa croce tridimensionale.

È proprio una croce invece, posta all’apice di una struttura di legno, quella che Terunobu Fujimori ha inserito nella sua cappella che ricorda una chiesa di montagna, decorata con foglie d’oro in un interno bianco e solare: vi si entra da una porta strettissima.

Solo due grandi croci in acciaio lucido (da usare anche come sedute), senza mura, per l’idea di cappella di Carla Juaçaba, una sacralità a tutta natura.

Ancora acciaio per il lavoro di Sean Godsell, un incredibile parallelepipedo con le parti inferiori che come ali si alzano e lasciano vedere l’interno, un particolare altare da cui guardare il cielo, visto che il tetto manca.

Una sorta di recinto per i moduli di pietra di Vicenza concepiti da Eduardo Souto De Moura.

Fa venire in mente certe casette messicane la cappella in terracotta aranciata ideata da Ricardo Flores & Eva Prats, dalle forme morbide e curve, con tanto di scalette verso un altare che manca.

Pulito e leggero l’edificio in lastre ceramiche a ridotto spessore per Francesco Cellini: si incastrano creando uno spazio del tutto aperto sul paesaggio.

Andrew Berman mostra la sua cappella semplicemente con un altare di legno difeso da tre pareti e un tetto essenziale: un luogo in cui concentrarsi, non c’è dubbio.

Ha pensato alle cappelle votive in giro per il suo Cile l’architetto Smiljan Radić realizzandone una in cemento armato modellato dalle bolle d’aria del pluriball, materiale per imballaggi. Si fa fatica ad entrare dalla grande porta in legno chiaro che non si chiude mai perfettamente ma dentro la suggestione è perfetta. Il soffitto è in vetro su cui si poggiano le foglie scacciate via da ogni soffio di vento. Una grande trave di acciaio attraversa la cappella e assieme a un altro asse di legno forma una croce molto evocativa.

En plein air la cappella di Norman Foster, una struttura di cavi e puntoni in acciaio che sorregge un graticcio di legno su cui si avvolgono i rami di gelsomini: senza altari e croci, nei 12 metri di lunghezza e nell’altezza di 6, sembra quasi di essere su un ponte (pur se saldamente fissato a terra) e la sensazione di far parte di tutto quell’insieme è totale.

Per arrivare all’isola di San Giorgio Maggiore è possibile prendere il vaporetto della linea Actv 2 con fermata San Giorgio in partenza da San Zaccaria (durata del viaggio di circa 3 minuti) o dalla stazione Ferrovia, circa 40 minuti.

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