sabato, Aprile 20, 2024

Rome 14°C

Ambiente, il mare della Sardegna restituisce due tonnellate di rifiuti

Ambiente, il mare della Sardegna restituisce due tonnellate di rifiuti
Foto di Barak Broitman da Pixabay

Pescatori e ricercatori i protagonisti della salvaguardia del mare con il censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma

Ben due tonnellate di rifiuti adagiati sul fondale di due aree marine protette della Sardegna, sono stati recuperati dai ricercatori dell’ISPRA impegnati in prima fila nel progetto Mo.Ri.Net “Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma”,  dopo circa un anno e mezzo di ricerche.

Frutto di un partenariato composto da ISPRA, PolieCo, Università degli Studi di Siena, AMP Isola dell’Asinara e AMP Capo Carbonara, il progetto è nato con l’intento di rimuovere i rifiuti marini, in particolare reti perse o impigliate o parti di esse, precedentemente identificati e geolocalizzati, in due aere Pilota: Area Marina Protetta del Parco dell’Asinara e nel Golfo dell’Asinara e in quella di Capo Carbonara in Sardegna.

I risultati presentati a Porto Torres sono sconfortanti. Dal mare è stato recuperato di tutto: reti a strascico, attrezzi da pesca persi o abbandonati, lenze, tramagli, nasse. Ma anche lattine, bottiglie di plastica e vetro, pneumatici e sacchetti.  Insomma un’enorme massa di rifiuti da anni presente in fondo al mare.

Durante l’evento anche uno scambio di esperienze con altri progetti che si occupano del problema dei rifiuti marini in Sardegna, per tracciare nuove prospettive di sviluppo nell’ottica dell’Economia Circolare, perché i rifiuti raccolti, se idonei, possono essere avviati al processo di riciclo e valorizzazione.

Il progetto Mo.Ri.Net, le fasi di svolgimento

Il progetto si è articolato in più fasi. Nella prima fase le due aree marine sono state caratterizzate in termini di biodiversità, con la descrizione dei popolamenti presenti e l’individuazione di habitat, specie protette, zone di pregio e di rilevanza conservazionistica.

Contemporaneamente, attraverso l’impiego di Multibeam e ROV (Remotely Operated Vehicle) sono stati determinati numero, tipologia e densità dei rifiuti marini per una prima valutazione dell’impatto di questi sulle comunità presenti.

Sono stati, inoltre, effettuati campionamenti delle microplastiche e il prelievo di biopsie sui cetacei.

Tutti i campionamenti sono stati eseguiti a luglio e agosto 2022 nell’Area Marina Protetta dell’Isola dell’Asinara, a bordo dell’imbarcazione Vega 1 e ad ottobre 2022 nell’Area Marina Protetta di Villasimius a bordo della nave oceanografica Astrea di proprietà dell’ISPRA.

Nel Golfo dell’Asinara sono stati trovati mediamente 97 oggetti per km2, con un massimo di 732 oggetti/km2, ma in alcune cale (per la precisione 4 su 37) non ci sono stati rilevamenti di rifiuti.

Il valore risulta basso se confrontato con altre aree italiane del Mediterraneo, dove sono stati condotti monitoraggi simili (ad esempio nel Golfo di Venezia sono stati trovati mediamente 567/576 oggetti per km2 in monitoraggi svolti tra il 2014 e il 2015.

Il prelievo di diverse specie ittiche, analizzate per valutare l’ingestione di particelle di plastiche, ha anche in questo caso evidenziato percentuali più basse rispetto a quelle osservate precedentemente in altre aree del Mediterraneo sulle medesime specie.

La seconda, e più importante fase, ha permesso di rimuovere i rifiuti marini.

Con la collaborazione del nucleo Carabinieri subacquei di Cagliari e dei pescatori, sono stati raccolti complessivamente 2 tonnellate di rifiuti, con un’operazione delicata che segue protocolli specifici al fine di non risultare dannosa per gli organismi e gli habitat.

Le reti perse, disincagliate dal fondo dai subacquei, sono state quindi portate in superficie tramite palloni di sollevamento e salpate dai pescherecci che hanno offerto il loro supporto.

La terza fase coordinata dal PolieCo prevedeva l’avvio dei rifiuti al riciclo ma purtroppo non ha avuto l’esito sperato.  I rifiuti recuperati hanno mostrato caratteristiche di non idoneità al successivo trattamento di riciclo poiché il lungo tempo di permanenza sul fondo ha determinato che fossero colonizzati da diversi organismi incrostanti, che ne hanno fatto perdere le caratteristiche tecniche idonee al corretto riciclo.

Per i materiali raccolti l’unica strada possibile è lo smaltimento.

ALTRI ARTICOLI
nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

i più letti

Newsletter

Gli articoli della settimana direttamente sulla tua email

Newsletter