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Aziende e clima, il report IPCC a favore degli avvocati contro le emissioni

Aziende e clima, il report dell'IPCC a favore degli avvocati contro le emissioni
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

L’Europa potrebbe giocare un ruolo fondamentale per gli avvocati del clima contro Big Oil e aziende ritenute responsabili delle emissioni. Strumento determinante: il recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change

Potrebbe essere numerose le “partite legali” da giocare per frenare le emissioni di emissioni di anidride carbonica, in particolar modo in Europa. Il recente rapporto di quasi quattromila pagine dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, pubblicato il mese scorso, parla chiaro: la responsabilità dell’attività antropica sul cambiamento climatico è inequivocabile.

Una manna per gli attivisti a favore dell’ambiente che potrebbero invitare all’azione portando quanti più “responsabili delle emissioni” in tribunale. Catherine Higham, analista politica alla London School of Economics’ Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment, ha infatti ricordato che tale report può definire concretamente un’ampia varietà di parti in causa.

Un modo, dunque, per fornire agli attivisti gli strumenti necessari per dare vita a numerosi e inequivocabili contenziosi. Sono anni che gli ambientalisti provano a portare in tribunale aziende e governi responsabili, secondo loro, degli effetti devastanti del cambiamento climatico.

Finora con scarsi risultati. La maggior parte delle “cause vinte” si sono svolte in Europa. Come ad esempio quella che ha richiesto alla Royal Dutch Shell Plc in maniera netta di di tagliare le emissioni, decisione che ha portato la Germania a rivedere alcune strategie. Negli Stati Uniti, al contrario, le sfide legali hanno portato poco.

Il report IPCC, realmente un’arma a favore del clima?

Ora, chiaramente, con l’approvazione della scienza stigmatizzata dal report dell’IPCC, la situazione potrebbe evolvere in nuovi e più favorevoli scenari per il clima. Un ruolo determinante potrebbero giocarlo i giovani dei vari movimenti con una tendenza alla “causa” che già in Germania sta crescendo in modo significativo.

Il report dell’IPCC viene pubblicato indicativamente ogni sei anni. Altre versioni del report sono state utilizzate in tribunale. Come in Francia con una causa contro il governo “colpevole” di non aver agito concretamente a favore del clima e una di un agricoltore del Perù contro la compagnia energetica tedesca RWE AG. Gli ambientalisti hanno, inoltre, utilizzato i dati del report in sfide che hanno avuto successo nei Paesi Bassi, in Colombia e in Sudafrica

L’edizione di quest’anno del rapporto dell’IPCC è ancora più chiara e concreta nell’attribuire all’attività umana il legame tra le emissioni e le follie del clima. Ciò fornisce quello che Roger Cox, l’avvocato che ha rappresentato un gruppo ambientalista olandese nella causa contro la Shell, ha definito “un valore aggiunto” per le richieste di risarcimento danni e compensazione. Il che potrebbe anche significare più controversie contro Big Oil.

Le conclusioni del report puntano però a spegnere gli incendi delle polemiche. Negli Stati Uniti diversi tribunali hanno già espresso riluttanza a interferire in una questione internazionale. Secondo i numeri del Sabin Center for Climate Change Law della Columbia University, ci sono circa 1.400 casi legati al clima negli Stati Uniti e 400 altrove nel mondo.

Le tattiche legali negli Stati Uniti hanno puntato al coinvolgimento delle compagnie di combustibili fossili come responsabili principali del cambiamento climatico e per per il riscaldamento globale. Se, infatti, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito nel 2007 che l’anidride carbonica può essere regolata come inquinante, pochi tribunali, in realtà, sono disposti a imporre la responsabilità per le emissioni. Ma il report è può sicuramente costituire un’arma in più.

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