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Case green, approvata la direttiva dal Parlamento UE

Case green, approvata la direttiva dal Parlamento UE
Foto di Tumisu da Pixabay

Il testo dovrà passare le negoziazioni tra Consiglio Ue ed esecutivo europeo dove ci potrebbe essere un’ultima occasione di cambiare la direttiva, prima di tornare in Aula.

Dopo la spaccatura del dibattito di lunedì arriva la luce verde del Parlamento Europeo che approva la direttiva “Energy Performance of Building Directive” sul rendimento energetico degli edifici in prima lettura, con 343 voti a favore, 216 contro e 78 astenuti. Il testo è stato emendato dal Pe in più parti.

L’approvazione non è definitiva, si tratta di un primo via libera alle direttive sulle case green. Manca ancora il trilogo, ossia la fase di negoziati tra Consiglio Ue e Commissione europea per arrivare al testo definitivo.

Non è scontata l’entrata in vigore. A testimoniarlo c’è un precedente, quello dello stop alle auto a benzina e diesel dal 2035: il testo, dopo i due via libera arrivati dall’Eurocamera necessitava della mera ratifica dei 27 prima dell’entrata in vigore ma il fermarsi di una minoranza di blocco ha fermato l’iter.

Si tratta di un passo avanti verso il nuovo provvedimento così discusso, che porterà si più efficienza energetica ma anche maggiori costi per le ristrutturazioni. Un provvedimento comunque ancora incompleto: non si parla di finanziamenti, sia europei che dei singoli Paesi membri.

Case green, cosa prevede la direttiva

La direttiva prevede la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali. L’obiettivo prioritario è svolgere azione sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati nella classe energetica più bassa, la G, dai diversi Paesi membri.

Per quanto riguarda l’Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat).

Nel testo ci sono indicazioni anche su edifici non residenziali, impianti solari e nuove costruzioni. Difatti già a partire da gennaio del 2026 scatta l’obbligo di realizzare i cosiddetti Zeb (zero emission buildings) per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. In tutti gli altri casi, la scadenza è il 2028.

Gli impianti solari, dal recepimento della direttiva diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Poi, entro il 31 dicembre 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali esistenti. Al 31 dicembre 2032 l’obbligo si estenderà a tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti. Gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Le deroghe

L’emendamento approvato dal Parlamento Ue contiene una serie di deroghe. Sarebbero esclusi dalle nuove norme i monumenti con la possibilità che i singoli Stati possono decidere se escludere anche gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico. inoltre le chiese, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

I Paesi membri possono anche prevedere delle esenzioni per l’edilizia sociale pubblica, dove le ristrutturazioni porterebbero aumenti di affitto che non verrebbero compensati dai risparmi in bolletta.

Inoltre i singoli Stati membri potranno chiedere alla Commissione di modulare i target europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica.
Si potranno prevedere con questa clausola, deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili. In Italia si tratta di circa 2,6 milioni di edifici.

Direttiva sulle case green, la bocciatura dell’Italia

“La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale”, afferma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin.

“Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese” prosegue Pichetto.
Per il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, quella approvata dal Parlamento Ue è “un’altra direttiva sulla testa e sul portafoglio di 8 milioni di famiglie italiane”.

Il no dei partiti di maggioranza: “Una patrimoniale mascherata”

Tutte le forze politiche della maggioranza di governo hanno votato contro il testo. “L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini”, affermano in una nota il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, il capodelegazione di FdI-Ecr Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi componente della commissione Itre del Parlamento europeo motivando il voto contrario espresso dalla delegazione FdI e dall’intero gruppo Ecr.

“Il testo approvato oggi detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria `patrimoniale mascherata´ ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio” – proseguono.

“Questo aggravio sarebbe ancora più pesante nel caso dell’Italia, che ha un patrimonio immobiliare dal grande valore storico e culturale. Per non parlare delle conseguenze come i rischi per il sistema bancario e il deturpamento di luoghi attrativi dal punto di vista turistico. Durante il dibattito di ieri il Commissario all’energia Kadri Simson ha accolto la nostra richiesta di lavorare a un piano di misurazione del radon negli edifici privati. Il radon aumenta del 50% la probabilità di cancro ai polmoni e spingere verso la coibentazione senza intervenire sul radon rischia di causare danni alla salute dei cittadini”, concludono gli eurodeputati.

Fonte: ANSA

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