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Villa Doria Pamphilj, Roma, il gioiello da ritrovare

Villa Doria Pamphilj, Roma, il gioiello da ritrovare

Villa Doria Pamphilj, un gioiello del 1600 all’interno di Roma fruibile da tantissima gente: il più grande parco della capitale che, con i suoi 184 ettari, era la tenuta di campagna di una nobile famiglia romana

Una passeggiata qui rigenera corpo e anima, ai romani ma anche a chi viene da fuori e non può certo rimanere indifferente a un tale splendore. E a noi di GPNews è venuto il desiderio di raccontarne un po’, di queste meraviglie architettoniche artistiche naturalistiche storiche (qui nel 1849 ci fu una grande battaglia tra truppe francesi e garibadini che difendevano la Repubblica Romana), condividendole con i lettori. Però, proprio queste meraviglie sono alquanto offuscate. Come mai?

Ne abbiamo parlato con Paolo Arca, presidente dell’Associazione per Villa Pamphilj, nata nel 1992 quando l’allora presidente del consiglio, Bettino Craxi, avrebbe voluto trasformare uno degli edifici, la palazzina Algardi, nella residenza del capo del Governo. In un mese e mezzo furono raccolte 30mila firme e l’idea non si realizzò. Da allora, l’associazione rivolge grande attenzione a ciò che succede in Villa, bella sì ma con tanti fattacci che sono avvenuti e avvengono tra i suoi incanti.

Paolo Arca racconta subito che qui in questi splendori, in uno dei casali sparsi all’interno, c’era un gruppo di persone che ci viveva, Rom che arrivano dalla Bulgaria, soprattutto, ed erano ospitati nella Cascina Alimonti: un materasso, 200 euro, come stabilito dal racket del materassi che è ben presente un po’ in tutta Roma. Poi è arrivata la polizia a sgomberare, ma alle 9 di mattina quando ormai non c’era più nessuno…  “Qui c’è anche un giro un grande giro di prostituzione maschile. Si trovano tranquillamente i riferimenti persino su internet, basta cercare battuage a Villa Pamphili, per incontri gay “intriganti” tra la vegetazione. Tutto ben conosciuto. C’è stato un po’ di clamore sulle cronache dei giornali qualche tempo fa perché tra i clienti c’era un seminarista. E la cosa è finita lì”.

Ma anche la prostituzione femminile è molto prolifica in Villa Pamphilj. Su viale Olimpico, la strada che dagli anni sessanta divide in due la villa (in modo “provvisorio”, ci sono progetti per intubarla e lasciar ritornare l’area un tutt’uno) sono state divelte alcune stecche del cancello per entrare e consumare. Quello che rimane? Un tappeto di preservativi usati, che poi si trovano ovunque. Con il tempo, erba e fogliame li ricoprono ma non scompaiono. E magari qualche bambino li scopre rincorrendo un pallone.

Insomma, dalle parole di Arca esce fuori un dipinto non troppo luminoso della Villa che, soprattutto negli ultimi tempi, è attaccata da un profondo degrado e abbandono, con carenza di manutenzione e controllo. “La gente si arrabbia per questa situazione”, racconta Arca, “se la prendono con il municipio di riferimento che però non ha colpe poiché la villa è spezzettata in un mosaico di competenze, gestita dal Comune ma anche dalla Soprintendenza perché qui si ha a che fare con monumenti. Per salvare la Villa ci vorrebbe un’Authority costituita da personalità competenti e di spessore che sappiano agire per il meglio e soprattutto senza improvvisazione. Ad esempio, dentro il parco non ci sono i bagni: se ne potrebbero occupare i gestori di alcuni dei tanti edifici restaurati e lasciati all’oblio, organizzando bandi specifici. Si potrebbero creare anche punti ristoro dove si possa andare a mangiare un panino oppure a depositare la bicicletta muovendosi poi a piedi o per un giro di corsa. Soprattutto, il parco dovrebbe/potrebbe vivere bene con i proventi delle attività che vi si svolgono dentro. Chi organizza tanto per dire eventi di nordic walking, ci sono associazioni che lo fanno, fa pagare a chi partecipa una quota oltre che l’iscrizione, soldi che non arrivano per nulla al parco e che potrebbero servire per la sua gestione. Sono risorse importanti che invece non vengono per nulla considerate, così come quello che succede per certi casali in attività, pagano l’affitto al Comune ma non è previsto nulla se rimangono aperti la sera, quando il parco è chiuso, o magari se allargano il numero dei tavolini al di là dello spazio previsto, aumentando il piacere dei commensali in una tale location, cui però non arriva un euro.

Pagare le attività dentro Villa Doria Pamphilj: risorse per la sua gestione

Continua il presidente dell’Associazione per Villa Pamphilj: “Dentro la pineta ci sono tanti alberi storici che hanno qualcosa come 150 anni, ma sono vecchi, cadono, muoiono e possono cadere addosso a qualcuno, quindi vanno tagliati per evitare che facciano male. Si tratta di avere il coraggio di prendere decisioni anche impopolari ma che possano servire per il bene di Villa. Ci sono delle zone nel parco che sono libere, ci si potrebbe piantare dentro altri alberi, farli crescere e intanto eliminare quelli vecchi potenzialmente pericolosi”.

Qualche giorno fa la giunta capitolina ha approvato il Regolamento del verde e del Paesaggio Urbano di Roma, un buon risultato in una città che da tempo è assai carente su questo versante. Ora il documento è passato ai municipi e, nel giro di un mese, dovrebbe tornare all’assemblea capitolina per l’approvazione definitiva e anche per Villa Doria Pamphilj ci potrebbero essere risvolti interessanti.

“Quando passerà tale regolamento”, dice ancora  Arca, “un provvedimento importante potrebbe essere quello di permettere le donazioni, cioè ognuno di noi potrebbe piantare nel parco ad esempio un albero in ricordo di un parente, di una festa, di un evento e fare lo stesso per quanto riguarda le panchine. Questo naturalmente dovrebbe avvenire pagando una certa cifra a uno specifico fondo gestito dal Comune, soldi che poi diventano risorse per tutto il parco. Sarebbe utile pure coltivare orti urbani, magari nella zona delle serre, coinvolgendo gli anziani, facendoli uscire di casa, e i ragazzini delle scuole, incrementando pure lo scambio generazionale. Del resto, Villa Doria Pamphilj un tempo era un’azienda agricola”.

Diventare custodi di Villa Doria Pamphilj

Quello che come associazione vogliamo fare è proteggere questo parco, ciascuno di noi può diventarne custode, poiché non è di nostra proprietà, noi lo teniamo in serbo per chi viene dopo di noi. Un obiettivo di salvaguardia comune che crea un senso di comunità, di unione. È importante evitare che il parco diventi preda di gente che arriva qui e senza rispetto si appropria di questi luoghi: quando finiscono le scuole, o alcuni giorni come  il primo maggio o il 25 aprile calano i barbari, è proprio il caso di dirlo, addirittura si usano i barbecue che andrebbero invece sequestrati perché qui non si può fare il fuoco.

“Bisogna dire no. Bisogna capire che all’interno del parco c’è una grande ricchezza animale e vegetale che non possiamo permetterci di perdere. Altro elemento. I rifiuti: non devono essere accumulati all’interno del parco, vanno previsti contenitori al di fuori dei cancelli perché intanto quando se ne accumulano troppi la gente lì lascia tutto attorno, poi perché di notte gli animali cercano qualcosa da mangiare e li spalmano un po’ ovunque. Non è una cosa difficile. Si dovrebbe dire: tu fai il rifiuto, tu ne sei responsabile. Nel parco non si sporca  e l’immondizia va fuori”.

Per Paolo Arca sarebbe anche utile creare un posto fisso nel parco in cui ci siano le forze dell’ordine pronte a intervenire, a bordo di auto elettriche o mountain bike o a cavallo (i mezzi più idonei per circolare qui), qualora un cittadino noti qualcosa che non va, magari fotografandolo e inviandolo immediatamente al comando (con il wi-fi funzionante). Essenziale pure un presidio medico sanitario con un defibrillatore, in caso di bisogno. “Non si capisce perché”, sottolinea, “c’è qualcosa del genere in uno stadio e non qui con tutta questa gente che circola”.

Cosa è possibile fare per Villa Doria Pamphilj? “Ripeto”, sottolinea Arca, “avere la forza e il coraggio di agire ma è determinante la partecipazione. I social sono importanti, c’è tanta gente che ci mette mi piace su Facebook ma la vera forza per cambiare le cose è incontrarsi e pensare a Villa Doria Pamphilj come un vero e proprio luogo di socializzazione e responsabilità dei cittadini che vengono qui a goderne, perché è un patrimonio unico da tutelare”. Punto.

Le immagini sono dell’Associazione per Villa Pamphilj (in apertura quella della loro pagina Facebook).

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