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Il giardino delle principesse: esempio tedesco di orto sociale

Il giardino delle principesse: esempio tedesco di orto sociale
Il giardino delle principesse: esempio tedesco di orto sociale

Il giardino delle principesse: esempio tedesco di orto sociale. Si parla spesso di rigenerazione urbana, di ripensamento ecologico delle nostre città. In Italia certamente non mancano esperienze di questo tipo, nate spontaneamente e con grande impegno dei cittadini.

Spazi sociali dove è possibile coltivare e lavorare la terra, riscoprendo il fascino dell’agricoltura e il piacere di mangiare ciò che produciamo. Il nord Europa in questo senso è certamente avanti e la Germania in particolare. Non a caso nasce a Berlino uno degli esempi più recenti, e più riusciti, di utilizzo del suolo urbano in chiave ecologica.

Il suo nome è Prinzessinnengarten (Il giardino delle Principesse), un orto urbano di circa 6.000 metri quadrati in pieno centro, nel cuore di Kreuzberg (a Moritz Platz), nato nel 2009 dal progetto dell’associazione Nomadisch Grün (Verde Nomade) che ha riconvertito un luogo abbandonato in un polmone verde all’interno della città.

La zona dove è sorto il giardino era di proprietà pubblica ed è stata inizialmente noleggiata dal Fondo Immobiliare Berlino. Ma a dimostrazione di come la volontà di fare sia spesso più forte delle burocrazie, nel giugno 2012, quando l’area doveva essere venduta al miglior offerente, una lettera aperta al Senato e il sostegno di più di 30.000 persone hanno impedito la privatizzazione. Attualmente il Prinzessinnengarten ha ottenuto l’estensione dell’utilizzo per ulteriori 5 anni.

Il nome dell’associazione (Verde Nomade) racchiude il concept del progetto: l’agricoltura mobile. Le verdure sono solo il catalizzatore di un progetto molto più ampio e di un’idea condivisa a livello sociale. L’idea proposta è quella dell’orto mobile: tutte le piante, erbe aromatiche e fiori piantati in questo spazio vengono coltivati usando come supporto materiali riciclati.

Sacchi di riso, cartoni del latte, vecchie pentole o teiere vengono utilizzati come vasi che permettono di essere spostati quando necessario senza influire sulla produzione e in modo tale che tutto sia facilmente trasportabile in altri angoli della città e le eventuali contaminazioni degli inquinanti con il suolo vengano evitate.  Questo tipo di agricoltura permette di adattarsi ai cambiamenti urbani e ai processi di sviluppo dell’urbanistica nelle città e s’iscrive in un più ampio progetto di consumo sostenibile e di sviluppo urbano responsabile.

Come organizzazione no-profit, la Nomadisch Grün ha iniziato con la “guerrilla gardening” trasformando terreni inutilizzati in giardini dove coltivare biodiversità come strumento di interazione sociale. L’obiettivo dell’associazione era quello di creare un luogo di scambio e di apprendimento sui temi della coltivazione locale e biologica degli alimenti, sulla biodiversità (oggi nel Prinzessinnengarten sono state impiantate 500 differenti tipi di colture), sul consumo sostenibile e sullo sviluppo urbano.

L’idea del giardino si è espansa diventando qualcosa di più complesso: all’interno di questo ampio giardino sono stati aperti infatti una caffetteria che propone bevande biologiche e un ristorante dove alla base delle ricette ci sono i prodotti freschi coltivati nell’orto stesso. Ci sono inoltre un’area per le api, una zona gioco sugli alberi, un piccolo circo, un mercatino delle pulci (Kreuzboerg Flowmarkt) e una biblioteca sulla sostenibilità ricavata all’interno di un container (per restare in linea con il concept di agricoltura dinamica).

Le costruzioni sono ricavate da container oppure costruite con materiali di recupero o legno. Chiunque può diventare giardiniere a Prinzessinnengarten (il giovedì dalle 15 alle 18 e il sabato dalle 11 alle 14).  Giunto ormai al suo settimo anno di vita, può certamente rappresentare un’esperienza da riproporre in qualsiasi altra parte del mondo. La sua felice storia è anche racchiusa in un libro che ben racconta tutti gli sforzi che sono stati necessari alla realizzazione di questo sogno “green”.

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