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Enea, consumi di energia ripartono (+1.5%) ma con essi anche la CO2 (+0,2%)

Enea, consumi di energia ripartono (+1.5%) ma con essi anche la CO2 (+0,2%)
Foto di PIRO4D da Pixabay

Con la ripresa di consumi e emissioni, peggiora l’indice di transizione energetica in Italia, in ritardo su tecnologie low carbon

Dopo il calo record dovuto all’effetto lockdown in seguito alla pandemia da Covid-19, ripartono in Italia i consumi di energia e di conseguenza le emissioni di CO2. Questo grazie alla forte crescita di marzo (+15%), nel primo trimestre 2021 la domanda segna un +1,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nonostante i cali di gennaio e febbraio (-4% ciascuno). Tuttavia, anche se nel periodo aprile-giugno è ipotizzabile una crescita a due cifre, per il 2021 si stima un recupero di solo un terzo dei consumi ‘persi’ nel 2020.

Consumi di Energia, l’analisi

È quanto emerge dall’Enea che nell’ultimo numero dell’Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale evidenzia anche il netto peggioramento (-18% nel I trimestre 2021 rispetto al IV trimestre del 2020) dell’indice della transizione energetica Ispred che monitora sicurezza, prezzi e decarbonizzazione.

Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi, spiega – “Le cause del peggioramento congiunturale dell’ISPRED sono la ripresa dei consumi, l’innalzamento degli obiettivi europei per la salvaguardia del clima, ma anche i segnali di una ripresa delle emissioni di CO2 (+0,2% nel primo trimestre). Tutto ciò comporta un sostanziale allontanamento della traiettoria di decarbonizzazione del sistema”.

I segnali negativi dell’aumento dei consumi di energia e CO2

“Un altro segnale negativo si registra sul fronte sicurezza, dove permangono la forte criticità nel settore della raffinazione e gli alti costi per la gestione in sicurezza del sistema elettrico. Sul lato prezzi, invece, si conferma la positiva riduzione della forbice fra l’Italia e il resto d’Europa per l’elettricità e per il gas naturale, sia all’ingrosso che al dettaglio”, aggiunge Gracceva.

Ma l’elemento di allarme che emerge dall’Analisi non è soltanto il peggioramento dell’indice ISPRED. Difatti i dati più recenti evidenziano che l’Italia sta accumulando ritardi sul fronte delle tecnologie low carbon rispetto a grandi Paesi come Germania, Francia e Spagna, ma anche di dimensioni più ridotte come Danimarca, Olanda, Austria, Svezia e Belgio.

“Ad esempio, Germania, Francia, Austria e Svezia si stanno sempre più specializzando nel campo delle batterie e della mobilità elettrica, comparto nel quale abbiamo un indice di specializzazione dello 0,6, rispetto all’1,4 della Germania e dell’1,8 di Giappone e Corea. L’unico settore ad alta specializzazione del nostro Paese è il solare termico”, sottolinea Gracceva.

L’Analisi, più in dettaglio rimarca che, i consumi sono cresciuti sia per la forte ripresa della produzione industriale (+8%) e, in particolare dei beni più energivori, sia per il clima più rigido di gennaio e febbraio nonostante la variazione negativa del PIL nel primo trimestre (-1,4% su base annua).

“Per l’insieme del 2021, si prevede un rimbalzo non molto inferiore rispetto a quello del PIL (+4,5% secondo il DEF di aprile 2021). Ma l’incremento potrebbe essere maggiore con una ripresa della mobilità e, quindi dei consumi petroliferi, più prossima ai valori pre-crisi”, afferma Gracceva.

A fronte del calo dei consumi di petrolio (-9% tendenziale), in termini di fonti di energia primaria, sono in aumento tutte le altre: gas naturale (+5%), rinnovabili (+5%), importazioni nette di elettricità (+6%) e anche il carbone (+17%, dati parziali, comunque ben al di sotto del I trimestre 2019).I

Inoltre, la minore domanda di energia nei trasporti (-9%), che resta su valori molto inferiori a quelli pre-pandemia, è stata più che compensata dai maggiori consumi di industria (+7%), civile (+3%) e usi non energetici (+22%).

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