venerdì, Aprile 26, 2024

Rome 18°C

G20, da Fondazione CMCC perdite di PIL al 4% per cambiamenti climatici

G20, da Fondazione CMCC perdite di PIL al 4% per cambiamenti climatici
Foto di kalhh da Pixabay

La Fondazione CMCC sui cambiamenti climatici, con il primo studio G20 Climate Risk Atlas, fornisce scenari climatici, informazioni, dati e cambiamenti attesi nel clima e relativi impatti nei paesi del G20 per il 2050

La Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, alla vigilia del G20 di Roma, che si svolgerà presso la Nuvola all’EUR, pubblica G20 Climate Risks Atlas. Impacts, policy, economics, uno studio che riassume le conoscenze scientifiche sugli impatti dei cambiamenti climatici previsti nei paesi più industrializzati del mondo nei prossimi decenni.

Realizzato con il supporto di European Climate Foundation e con il contributo scientifico di Enel Foundation, il rapporto riscontra nello scenario peggiore che senza un’azione urgente per ridurre le emissioni climalteranti dovute al carbonio, le perdite di PIL provocate dai cambiamenti climatici nei paesi del G20 sono ogni anno in aumento e potrebbero raggiungere il 4% all’anno entro il 2050.

Ma non basta, potrebbero superare l’8% entro il 2100 pari al doppio delle perdite economiche dovute ai lockdown da Covid-19.

Lo studio mette in evidenza che alcuni di questi paesi saranno colpiti maggiormente, come il Canada, che potrebbe veder ridotto il proprio PIL di almeno il 4% entro il 2050 e di oltre il 13% (133 miliardi di euro) entro il 2100.

Al contrario, più rapidamente i paesi del G20 adotteranno politiche a basse emissioni di carbonio, meno gli impatti climatici cadranno a cascata risultando più gestibili.

Contenendo l’incremento della temperatura globale entro i 2°C, il costo di tali impatti per i paesi membri del G20 potrebbe scendere allo 0,1% del PIL totale entro il 2050 e all’1,3% entro il 2100.

“Siccità, ondate di calore, innalzamento del livello del mare, diminuzione delle scorte alimentari, minacce al settore turistico: questi risultati mostrano quanto gravemente i cambiamenti climatici colpiranno le più grandi economie del mondo, a meno che non si agisca ora” – spiega la Prof.ssa Donatella Spano, membro del consiglio strategico del CMCC e coordinatrice del rapporto”.

“Come scienziati – prosegue Donatella Spanosappiamo che solo un’azione rapida per ridurre le emissioni e adattarsi ai cambiamenti climatici ne limiterà i gravi impatti. Confidiamo che sulla strada verso la transizione sostenibile, i cambiamenti climatici saranno considerati come un pilastro fondamentale dell’agenda politica”.

Paesi G20, temperature e ondate di calore molto più intense

Ogni Paese del G20, dall’erosione costiera alla diffusione delle malattie tropicali, è a forte rischio per gli impatti dei cambiamenti climatici.

Lo studio mette in luce che l’aumento delle temperature e le intense ondate di calore oltre a causare gravi siccità, potrebbero influenzare le disponibilità d’acqua importanti per l’agricoltura, causando perdite di vite umane e l’aumento di possibili incendi.

Le ondate di calore, sottolinea il rapporto, entro il 2050 potrebbero durare almeno dieci volte più a lungo in tutti i paesi del gruppo dei 20, e oltre 60 volte più a lungo nel caso di Argentina, Brasile e Indonesia.

In Europa, i decessi per calore estremo potrebbero aumentare da 2.700 all’anno fino a 90.000 all’anno entro il 2100.

Fondazione CMCC G20, quali altri rischi?

La Fondazione CMCC con il primo studio G20 Climate Risk Atlas precisa che anche la sicurezza alimentare è a rischio, portando ad esempio l’India dove il calo della produzione di riso e grano potrà provocare perdite economiche fino a 81 miliardi di euro entro il 2050 e una perdita del 15% del reddito degli agricoltori entro il 2100.

A metà del secolo, lo studio evidenzia che la pesca in Indonesia potrebbe diminuire di un quinto, mettendo in pericolo i mezzi di sussistenza di parte della popolazione.
Proseguendo con le alte emissioni, l’innalzamento del livello del mare potrebbe danneggiare le infrastrutture costiere nei prossimi 30 anni, comportando in Giappone perdite di 404 miliardi di euro e di 815 milioni di euro in Sudafrica.

In Australia, gli incendi boschivi, le inondazioni costiere e gli uragani potrebbero aumentare i costi assicurativi e ridurre il valore delle proprietà di 611 miliardi di dollari australiani entro il 2050.

Fonte: Fondazione CMCC

ALTRI ARTICOLI
nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

i più letti

Newsletter

Gli articoli della settimana direttamente sulla tua email

Newsletter