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La Quercia delle Checche raccontata da Nicoletta Innocenti

La Quercia delle Checche raccontata da Nicoletta Innocenti
La Quercia delle Checche raccontata da Nicoletta Innocenti

È in occasione del concorso Tree of the Year  che noi di Green Planet News siamo andati ad intervistare Nicoletta Innocenti presidente dell’associazione Opera Val d’Orcia. È grazie a lei che abbiamo potuto scoprire la storia della grandiosa Quercia delle Checche e della terra che la ospita, la Val d’Orcia, patrimonio Unesco

Per la prima volta anche l’Italia partecipa al concorso per il Miglior Albero dell’anno con quattro alberi in gara: la Quercia di Fossalta in provincia di Venezia, il Leccio dell’Etna, la Quercia Vallonea di Tricase e la Quercia delle Checche. Sarà possibile votare il proprio albero nel sito di Tree of the Year, dal 7 settembre al 21 novembre 2019, giornata mondiale dell’albero. Il contest promosso dalla Giant Trees Foundation Onlus, vedrà un vincitore tra gli alberi che andrà a rappresentare l’Italia nel panorama internazionale per caratteristiche, storia, cultura e bellezza.

L’albero vincitore entrerà nella rosa degli alberi europei iscritti al concorso Tree of the Year 2020 e soprattutto, l’Onlus che promuove il contest si occuperà con il suo comitato scientifico nazionale ed internazionale supportando le comunità locali e le associazioni, della salvaguardia e tutela del suo benessere.

Uno di questi alberi in gara è la Quercia delle Checche della Val d’Orcia, albero secolare che si trova in Toscana, nel comune di Pienza in provincia di Siena. Proclamata I monumento Verde d’Italia dal MIBACT, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, lo scorso 2017. Un albero che attraverso l’intervista a Nicoletta Innocenti, portavoce e rappresentante del lavoro fondamentale della sua associazione, si scopre nella sua importanza non solo a livello paesaggistico, ma soprattutto sociale.

Cosa significa oggi riconoscere un albero come monumento da salvaguardare? Significa soprattutto dare il via ad una vera e propria rivoluzione che è prima di tutto culturale e che riguarda l’uomo stesso. Uomo che può riconoscere come parte integrante della propria storia individuale e collettiva, l’albero, la natura e i suoi prodotti, che come lui stesso ha una propria storia.

Nicoletta parliamo della Quercia delle Checche: di che albero si tratta e qual è la sua storia?

La Quercia delle Checche è una roverella, una quercia, quindi un albero secolare la cui età è stimata intorno ai 370, 380 anni. È una pianta che si trova in Val d’Orcia, all’interno dell’area Unesco ed esattamente nel comune di Pienza. È un albero particolare perché aldilà del fatto che si tratti di una monumentale e aldilà del fatto che abbia questa estensione così affascinante, è un albero che ha conservato, sino agli ultimi crolli, le sue branche originali.

Piuttosto che distribuirsi in verticale si è distribuita molto in orizzontale conservando queste sue enormi branche. Considera che anche la circonferenza del tronco è di oltre 5 metri e mezzo, quindi parliamo di una pianta imponente. Ma la cosa che l’ha resa straordinaria, oltre alla sua imponenza, è il fatto che abbia sempre avuto un rapporto sociale con il territorio. Questa pianta è sempre stata sentita e riconosciuta dalle comunità locali, con uno specifico rapporto identitario con le popolazioni medesime.

È sempre stata luogo di memorie private e pubbliche: dai matrimoni, in cui le famiglie si spostavano da un podere all’altro della Val d’Orcia, e che nel tragitto si fermavano simbolicamente alla Quercia della Checche in cui veniva affermato l’amore dei due giovani sposi. O i partigiani che ci sostavano sotto e si scambiavano informazioni durante la fine della guerra. C’è chi addirittura ha memoria delle truppe napoleoniche che si fermavano lì, sotto le querce.

Infatti, la Quercia delle Checche è ciò che rimane di un intero bosco: siamo vicino al fiume Orcia, dove si trovava un enorme bosco di querce probabilmente estremamente arcaico. Poi però è stato disboscato, ahimè, durante la realizzazione della ferrovia Firenze-Roma. Avevano bisogno del legno di quercia che è particolarmente resistente. E così tra fine ‘800 e primi del ‘900 ci fu questo enorme disboscamento. Furono eliminate tutte le piante ad eccezione delle tre più imponenti: questa e altre due che poi sono state tagliate nell’immediato dopoguerra. Questa invece è rimasta ed è stata salvata.

Com’è possibile oggi tutelare questi “giganti della natura” e chi se ne occupa?

La Quercia delle Checche, come dicevo, è presente nella storia della Valle da sempre e questo fino al 2014 in modo assolutamente individuale. Che cosa succede però nel 2014: il 15 agosto del 2014 crolla una delle grandi branche orizzontali, quelle originali di cui parlavo. Questo crollo desta ovviamente l’attenzione di tante persone. Ma soprattutto genera uno slancio di amore rispetto a questa cosa per la quale si crea un comitato spontaneo che si chiama SOS QUERCIA DELLE CHECCHE.

Comitato che cominciò a porsi il problema: di chi è la quercia? Chi può tutelarla? Chi la tutela? Fa parte dell’elenco nazionale degli alberi monumentali? E da qui partì la cosa. Ci rendemmo conto che si trattava di una pianta privata, che non era pubblica, che non era inserita in nessun elenco e che quindi non aveva nessun tipo di tutela.  D’altra parte nel 2014 non esisteva nessuna tutela degli alberi monumentali. A quel punto parte un’iniziativa popolare.

Innanzitutto, si viene a sapere che la ragione del crollo è stata soprattutto la presenza, nelle settimane e nei mesi precedenti, di gruppi di giovani che andavano sui suoi rami a fare arrampicamenti con corde, moschetti e che salivano sopra le sue branche per farci i selfie, essendo queste branche molto basse e orizzontali. Foto che tempo dopo abbiamo infatti trovato. La progressione di queste ondulazioni prodotte dal peso corporeo delle persone che salivano, avevano evidentemente provocato con il tempo una serie di microfratture. L’incidenza dell’uomo aveva portato a questa cosa gravissima e quindi al crollo della prima branca.

A quel punto, questo gruppo che su Facebook, rapidissimamente, diventa un gruppo di oltre 5 mila persone, comincia a muoversi in modo strutturato. Prima di tutto chiede al comune di Pienza, coinvolto, di acquisire la proprietà della pianta per tutelarla. Coinvolge anche la regione, il prefetto, insomma, tutta una serie di soggetti. Purtroppo, da parte del comune di Pienza si riscontra più che altro indifferenza rispetto alla cosa. Impiega un anno e mezzo per ratificare la donazione della pianta al comune; un anno e mezzo per questa procedura.

Quando comprendiamo che il comune di Pienza non è un interlocutore affidabile, arriviamo direttamente a fare un’interrogazione al Ministro Franceschini, al MIBACT, Ministero dei beni Culturali. Il Ministro Franceschini ci risponde in maniera molto attenta e comprende che quello che chiediamo ha un senso e bisogna attivarci in questa direzione. Nel frattempo, conosciamo il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni e la coinvolgiamo chiedendo se c’è la possibilità di immaginare, partendo dalla Quercia delle Checche, un prototipo per il quale non più soltanto il prodotto dell’uomo come chiese, monumenti, cattedrali, palazzi, castelli, venga sottoposto a tutela ma anche il prodotto della natura e quindi gli alberi.

Questo percorso si avvia nel 2016, la Borletti Buitoni viene a fare un sopraluogo nell’area della Quercia delle Checche. Il comune sdegnosamente non partecipa neanche all’incontro. E nel giugno del 2017 la Quercia delle Checche è il I monumento Verde Italiano che ha uno specifico decreto di tutela il quale stabilisce la sua tutela non solo per l’antichità, la maestà e la bellezza, ma per questo rapporto antropico che la pianta ha con il territorio. Quindi per l’esempio che la pianta può diventare per i cittadini del territorio, quelli più giovani ma più che altro un esempio di tutela e di rispetto nei confronti dell’ambiente.

La pianta aveva perso però questa prima branca nel 2014 e noi attiviamo un comitato tecnico scientifico visto che il comune si rifiuta di farlo. Comitato all’interno del quale ci sono figure come Daniele Zanzi che produce una relazione che dice che bisogna mettere immediatamente sostegni alla Quercia delle Checche perché senza lei si auto-poterà. La pianta sente che non ha più una branca importante da una parte, ti parlo di 22 metri di lunghezza. Fondamentale dunque agire immediatamente. Il comune non realizzerà mai i sostegni.

Ci proponiamo noi di farlo con un crowdfunding. Il comune impedisce al gruppo che nel frattempo è diventata associazione culturale Opera Val d’Orcia, ogni forma di intervento. Nel frattempo, noi da quattro anni a questa parte continuiamo in modo volontaristico a fare tutti gli interventi sull’area, ripuliamo, abbiamo fatto la recinzione, abbiamo messo una bacheca dove le persone possono lasciare messaggi, ci sono tutte le indicazioni per tutelare la pianta. Il comune non fa nulla.

Ad agosto del 2018, avviene il crollo della seconda branca previsto dalle relazioni. Un’altra menomazione gravissima per l’albero. Il comune a questo punto, in modo totalmente folle, denuncia noi, i volontari, per aver agito nei confronti della pianta. Il Giudice di Siena archivia la nostra posizione e invece l’ufficio denuncia il comune, il sindaco e il tecnico comunale per non aver agito come da indicazione dei tecnici e quindi per non aver tutelato la pianta. Questa è la situazione ad oggi.

Il sindaco e il tecnico comunale sono stati condannati e hanno fatto ricorso rispetto alla condanna. Noi nel frattempo continuiamo a fare attività con la quercia, con le scuole, stiamo creando dei vivai della quercia delle checche, il progetto del Vivaio diffuso, stiamo facendo tante cose. In ultimo, la Quercia delle Checche è stata selezionata dalla Giant Trees Foundation, grandissima compagnia a livello europeo, a rappresentare il centro Italia come albero monumentale nel concorso europeo dell’albero più importante d’Italia che poi va a concorrere come albero più importante d’Europa.

Nel frattempo, ad ottobre dell’anno scorso abbiamo promosso un convegno internazionale a Siena sulle monumentali, dalla quale è emersa la carta di Siena. Una carta di tutela di queste piante nella relazione sinergica che noi auspichiamo tra soggetti pubblici e soggetti locali, intendendo cittadini e associazioni che sono il primo presidio di salvaguardia e tutela degli alberi monumentali sul territorio.

La Quercia delle Checche è dunque monumento verde d’Italia: che importanza ha questo riconoscimento e quanto sarebbe importante ottenere anche il premio come miglior albero dell’anno?

Purtroppo, il riconoscimento come primo monumento verde d’Italia è un riconoscimento importantissimo, ma che poi non è stato ulteriormente sostanziato soprattutto in quanto l’ultimo governo, ha completamente abbandonato questo argomento, non ha dato strumenti attuativi a questa cosa. Per cui oggi la Quercia delle Checche è I monumento Verde d’Italia e ha aperto una rivoluzione culturale grandissima che è quella appunto di ritenere che anche le opere della natura devono essere tutelate come quelle dell’uomo. Ha aperto una pista per la quale altre regioni si sono mosse, come l’Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e così via, ma poi, essendo venuto meno il governo che aveva prodotto questo percorso, non si è andati avanti.

Oggi riteniamo debba essere prodotta un’azione sinergica tra il ministero dei beni culturali e il ministero delle politiche agricole, ma anche il ministero dell’ambiente per produrre un protocollo d’intesa unico che consenta a Regioni, province e comuni di avere un percorso sotto il profilo delle monumentali e dare veramente un percorso di tutela. Attualmente, infatti, senza sancire qual è la modalità, non si sa chi fa cosa.

Perché è importante che la Quercia delle Checche possa vincere questo concorso? perché il premio è l’istituzione di un comitato tecnico scientifico che è fondamentale per tutelare una monumentale. Oggi come oggi la tutela della Quercia delle Checche è in mano al tecnico comunale di Pienza che ovviamente non ha nessuna competenza in merito e a un tecnico della sovrintendenza di Siena che ancora non ha nessuna competenza specifica. Quindi è fondamentale che ci sia un comitato tecnico scientifico che monitora lo stato di salute di una monumentale e può dire se sta bene o meno.

Devo dire che finora la Quercia delle Checche, nonostante tutto, sta benissimo, ma noi non vogliamo neanche che abbia una morte sociale: un albero deve infatti avere sia una vita biologica che una vita sociale. Però per fare questo devono poter agire le associazioni di territorio. Ma deve anche essere chiaro quali sono gli spazi, quali sono i protocolli d’intesa chiari che sanciscono queste cose. Nonostante da quattro anni noi chiediamo un protocollo d’intesa con Opera Val d’Orcia, ad oggi quest’intesa non è stata ancora trovata.

Parliamo della terra che ospita la Quercia delle Checche: cosa contraddistingue la Val d’Orcia, patrimonio dell’Unesco?

Il paesaggio: ciò che contraddistingue la Val d’Orcia è ciò che gli ha permesso di ottenere il riconoscimento Unesco. E anche lì, si tratta di un paesaggio antropizzato nel senso che è sì un paesaggio naturale, ma in realtà è un paesaggio che l’uomo ha fortemente modificato negli ultimi 150 anni. Prima il paesaggio originario della Val d’Orcia, essendo territorio di argille, ospitava il mare e adesso ovviamente quello che vediamo sono delle dune, a seconda delle stagioni, verdi e gialle molto morbide, puntellate da cipressi e da uliveti.

Un paesaggio meraviglioso che però è opera dell’uomo. Uomo che con la mezzadria fino agli anni ’50, con l’agricoltura e adesso con l’agricoltura biologica, ha tutelato questo paesaggio con grande cura e con grande attenzione. Inoltre, c’è il fatto che è sempre stato un territorio marginale. La Val d’Orcia è una valle piccola, lontana dalle grandi vie di comunicazione. L’autostrada che doveva passare per questa valle poi passò per Arezzo e quindi ci ha permesso oggi di utilizzare in positivo quello che allora poteva sembrare uno svantaggio. Quella che è stata la grande povertà di questa valle è stato poi possibilità per la sua stessa conservazione e oggi è l’icona della toscana. Quando vedi le immagini della toscana, nel 90% dei casi sono immagini di Val d’Orcia.

Nicoletta, vorresti aggiungere qualcosa?

Puntiamo a questo premio perché riteniamo che un comitato tecnico scientifico sia assolutamente fondamentale. Noi diciamo che tutti gli alberi dovrebbero essere votati e tutti gli alberi dovrebbero essere soprattutto amati e tutelati quindi, il fatto che ora ci sia una gara ci mette in difficoltà. Però pur partendo da questo principio, che tutti gli alberi hanno per noi senso d’essere, se riuscissimo a fare confluire voti sulla Quercia delle Checche è perché la Quercia delle Checche ha già scongiurato la possibilità di morire due, tre volte.

Vorremmo continuare a permetterle lunga vita biologica, lunga vita sociale, anche perché intorno alla Quercia delle Checche stiamo facendo tanta educazione ambientale, con i bambini e soprattutto con questa esperienza del Vivaio diffuso dove tra l’altro raccontiamo le generazioni di bambini e di nonni. E’ in occasione del Vivaio diffuso, che chiediamo ai bambini di intervistare i nonni e di farci raccontare le storie degli alberi.

Dunque, sono tante le iniziative belle a dimostrazione anche di come un territorio che si muove con amore e partecipazione nei confronti di un prodotto della natura, e della tutela dell’ambiente, possa arrivare a risultati alti. Si, perchè quello di un comitato locale che arriva al Ministero dei Beni Culturali e istituisce il I monumento verde d’Italia è un risultato che nessuno avrebbe mai immaginato che si potesse raggiungere e invece così è stato. Questo vuol dire che con amore, passione e tenacia si può fare tutto e soprattutto per la tutela dell’ambiente.

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