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Giulia e il suo amore per le Hoya

L'amore per le Hoya di Giulia Campus
L'amore per le Hoya di Giulia Campus

L’amore per le Hoya di Giulia Campus. Per qualcosa che si chiama vita e corrisponde a tanta bellezza. Ce lo facciamo raccontare, questo amore, in questa intervista

C’è un film. Di quelli struggenti, taglienti, vibranti. Amore e passione, guerra e orrore. Vita. Si chiama Harrison’s Flowers. Il protagonista, un fotogiornalista, viene dato per morto durante una missione durante la guerra in Bosnia.

Il dolore rischia di annientare i suoi affetti. Che non si danno per vinti e partono alla ricerca di Harrison. Il finale è di gioia. Harrison non è morto. Malconcio ma vivo. La scena finale che simboleggia il sole della vita che torna di nuovo a splendere è questa: Harrison è un uomo particolare, di quelli che fanno poesia. Ama i fiori.

Dopo essersi confrontato con gli orrori del mondo, la pace e la liberazione, la vita e la gioia sono queste: tornare ad occuparsi dei suoi fiori, rientrare nel suo giardino d’inverno dove pensava di non arrivare più e accarezzare migliaia di petali, inebriandosi di colori e di profumi.

Perché questa lunga premessa? Perchè chi ama i fiori ha una sensibilità particolare. Come fa Giulia Campus che si occupa di quelle bellissime piante che si chiamano Hoya. Giulia è laureata in Scienze Forestali ed ambientali corso di Agraria dell’Università di Sassari. Vive a Tortolì, un paese costiero della costa Orientale della Sardegna nella meravigliosa provincia dell’Ogliastra.

Dottoressa forestale e tecnico di monitoraggio ambientale, iscritta all’Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Nuoro, svolge la libera professione e si occupa di formazione professionale e progetti ambientali nelle scuole. Una vera esperta, dunque, che, in questa intervista, ci accompagna alla scoperta del mondo straordinario delle Hoya. Con diverse sorprese e numerose curiosità.

Giulia, partiamo dalla tua storia: come nasce questa passione per le Hoya. Hobbista o professionista?

Era il primo anno di Università, nel 1995, vivevo in una casa affittata a studentesse. Avevamo un cortile interno dove una di loro aveva un vaso di Hoya carnosa (al tempo con conoscevo il suo nome botanico), la più semplice e diffusa di questo genere di piante. Ricordo ancora quando vidi i suoi fiori. Ne rimasi incantata, tutti i giorni andavo a toccarne la corolla, sembrava di velluto, mi lasciava una bellissima sensazione sulle dita. Io non avevo mai visto un fiore così bello, pensavo! Riuscì ad avere una piantina da questa ragazza, che portai via con i miei bagagli quando cambiai città e corso di studi, mi iscrissi in Scienze Forestali ed Ambientali corso di Agraria dell’Università di Sassari, dove mi sono laureata. La mia piantina cresceva ed io ne andavo orgogliosa. Andai via per le vacanze estive, impreparata con i miei vent’anni, all’oscuro di ogni mera coltivazione floreale, al rientro trovai solo un esile e scuro gambo disidratato e privo di contenuto cellulare. Ci rimasi malissimo! Passarono gli anni ma io quella pianta non me la scordai mica! Non so se è stato il caso o il destino, comunque ci rincontrammo.

Hoya carnosa

L’occasione fu una raccolta fondi nell’asilo del mio primogenito. L’iniziativa era la decorazione di vasetti con dentro piante grasse da vendere, in occasione di una fiera. Conobbi un mamma appassionata di piante, con cui legai molto e a cui devo l’origine di questa avventura, che ringrazio. Pian piano, prima con le grasse poi esclusivamente con le Hoya, iniziai la strada del collezionismo, mi resi ben presto conto però che questo non mi appagava abbastanza, era un percorso sterile e fine a se stesso. Le Hoya non sono francobolli da tenere dentro un album, bisogna documentarsi, raccogliere informazioni, imparare ad ascoltare anche da chi coltiva prima di noi,  perché son difficili nella gestione. Diciamo quindi che ho fatto un passo indietro ed oggi mi ritengo solo un’appassionata.

La particolarità di queste piante, raccontiamola

Hoya è un gruppo (genere) di piante appartenenti alla famiglia delle Asclepiadaceae, diffuse in tutto il sud est asiatico. In natura possono essere epifite, semiepifite, o terrestri (come la sezione Eriostemma), il loro portamento può cambiare molto nelle diverse specie, da ricadente a rampicante sui tronchi degli alberi delle foreste tropicali a cui sono esposte spesso ai venti monsonici, con tenori di umidità elevatissimi, non per altro lo sviluppo di radici aeree prensili ed avventizie servono spesso come ancoraggio alle cortecce dei fusti arborescenti ma anche come assorbimento del vapor acqueo e quindi assolvono ad una funzione anche reidratante.

La particolarità di queste piante è proprio il fascino che esercitano non appena se ne vede il fiore, di un’eleganza e delicatezza unica, i colori fanno il resto. C’è da dire però che veder fiorite certe Hoya e un’impresa titanica, come ad esempio l’Hoya imperialis o lauterbachii.

Perché sono così apprezzate?

Le Hoya sono un genere di piante che affascina a 360 gradi, molto ricco nei colori dei fiori, corolla e corona possono avere la stessa cromatura ma il più delle volte sono diverse nelle tonalità, con colori appariscenti e contrastanti fra di loro che ne fanno risaltare la bellezza. La forma più classica è quella stellata, ma si possono avere fiori revoluti, campanulati, urceolati e riflessi. Sono per lo più composti in ombrella, ma si possono trovare anche solitari sui nodi interfogliari.

Le Hoya vengono apprezzate, però, anche per la particolarità del fogliame, variabile nelle diverse specie sia nella forma ma soprattutto nei contrasti delle nervature più o meno evidenti. In Italia la loro diffusione è iniziata circa dieci anni fa, gli approcci sono stati quelli dei forum, pian piano poi i diversi Social ne hanno dato larga visibilità. Oggi si può dire che, pur rimanendo comunque un mercato di nicchia, sono sempre più diffuse ed apprezzate.

Poco conosciute non lo direi più! Considerando la vasta popolarità che hanno avuto negli ultimi due/tre anni. Le persone che si affacciano al mondo delle Hoya ne rimangono subito conquistate.

Come si svolge la tua attività, in cosa consiste esattamente?

Qui potrei dilungarmi per ore, ma non credo rientrerei nei limiti a mia disposizione. Appena ho un po’ di tempo, compatibilmente con i miei impegni, mi piace ritrovarmi con le mie piante e la musica (che non manca mai, trovo queste due componenti un binomio perfetto). Faccio una piccola premessa, tutto questo viene svolto all’interno dell’azienda agricola di famiglia, una serra professionale a produzione orticola, dove io mi “esercito” nella coltivazione di queste piante.

Posso dirti che per me la coltivazione è l’aspetto più coinvolgente e soddisfacente. Mi piace molto l’osservazione, il capirle e talvolta cercare di riportarle anche ad un ambiente naturale ed in questo spesso mi ingegno con esperimenti e riproduzioni del loro habitat, come ho fatto con l’ Hoya linearis e l’ Hoya retusa.

Il secondo aspetto su cui punto molto è la propagazione. Mi piace, a differenza di molti, partire da piccole porzioni di pianta (talee), di almeno un nodo che acquisto in diversi Paesi europei ed extraeuropei o da collezionisti privati. Mi entusiasma molto il processo di radicazione e di crescita sino a portarle a piante adulte e fiorifere, ma ciò su cui punto molto è il farle crescere sin da piccole in un ambiente come il mio, negli anni ho notato una maggiore resistenza degli individui che si sono accresciuti sin da giovani in quelle e a quelle determinate condizioni.

La coltivazione è comunque un argomento difficile, perché i pareri rimangono sempre discordanti. Io tengo ad allontanarmi un po’ da certe vedute, nel senso che, provo sempre ciò che più si adatta al mio ambiente, superate le nozioni di base da cui non si può prescindere poi non uso decaloghi, quindi quando riproduco sperimento più metodi di coltivazione e poi mi oriento su ciò che è più produttivo per me. I tipi di radicazione possono variare dal classico substrato (organico /minerale), al seramis, alla corteccia di cocco, lechuza, al sistema idro e semiidro.C’è da dire che le Hoya sono piante con una variabilità di specie elevata, dove ognuna di esse richiede esigenze e coltivazioni differenti, di difficile acclimatazione e questo è il bello del “gioco”, non ci si annoia mai!

Come vanno accudite queste piante? Malattie e parassiti particolari?

Le Hoya sono piante che hanno bisogno di substrati drenanti, generalmente vengono preparati. Sono composti essenzialmente da terriccio per orchidee (in alternativa torba bionda), con aggiunta di agriperlite, pomice e lapillo. La componente minerale ha sempre una prevalenza rispetto alla porzione organica questo per facilitare la naturale percolazione dell’acqua ed evitare ristagni, rischiosi per l’apparato radicale.

Tra gli insetti più diffusi e pericolosi per le Hoya ci sono la alcune specie di Cocciniglia cotonosa quali l’Icerya purchasi, Dysmococcus brevipes, Pseudococcus longispinus, in casi più rari l’Hypogeococcus pungens soprattutto se vicine a cactacee che prediligono. Non è raro ritrovare anche forme non pruinose ma a  scudo meno comune come il Coccus hesperidum. La cocciniglia è ovoviviparo e svolge diverse generazioni all’anno. Infesta la parte inferiore delle foglie e gli spazi internodali  dove vi depone le uova. Per effetto della sottrazione della linfa si hanno deperimenti vegetativi, nei casi più gravi possono condurre anche alla morte della pianta. Nelle Hoya la specie su cui vi è una difficile eradicazione dovuta alla particolare conformazione della foglia è l’Hoya compacta, dove l’insetto si annida nei suoi anfratti.

Altri agenti patogeni possono essere dei funghi appartenenti al genere Pythium, che causano marciumi del colletto e dell’apparato radical. I loro attacchi si verificano in condizioni di saturazione o di elevata umidità del terreno mentre i ristagni di acqua favoriscono non tanto i processi infettivi quanto la produzione e diffusione delle spore. In base ad elevate o basse temperature possiamo distinguerli in diverse specie. Le Hoya risultano molto sensibili, soprattutto nel passaggio di stagione ad attacchi di questo tipo.

Un altro aspetto che vorrei trattare e meno noto, ma molto diffuso è la fitotossicità. Queste piante spesso vengono trattate erroneamente con prodotti  non adatti o non rispettando le norme di etichetta. Soprattutto l’utilizzo di oli minerali senza le dovute precauzioni, o l’addizione di altri prodotti possono causare ostruzione negli stomi e malassorbimento radicale, ustioni, clorosi, prezzemolatura ed indebolimento della pianta con conseguente predisposizione ad altri agenti fitopatogeni.

Quante specie sono e quali le più interessanti e diffuse e perché?

Al genere Hoya appartengono circa trecento specie nella nomenclatura ufficiale si arriva però a superare le 500 specie se si considerano le varie cultivar ed ibridi naturali ed artificiali, in questi ultimi casi spesso non si ha un nome registrato ma fittizio, a cui si aggiungono anche (impropriamente) quelli dei vivaisti più fantasiosi.

Le specie più diffuse sono l’Hoya carnosa  e tutte quelle della sua stessa linea genetica come la “Krimson queen”, la “krimson princess”. la compacta, tutte quelle del gruppo pubicalyx, australis, kerrii e bella. Questo perchè sono quelle che meglio si adattano ai nostri climi sia nella frugalità che nella coltivazione. Sono anche quelle che il più delle volte si trovano nei vivai, per le altre specie bisogna affidarsi ai vari canali online in tutto il mondo .

Le più interessanti sono quelle che si discostano un po’ dalle classiche fioriture a ombrella dei fiori pentastellati, esempi ne sono l’Hoya campanulata, Hoya siriae,Hoya heuscheliana ecc.o per la particolarità delle foglie come l’Hoya imbricata.

Quale l’ambiente ideale per le Hoya? Meglio in casa o in giardino?

Essendo specie originarie delle foreste tropicali, hanno bisogno di condizioni particolari di coltivazione. I fattori che influenzano maggiormente la loro crescita sono luce, temperatura ed umidità, un ambiente caldo umido è l’ideale. Il periodo più rischioso per loro diventa quello autunno/invernale, a parte le specie più comuni per le altre è necessario un ricovero nei mesi più freddi. Esistono anche delle tabelle ufficiali, che si suddividono in tre diversi livelli di gradazione termica (basso, medio, alto), secondo la tollerabilità di ogni specie. Generalmente la posizione ideale sarebbe nel posto più luminoso della casa. Magari davanti ad una finestra, in queste condizioni possono continuare a vegetare senza sosta, questo nel periodo invernale, mentre con temperature oltre i 18/20° si possono portare fuori, protette dalla radiazione diretta nelle ore più calde della giornata.

Quanto può costare una pianta di questo tipo?

Negli ultimi anni il mercato delle Hoya è molto cambiato, parlo naturalmente della distribuzione italiana, sono aumentati i venditori online e quindi anche la reperibilità delle specie è sempre più facile; inoltre, mentre prima si riusciva ad acquistare solo talee da radicare, perlopiù da collezionisti locali o esteri, ora sempre più spesso si trovano in vendita talee già radicate o esemplari adulti. Posso dire quindi che la visione del mercato si è ampliata a dismisura e non è tanto difficile trovare specie anche le più particolari. Tutto questo naturalmente influenza la flessione della domanda/offerta. Pur rimanendo comunque su un livello di prezzo alto, diciamo che comunque che i prezzi si son ridotti rispetto al passato.

Il costo è molto influenzato dal tipo di specie, si ritrovano piante che possono andare dai 7 ai 20 euro, tra quelle più comuni ed invece talee, di un nodo, di Hoya rare che possono arrivare a costare anche 50 euro come per esempio l’Hoya inflata, hoya cutis-porcelana ed altre appartenenti alle variegate come l’archboldiana variegata. Anche il mercato delle aste è fiorente tra i collezionisti.

Ci sono poi degli anni in cui si controlla il mercato, generalmente questo lo fa il collezionista in base alle fioriture, e quindi ci sono dei periodi in cui la richiesta di un Hoya imperialis ha una larga domanda (come è successo l’anno scorso), mentre quest’anno tra le più richieste si è avuta la Hoya multiflora. I prezzi di queste specie variano intorno ai 25 euro per talee radicate.

In Italia, devo dire, che anche lo scambio di talee tra appassionati è vivo e talvolta sorprendente, soprattutto per i rapporti interpersonali che genera e le amicizie che si creano con il reciproco dono di queste piante. Io ne sono una sostenitrice ed è una delle cose che più mi lega a questo mondo, soprattutto quando lo scambio è accompagnato dal buon senso e dalla correttezza!

Qualche curiosità sulle Hoya?

Le richieste di classificazione è uno degli aspetti più curiosi di queste piante. Non è facile risalire al nome tassonomico, anche perché la maggior parte delle volte si ha a disposizione solo il fogliame, sono invece necessarie le fioriture nella maggior parte dei casi, perché le foglie tante volte possono variare secondo gli ambienti, forma e colori si possono assomigliare molto anche tra specie diverse. E’ un retroscena a volte impervio, anche perché le fioriture tardano ad arrivare e le etichette sovente sono errate. Il tutto crea non poca confusione.

Cosa possiamo evidenziare per sottolineare la bellezza di queste piante e del tuo lavoro?

Ciò che faccio è il frutto di tanta passione ed entusiasmo che metto nel mio “free time” dedicato alle Hoya. Per me è un continuo crescere e confrontarsi e ciò che dico sempre è il documentarsi per cercare di capire meglio queste bellissime piante che danno si tante soddisfazioni ma anche gli insuccessi, ci sono e devono  servire per avere un quadro più completo sulla coltivazione. Il mio mettermi in gioco e il mio spirito di osservazione mi riconducono sempre alla stessa risposta: ricette magiche non ce ne sono! Con queste piante bisogna fare i conti con tanti fattori diversi per ogni situazione. La cosa più corretta è il soffermarsi per capire. Ho un gruppo Facebook di coltivazione, Hoya life, dove cerco di trasmettere ciò che so e ciò che ho imparato nel mio piccolo, spero di essere utile, tengo molto alla divulgazione, che in questo campo è carente e ostica. Il mio impegno e la mia disponibilità saranno sempre massimi per dare la possibilità a tutti di poterle conoscere ed apprezzare.

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