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Piste ciclabili sviluppo lungo le vie d’acqua, firmato accordo tra Fiab e Consorzi Anbi

Piste ciclabili sviluppo lungo le vie d’acqua, firmato accordo tra Fiab e Consorzi Anbi
Foto: Pixabay

Firmato in questi giorni da ANBI-Associazione Nazionale degli Enti di Bonifica e Irrigazione e FIAB Italia-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, in merito al progetto delle piste ciclabili, un accordo che prevede il potenziamento di iniziative e programmi di ricerca per lo studio delle relazioni tra la rete nazionale dei corsi d’acqua e la rete delle ciclovie regionali e nazionali

L’accordo è riferito, in special modo, all’organizzazione delle norme che disciplinano la gestione in sicurezza delle piste ciclabili. L’intesa  è stata firmata anche in seguito all’osservazione delle nazioni più progredite nella costruzione delle loro reti ciclabili che hanno sfruttato le infrastrutture già presenti sul territorio, utilizzando per il passaggio in bici, ad esempio, le sponde di fiumi quali il Reno o la Loira e la rete dei canali che li collegano.

La legge n.2/2018 “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta” ha previsto In Italia il recupero a fini ciclabili, con destinazione a uso pubblico, delle strade arginali di fiumi, torrenti, laghi e canali, comprese le opere di bonifica, gli acquedotti, le reti energetiche, le condotte fognarie, i ponti dismessi e gli altri manufatti stradali.

Le piste cliclabili, rete cicloturistica nazionale, lo sviluppo

Sono stati privilegiati, per lo sviluppo della rete cicloturistica nazionale degli ultimi anni, itinerari lungo corsi d’acqua di particolare interesse naturalistico e paesaggistico.

Sono presenti ciclovie che seguono fiumi e canali in diverse regioni italiane mentre altre sono in corso di realizzazione, come ad esempio la ciclovia VenTo che collegherà Venezia con Torino.

A cominciare da queste prime esperienze, ci si è resi conto che anche in Italia, gestito dai Consorzi di Bonifica, esiste un grande patrimonio infrastrutturale rappresentato dalla rete di canali irrigui e di bonifica (circa 200.000 chilometri di sviluppo), che ne provvedono alla manutenzione e alla gestione.

Nella pratica, la grande difformità insita nel territorio italiano, unitamente alla difformità delle norme, problemi di rapporto tra chi opera e lavora nei territori impegnati dalle vie d’acqua e chi invece le vede come occasione di turismo e cultura, attenzioni dovute ai temi della sicurezza e del rispetto di chi deve mantenere in perfetta efficienza le reti idriche, rende l’utilizzo come infrastruttura ciclabile e più in generale turistica, difficoltoso.

Gli enti e le associazioni a vario titolo coinvolti, con la firma dell’accordo, si impegnano a definire i presupposti per un quadro normativo nazionale che faciliti lo sviluppo di una rete ciclabile nazionale, e del turismo sostenibile ad essa legato, in armonia con chi già ora opera lungo la rete dei nostri corsi d’acqua, superando le attuali difficoltà.

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