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Le Formiche LAB, ristrutturare con materiale di riciclo

Le Formiche LAB, ristrutturare con materiale di riciclo
Le Formiche LAB, ristrutturare con materiale di riciclo

Le Formiche LAB: un intervento di recupero di una vecchia draga, divenuta oggi uno spazio espositivo di tendenza, dimostra cosa si possa fare con materiali di scarto.

Le Formiche LAB, nei pressi del Tevere, a Roma, uno spazio di grande impatto estetico, totalmente recuperato con materiali di riciclo. L’ideatore di questo showroom dedicato alla moda e agli eventi, ricavato da una vecchia struttura a carattere industriale, è Massimo Sposito, eclettico “sperimentatore”, che ha infuso nuova vita al rudere, donandogli stile e carattere. “Il LAB è il luogo dove l’espressione creativa diventa evento, uno spazio che si trasforma, adattabile a qualsiasi desiderio. Il LAB è unconventional”, spiega Sposito.

Il blocco principale è una navata unica coperta con struttura in ferro, capriate e sottofinestre industriali a nastro con infissi in ferro, tutto restaurato e trattato con semplice protettivo. L’impianto di illuminazione è costituito da un elegante sistema di faretti orientabili, posizionato sulle capriate assieme a casse acustiche e altre sofisticate tecnologie.

Le Formiche LAB, “sperimentare la creatività”

Il laboratorio e la cucina rappresentano gli ambienti più “accattivanti” di tutta la struttura. Come spiega nel corso del nostro incontro: “Lo spazio in cui lavoro è del tutto originale, un pò come me – aggiunge Sposito – Cerco sempre soluzioni alternative per la realizzazione di quello che voglio. Di fronte ad un problema, metto in moto la creatività e non trovo pace finché non arrivo alla soluzione. Ho due passioni.

La prima è quella di ideare e realizzare complementi di arredo e la seconda quella di cucinare. Girovagare in un mercato rionale di generi alimentari, assaporare gli ingredienti o girare per robivecchi alla ricerche di vecchi oggetti e poi dargli una seconda “possibilità”, riutilizzare, riciclare, sono tutte cose che adoro.

Cucinare e realizzare manufatti per me coincidono con quella che definisco pura libertà creativa. Tutto quello che colpisce la mia attenzione, lo riutilizzo. I miei “spacciatori”, come li chiamo io, sono i cassonetti della spazzatura, i rivenditori di ferro vecchio e nuovo, gli smorzi e vari mercatini.

Ci sono negozianti che in autunno vanno a vedere le nuove collezioni di moda, mentre io vado nelle spiagge, dopo una mareggiata, a vedere se il mare ha lasciato qualcosa di interessante.

Il legno è sicuramente il materiale che uso di più, spesso lasciandolo nella sua forma originale, come ad esempio il grande tronco con il quale ho realizzato il bancone bar che è nel giardino, trovato sulla spiaggia di Santa Marinella.

L’unico intervento che ho fatto è stato piallarne una parte per ricavare la superficie di appoggio e trattarlo con una vernice speciale per renderlo adeguato alla normativa. Ne è risultato un pezzo unico che amo particolarmente”.

La cucina

La cucina, meglio di altri ambienti, riesce a rappresentare questa sintesi creativa che mette insieme economia circolare e stile contemporaneo. Secondo quest’ottica, un bancone da falegname diventa un originale piano per la cucina, come tante altre cose che si pensava di buttare. Il classicismo del legno, in questo caso, si intreccia con l’intonaco colorato delle pareti e con le resine del pavimento.

Le Formiche LAB, ristrutturare con materiale di riciclo

“Punto alla ricerca, ad una interpretazione insolita delle forme per avere un design dal sapore antico e contemporaneo al tempo stesso il cui collante è costituito dalla manualità – sottolinea il nostro ‘creativo’ L’arte del riciclo nasce dalla voglia di ridare vita a tutto ciò che viene buttato e lasciato in disuso.

Trasformare un barile arrugginito in un tavolino, rigenerare un manufatto di ferro o recuperare un legno riportato dal mare per farne una lampada, richiede pazienza, gusto ed un giusto “buon occhio” per farne qualcosa di utile.

Il massimo della soddisfazione è quando mi soffermo, quasi “in trance”, a guardare un pezzo di ferro o legno. La testa si svuota di tutti i pensieri, lasciando spazio alla creatività che prende il sopravvento e parte senza barriere. Non credo si possa spiegare meglio questo momento, bisognerebbe viverlo”.

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