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Tagliare, cucire, creare con spirito green: ecco la sartoria di Fiorella Ciaboco

sartoria di Fiorella Ciaboco

Nella sartoria atelier di Fiorella Ciaboco, sono molti gli elementi del suo lavoro che ne testimoniano l’anima green e contemporanea: come diversi capi in fibra di canapa, alcuni dei quali dipinti a mano dall’artista Sara Masidda, per sigillare un perfetto connubio tra artigianato e arte. Il nostro giornale ha curiosato sull’attività della stilista

Cosa vuol dire una sartoria dall’anima green?

Dare grande importanza ai tessuti di recupero: la produzione artigiana sartoriale si distingue per molti aspetti dalla produzione industriale, in particolare per l’utilizzo della materia prima. Il tessuto è rispettato e non viene mai sprecato. La sartoria cerca di utilizzare i materiali che vengono scartati dai laboratori industriali per ridare loro nuova vita e dignità.

sartoria di Fiorella Ciaboco

Perché usa la canapa, quali sono le sue caratteristiche?

La bellezza della canapa è che non richiede pesticidi per crescere. Infatti, non ha bisogno di alcuna sostanza chimica per svilupparsi. La naturale crescita della pianta compete con le erbacce e sovrasta la loro capacità di sostenersi. Questo permette alla canapa di crescere liberamente e molto rapidamente. Produce circa il 200/250% in più di fibra nella stessa area di terreno rispetto ad esempio al cotone. L’olio di canapa poi possiede  proprietà antiparassitarie e per tanto costituisce un repellente naturale tant’è che viene piantata alternata ad altre coltivazioni per allontanare i parassiti.

Nella sua sartoria si ridà vita alle vecchie pellicce: in che modo?

Nella politica di ridare nuova vita mettendo a misura o a moda i capi che giacciono nell’armadio vi è un’anima green, dal momento che si cerca di interrompere quel circolo vizioso del consumo compulsivo di vestiti di bassa qualità. Un esempio è proprio l’attività di recupero delle pellicce della nonna. La mia sartoria mette a disposizione un’esperienza trentennale per rimettere a modello e trattare le pellicce così da poter essere indossate anche dalle più giovani. E senza uccidere ancora un animale! Come se non bastasse, negli ultimi dieci anni la diffusione della sensibilità animalista ha avuto come conseguenza un ulteriore incremento nell’utilizzo della plastica.

Sono sempre più numerosi i marchi che propongono collezioni di moda vegana, priva cioè di materie prime di origine animale. Peccato però che questi materiali naturali vengano rimpiazzati da alternative sintetiche, prodotte da derivati del petrolio, e quindi non biodegradabili.

Il suo atelier è un laboratorio al femminile: un caso o una scelta?

Il laboratorio è stato in grado di strutturarsi e rinnovarsi nel tempo riuscendo a coniugare le esigenze lavorative con le esigenze personali di donne e di madri per organizzare un gruppo affiatato sempre pronto a cooperare, condividere e risolvere ogni ostacolo. Organizzazione ad hoc degli orari di lavoro, servizio di baby sitting, consegna a domicilio della spesa, pausa estiva in corrispondenza con le vacanze scolastiche: un modo di lavorare contemporaneo e flessibile! Per questo ho avuto il Premio Valore Lavoro 2009 della Regione Marche.

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