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Wwf allarme sui rifiuti di plastica: superato il limite planetario

Wwf allarme sui rifiuti di plastica: superato il limite planetario
Dati: fonte @wwf

Danni importanti su salute umana e specie

Ogni anno mare, acque dolci e terra sono invasi fino a 1/5 dei rifiuti di plastica. La plastica oggi è il terzo materiale prodotto dall’uomo più diffuso sulla Terra, dopo acciaio e cemento. A differenza di questi altri due materiali, il più grande mercato della plastica (44% di tutta la plastica prodotta) è l’imballaggio, un’applicazione la cui crescita è stata accelerata dal passaggio globale dai contenitori riutilizzabili a quelli monouso.

Siamo circondati da prodotti come sedie e arredamenti in plastica, penne, spazzolini, giocattoli, pettini, spugne, bacinelle e molto altro, che ad oggi sono difficili da riciclare.

Il solo materiale prodotto dall’uomo che è possibile trovare ovunque nel mondo: nei suoli, nei fiumi, nell’aria, nel cibo. Se da un lato la plastica porta benefici all’umanità, dall’altro, il suo impatto su ogni essere vivente e habitat è sempre più devastante. I danni per specie e salute umana sono (quasi) irreversibili.

Una contaminazione globale, diffusa e persistente di ogni ambiente naturale, tanto che l’inquinamento da plastica in Natura ha superato il “limite planetario” (Planetary boundary), oltre il quale non c’è più la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita.

È l’allarme lanciato dal Wwf che nella Giornata mondiale dell’ambiente celebrata ieri 5 giugno pubblica il nuovo report “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire” chiedendo alle istituzioni un intervento serio e incisivo dal punto di vista dell’inquinamento da rifiuti plastici.

Secondo l’associazione la plastica deve essere gestita in maniera più efficace ed efficiente, coordinata e integrata, coinvolgendo tutti gli attori (dalle istituzioni, alle aziende, fino alle persone e alle città in cui vivono) e agendo in tutte le fasi – dalla sua produzione, al suo impiego e fino allo smaltimento.

Il report mette in evidenza che l’Italia è tra i peggiori Paesi inquinatori che si affacciano sul Mediterraneo, contribuendo all’inquinamento soprattutto in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa.

 “Per attuare un cambio di rotta, ormai indispensabile, la soluzione è l’economia circolare in cui le materie prime, come la plastica, di un oggetto non più funzionante restino in circolo, in un lungo e possibilmente infinito succedersi di produzione e riuso/riciclo, eliminando le fasi di estrazione di materie prime e smaltimento. L’efficienza nell’utilizzo delle risorse, promossa dall’economia circolare, deve diventare un fattore cruciale per orientare nuovi modelli di produzione e di consumo, e consentire una transizione verso stili di vita e dinamiche socioeconomiche più rispettose dell’ambiente – afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia -. Per questo vogliamo muovere alle istituzioni richieste più ambiziose. Non c’è più tempo da perdere.”

Per il WWF serve agire sui primi tre livelli della scala gerarchica dei rifiuti: la prevenzione, il riuso e il riciclo.

“L’obiettivo comune è porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040 e per raggiungerlo è urgente l’adozione da parte delle nazioni del mondo di un Trattato globale sulla plastica, in accordo con il mandato stabilito nella risoluzione del marzo 2022 dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA) perché i danni all’ambiente causati dalla plastica e dalle sostanze chimiche ad essa associate sono di portata planetaria e trascendono i confini nazionali, avendo effetti sulla salute del pianeta e delle persone di tutto il mondo.” conclude Eva Alessi.

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