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Arte e agroalimentare: la sfida di Villa d’Este & Co.

Arte e agroalimentare: la sfida di Villa d’Este & Co.

Un dialogo continuo con il territorio per unire la parte monumentale e il verde, in un connubio virtuoso che da sempre fa parte del Dna di queste zone. È così che la pensa Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este, un incredibile patrimonio targato Unesco e che gestisce anche un’altra meraviglia, il Santuario di Ercole Vincitore. Ci riceve proprio dal suo ufficio a Tivoli, all’interno di Villa d’Este.

All’inizio il cortese direttore ci tiene a sottolineare che va un po’ di fretta e che le sue giornate durano oltre 12 ore: per tener tutto in ordine in questo patrimonio così variegato rappresentato dalle ville, ce ne vuole, di tempo. Ma è solo un istante. Perché Andrea Bruciati ci tiene a raccontare (e con evidente passione) cosa sta succedendo in questa terra tiburtina, così vulnerabile, tra siti di immane bellezza e tentativi di continuare a stravolgere con una edilizia dissennata il paesaggio che, tuttavia, affascina irrimediabilmente. “Natura e ville”, sottolinea, “rappresentano il forte fil rouge che è l’identità di questi luoghi. Dunque, investire sulla parte mutevole legata al verde è secondo me del tutto naturale”.

Villa d’Este & Co: uno sguardo trasversale tra arte e verde

Il direttore continua: “Provenendo dall’arte contemporanea (dalla sua vita professionale ‘precedente’, ndr), ho uno sguardo eccentrico, trasversale, fuori dal solito e sono convinto che le ville vadano godute da ogni punto di vista”. E questo sguardo lo ha portato a puntare ‘anche’ sull’aspetto agroalimentare che le ville in realtà hanno sempre avuto in passato pur se un po’  dimenticato negli ultimi anni. È come se si trattasse di ‘tirar fuori’ i gioielli di famiglia (allargata, cioè tutti noi), ripulirli e renderli brillanti, di nuovo.

“Si tratta di una vera e propria azione di tipo politico, spiega Andrea Bruciati. L’idea è quella di evidenziare le enormi potenzialità e le capacità produttive del territorio. Del resto, l’istituto che dirigo è un organismo in cui la parte verde è essenziale. L’obiettivo è disegnare lo scenario possibile di uno sviluppo sostenibile, stimolando la produzione a km zero: del resto, è proprio obiettivo dei siti Unesco quello di essere portatori di valori, pure attraverso la riscoperta, la tutela, il recupero delle pratiche legate all’agroalimentare”.

Siti Unesco portatori di valori, come fanno le Ville tiburtine

Utile la sinergia con associazioni di cittadini che mettono insieme le loro forze per difendere quanto ancora c’è. Il visitatore che arriva per bearsi delle ville, è proiettato in un turismo dalle connotazioni lente, esperenziali, in cui può immergersi entrando in un’altra dimensione, proprio come era intenzione del cardinale Ippolito quando inventò Villa d’Este e i suoi straordinari giardini. Sporgendosi dai quali si riesce a vedere il vigneto in cui si coltiva tuttora la tradizionale uva pizzutello, dolce e croccante, come si fa da sempre, qui. “Il nostro compito, sottolinea il direttore, è infatti quello di rilevare, sottolineare elementi che già ci sono e riportarli alla luce”.

È successo così quando lo scorso anno si sono prodotte 78 bottigliette da 25 cl dell’olio di Adriano, ottenuto da una parte degli ulivi che da secoli vigilano sulle sorti di Villa Adriana, “quelli più giovani e in maggiore salute delle oltre tremila piante che vivono in condizioni precarie. Hanno sui 200 anni ma ci sono altri esemplari più antichi. Come l’imponente albero bello vicino ai musei, dentro la villa, che ha al suo attivo 600 compleanni. Il nostro intento è quello di rinvigorire questo uliveto, curarlo bene, con modalità rigorosamente bio: per quest’anno prevediamo una maggiore produzione di olio, un migliaio di bottiglie, in vendita probabilmente dentro la stessa villa”.

Villa d’Este e Villa Adriana: laboratori di bellezza e di futuro

Tra i prossimi passi: la catalogazione delle diverse varietà di ulivi nell’area archeologica, con il lancio di una bella iniziativa, “Adotta un ulivo”, e all’inizio di dicembre la manifestazione Tivolio. Saranno in postazione, a Tivoli, probabilmente presso il Santuario di Ercole Vincitore come l’edizione zero, dello scorso anno, le aziende del territorio, molte al femminile, che si occupano di produzione olearia, produzioni non industriali, con un occhio alla biodiversità.

“L’istituto che dirigo è come una sorta di laboratorio che continua ad aprirsi sul territorio, racconta ancora il direttore. Anche la gente di Tivoli e Villa Adriana sta concependo una nuova visione delle ville non come qualcosa di staccato dal contesto sociale e produttivo ma come parte delle loro radici, quella agroalimentare, che possa portare pure opportunità lavorative. Un’azione precisa in cui vogliamo coinvolgere altre realtà simili alla nostra e il ministero per i beni e le attività: siamo stati capofila del Tavolo Verde, ovvero la gestione in ottica verde di diversi siti, lanciando il cosiddetto Manifesto di Tivoli. Questo significa pensare alla possibilità di assumere figure professionali finora non concepite per questo tipo di attività, come gli agronomi, e rivedere persino le gare d’appalto. Non più pochi mesi, ma almeno tre anni, il tempo che ci vuole per gestire il verde e le coltivazioni. Insomma ripensare alle assunzioni non secondo cicli burocratici ma naturali e produttivi. A metà ottobre ci riuniamo per elaborare strategie in tal senso, con i direttori di Caserta, Boboli, Capodimonte, Miramare”.

Mettersi in gioco, preservare e agire: il cambiamento è possibile

Il direttore Bruciati ripete: “Non è più il tempo di ‘stare a guardare’, ma di preservare e allo stesso tempo ‘agire’, per uno sviluppo sostenibile, una piattaforma concreta verso certe aberrazioni come quella che prevedeva la costruzione di una discarica a ridosso di Villa Adriana. Altro che… resilienza! Qui bisogna mettersi in gioco, non solo con le competenze e le professionalità, ma attraverso l’amore, la cura, il coinvolgimento di un maggior numero di persone, dimostrando che il cambiamento è possibile, basta crederci. Certo, pianificare la gestione del verde si può solo fino a un certo punto, confessa. Bisogna tener conto dell’evoluzione del clima, ad esempio. Quando un po’ di tempo fa c’è stata una microtromba d’aria su Tivoli, ho tremato. Ho pensato subito ai possibili problemi che avrebbe avuto il pizzutello lì lì per essere raccolto…

Insomma, l’istituto ha ormai carattere anfibio, nel senso che si declina in varie situazioni, il suo compito è esibire gli incanti voluti da uomini antichi un po’ più illuminati di noi, facendoli apprezzare da quelli di oggi in tutti i sensi, ammirare, guardare, annusare, assaggiare…”

E nella prossima primavera, altro progetto, tra Villa Adriana e le pendici dell’Aniene, dove ci sono speciali piante selvatiche, al via la produzione di miele.

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