Una storia virtuosa, quella di Cristina Mollis, Founder di The Okapi Network Srl Società Benefit, startup greentech italiana nata nel 2019. L’azienda, con base presso Talent Garden e parte della community dei Taggers, si dedica allo sviluppo di idee, servizi e prodotti che affrontano le principali sfide legate alla sostenibilità, combinando tecnologia e attenzione all’ambiente.
Cristina Mollis, insomma, ha una “visione del mondo”. Perché, in un mondo senza visione, avere una direzione, conoscere un percorso, fa la vera differenza. Il marchio principale, R5 Living, offre prodotti innovativi per la cura della casa e della persona, progettati per ridurre l’impatto ambientale. Questi articoli sono caratterizzati da un packaging ecosostenibile, come ricariche da sciogliere in acqua del rubinetto in flaconi spray riutilizzabili, che eliminano il trasporto di acqua, riducono le emissioni di CO₂ e il consumo di plastica monouso.
R5 rappresenta i cinque principi fondamentali dell’azienda: rethink (ripensare), refill (ricaricare), reuse (riutilizzare), recycle (riciclare), relax (rilassarsi).
Affinchè si possa diventare parte attiva del cambiamento, acquisendo gli strumenti e le metodologie per accompagnare persone e organizzazioni verso un futuro più sostenibile e consapevole, Talent Garden propone il Sustainability Management Master, un percorso di 12 settimane di formazione live, online e in presenza, in partenza il 12 maggio presso la sede di Milano Calabiana. In questa intervista, Cristina Mollis ci racconta la sua “visione del mondo” e della sostenibilità.
Cristina Mollis, raccontiamo il suo percorso
Sono Cristina Mollis, vengo dal digitale, nel 2008 ho fondato la mia prima start up, un nuovo concetto di società di consulenza che coniugava management consulting, tecnologia e comunicazione per supportare le grandi aziende nella trasformazione possibile grazie alle tecnologie digitali.
È stata un’esperienza unica e siamo stati pionieri di un nuovo modello di fare impresa. Nel 2015 ci siamo uniti ad un gruppo più grande, dove ho guidato la divisione di consulenza, per poi lasciare a metà 2018 e dopo un forzato anno di fermo per un patto di non concorrenza ho deciso di ripartire, questa volta provando a realizzare uno di quei progetti che un tempo avrei proposto alle nostre aziende clienti. E così è nata OKAPI, che opera con il brand R5 e che nasce come un’impresa nativamente digitale e sostenibile, che vuole dimostrare che esiste un modo diverso di produrre e consumare.
Come si riescono ad abbinare concretamente e senza rischi di “greenwashing” digitale, sostenibilità e fare impresa?
Credo che la risposta giusta sia tenendo fede ai propri valori. Noi siamo nati con un obiettivo specifico: rivoluzionare un settore tradizionale utilizzando il digitale per avere un rapporto diretto con i clienti e per accedere più velocemente al mercato (sarebbe stato difficile da outsider come noi farci accettare dalla distribuzione tradizionale, e ancora lo è) e praticando la sostenibilità nel modello operativo: dal disegno del prodotto alla sua distribuzione.
Digitale e sostenibilità dal mio punto di vista si coniugano perfettamente: il primo è del tutto sterile se non ha uno scopo più grande, la seconda non può essere messa a terra, misurata, migliorata se non è supportata dalla tecnologia. Il rischio dietro l’angolo invece è il greenswahing o anche di greenhushing: è difficilissimo comunicare in modo corretto e a volte per non sbagliare si rischia di non farlo.
R5 Living: come davvero possiamo arrivare a realizzare prodotti ecosostenibili per la casa e quali sono le caratteristiche più interessanti?
Partiamo da una premessa e cioè quella di sfatare un mito: solo i prodotti tradizionali sono efficaci. Direi che possiamo abbandonare questa idea sulla base dei fatti. Esistono ormai ingredienti e tensioattivi di origine vegetale, biodegradabili e molto performanti che rimuovono lo sporco in modo comparabile o superiore a quelli di origine petrolchimica.
I consumatori spesso non credono che “green = efficace”: serve educazione e trasparenza e questo è il primo passaggio necessario per poter realizzare prodotti ecosostenibili per la casa. Sappiamo poi che l’impatto di un prodotto detergente solo in parte è dovuto agli ingredienti, ma molto dipende dal trasporto dell’acqua e dall’utilizzo di contenitori in plastica usa e getta.
Quindi sì, si possono realizzare prodotti efficaci, con buoni ingredienti, concentrati, così da non necessitare il trasporto di acqua e l’uso eccessivo di imballaggi usa e getta. E credo di poter dire, anche con un certo orgoglio, che noi stiamo dimostrando che si può fare e che si può fare bene.
Sono i 5 principi fondamentali dell’azienda per costituire la visione futura del mondo per il bene del pianeta, ce li racconta?
Sì e volentieri. Le nostre 5R sono il nostro manifesto: Rethink, Ripensare il modo in cui si produce e si consuma. Passa tutto da qui: esistono alternative non solo paragonabili, ma addirittura migliori, sotto ogni profilo (produttivo, distributivo, di consumo e di smaltimento), basta solo ripensare ai modelli tradizionali. Noi lo stiamo facendo e i risultati sono indubbi
Refill: ricaricare ogni volta che è possibile farlo. Perché gettare un contenitore di shampoo o di sgrassatore o di pulisci vetri quando sono finiti? Sono praticamente nuovi, hanno le stesse caratteristiche e funzionalità di quando li abbiamo comprati. Perché considerarli un rifiuto? Possiamo riusarli e ricaricarli infinite volte.
Reuse: il riutilizzo va in tandem con il ricaricare ovviamente, ma estende anche il suo concetto a nuovi utilizzi per esempio.
Recycle: riciclare, quando un oggetto arriva effettivamente a fine vita e non è più possibile riutilizzarlo in nessuna forma allora deve essere destinato al riciclo, per diventare materia prima seconda di un nuovo oggetto. Noi ricicliamo la plastica dalla raccolta differenziata di Bergamo per farci accessori per la casa e la cura della persona. E l’idea che il nostro stesso rifiuto sia diventato un oggetto con una nuova vita, dal mio punto di vista, è una delle più grandi soddisfazioni come azienda e come consumatori.
E infine la nostra R più ribelle: Relax. Sì perché l’ecoterrorismo non sempre aiuta. A volte ci serve anche sentirci bene per una piccola azione, che diventa una grande rivoluzione se a farla siamo in tanti. Allora sì, possiamo rilassarci, perché con pochissimo, stiamo contribuendo a cambiare un modello di consumo e a diminuire il nostro impatto.
Tante volte mi viene chiesto il perché di questo logo, R5, ma la risposta è proprio qui, nel nostro manifesto. Le cose importanti stanno sulle dita di una mano…la nostra missione è chiara, sta in queste 5 parole.
Ci spiega in che modo è legata al mondo di Talent Garden e cosa significa essere una “tagger”?
Talent Garden per noi rappresenta non solo la base della nostra sede operativa su Roma, ma soprattutto l’accesso ad un network di competenze e relazioni fondamentali per la nostra crescita e anche l’opportunità di partecipare ad eventi in cui stringere rapporti con potenziali clienti e fornitori. È un ecosistema in cui le relazioni aprono a nuovi sviluppi e ci permettono di tenere la mente sempre in ascolto pronti al confronto.
Non crede che il “discorso ambientale” stia diventando un terreno per “opposte tifoserie” e sia un rischio per la vera realtà (economica e pratica, penso alle automobili elettriche che oltre ad affossare la nostra industria, non risolvono concretamente il problema delle emissioni)
Sì, purtroppo il “discorso ambientale” rischia di dividere e di diventare terreno di scontro su vari temi. Credo però che l’uso del buon senso sia l’unica chiave per interpretare correttamente il trend indubbio che stiamo vivendo, ma ancora di più la direzione da prendere. Che ci siano in atto i cambiamenti climatici, credo non sia più in discussione.
Ciò che è in discussione è come fare per mitigare il più possibile gli effetti e provare ad invertire la rotta. Chi lo nega o nega che si possa agire, vuole solo continuare ad operare alla vecchia maniera, per massimizzare gli obiettivi di breve termine senza pensare alle generazioni future, ma soprattutto senza investire in innovazione vera: perché trasformare un’azienda in un’azienda meno impattante significa investire tanto in innovazione, in pensiero e azione. Significa ribaltare i paradigmi di produzione e consumo.
È uno sforzo che solo aziende illuminate e lungimiranti vogliono fare. Aziende che peraltro in parte lo hanno sempre fatto. Le altre vogliono solo massimizzare i ritorni non rendendosi conto che così facendo stanno negando il principio stesso per cui un’impresa nasce: l’impresa è fatta per durare, per produrre profitto e impatto positivo sulla società e sul territorio. Se un’impresa prende soltanto non è un’impresa.