Con il cuore triste, ci troviamo a commentare ancora una volta una tragica notizia. Due cuccioli di orso, entrambi maschi, trovati morti la mattina del 7 maggio 2025 annegati nel lago di Colle Rotondo, nel territorio di Scanno. La perdita di due orsi su una popolazione di circa 60 individui è gravissima e fa compiere un ulteriore passo verso l’estinzione di questa sottospecie unica che vive solo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco Nazionale della Maiella e in poche altre aree appenniniche limitrofe.
Cuccioli di orso morti a Scanno, le associazioni sul piede di guerra. Dal 1970 ad oggi sono stati registrati 139 decessi tra gli orsi marsicani e circa l’80% di questi animali è morto per cause umane, illegali (bracconaggio) o accidentali. Il 48% dei decessi è causato da episodi di bracconaggio (colpi d’arma da fuoco, trappole o veleno) e il 32% da cause accidentali (incidenti stradali e annegamento): nel complesso, dunque, l’80% degli orsi trovati morti è stato ucciso in questi ultimi 55 anni da cause umane.
Cuccioli di orso annegati: di chi le responsabilità?
Assurdo perdere due orsi in questo modo, chi doveva controllare la sicurezza dell’invaso? Questa in sintesi la denuncia di associazioni come Salviamo l’Orso e WWF Italia che lamentano pesanti responsabilità in questa triste vicenda. Salviamo l’Orso, infatti, commenta: “Avendo rilevato da anni la pericolosità per la fauna selvatica e gli esseri umani del bacino di Colle Rotondo, nel 2021, dopo averne informato il Comune, avevamo tentato la messa in sicurezza dell’invaso attraverso l’installazione di 4 rampe in metallo, una per ciascuna sponda del bacino, ancorate ai pochi pali ancora stabili della recinzione perimetrale in legno e rete, troppo bassa per evitare lo scavalcamento da parte degli orsi e della fauna selvatica.
Questa era l’unica soluzione praticabile data la prescrizione ricevuta verbalmente dal Comune di non perforare il telo impermeabile del bacino. Dopo il primo inverno e le opportune verifiche, avevamo constatato che le rampe erano state severamente danneggiate e rese inutili per la loro funzione dalla neve e dal ghiaccio, che le avevano dissaldate e trascinate in acqua. Pertanto, già da luglio 2022, l’associazione aveva allertato l’amministrazione di Scanno della necessità di intervenire con la realizzazione di una robusta recinzione perimetrale metallica alta circa 3 metri, interrata di circa 50 cm e con la parte sommitale piegata verso l’esterno, cosiddetta paragatti, per scoraggiare lo scavalcamento da parte degli orsi e delle persone, considerando che il rischio da noi ravvisato riguardava anche queste ultime“.
Le interlocuzioni con il Comune, dunque, sarebbero state sempre molto difficili e improntate da parte dell’amministrazione ad un atteggiamento supponente e finalizzato ad evitare qualsiasi tipo di spesa.
Salviamo l’Orso: la denuncia
Continuano da Salviamo l’Orso: “Decidemmo quindi di farci carico, anche grazie ai fondi del progetto LIFE Bear-Smart Corridors, di parte del costo dei lavori mettendo a disposizione 8.000 € e sperando che, così facendo, l’amministrazione comunale decidesse di mettere in sicurezza il bacino. Dopo un anno di ulteriori ritardi, di solleciti scritti e di interlocuzioni infruttuose con i rappresentanti dell’amministrazione, nello specifico i consiglieri Ciarletta e Pace, il Comune ci chiese un ulteriore contributo finanziario per procedere. Salviamo l’Orso a quel punto decise di coinvolgere i colleghi di Rewilding Apennines così da poter mettere insieme la ragguardevole cifra di 14.000 €, offerta al Comune di Scanno a metà ottobre 2023.
Tutti questi passaggi sono documentati dalle mail che abbiamo conservato e che mettiamo a disposizione dei giornalisti e di chiunque volesse verificare la veridicità della nostra narrazione.
A quel punto anche il PNALM aveva dato la sua disponibilità a contribuire con ulteriori fondi nonostante il bacino non fosse all’interno dei confini del parco. Tuttavia, ancora una volta, l’amministrazione si è distinta per la sua ignavia e per la noncuranza con cui tratta l’immenso patrimonio naturale da cui è immeritatamente circondata.
Duole notare che, ancora una volta, ci siamo trovati a dover combattere contro chi non ha remore a parlare di orsi e fauna selvatica, usandoli come simboli e trofei per guadagnare il favore dei turisti, monetizzando la natura e sfruttandone la bellezza, ma che quando poi è il momento di agire si nasconde e fa orecchio da mercante. Ci chiediamo, oggi più che mai, come ci si possa vantare di essere parte della Terra degli orsi, un paese che probabilmente in pochi conoscerebbero al di fuori dei confini abruzzesi se non fosse stato per l’orsa Gemma, anch’essa eletta a simbolo solo per meri fini di attrattività turistica. Qualcuno dirà che siamo stati facili profeti e invece abbiamo solo seguito la ragione e la scienza che ci suggeriva l’importanza di mettere in sicurezza il territorio. Una necessità su cui abbiamo insistito per ben 4 anni con un’amministrazione comunale come quella di Scanno che, oggi, avrebbe potuto essere impegnata a preoccuparsi di come difendersi dall’aver ferito, anche in modo grave, una persona e non due orsacchiotti la cui unica colpa è stata quella di camminare nel territorio che condividevano con l’essere umano.
L’evento tragico ci conferma che, per quanto ci si possa sforzare e per quanto duramente si possa lottare, la conservazione passa necessariamente dalla condivisione degli intenti e degli obiettivi tra enti e istituzioni, oltre che con le comunità locali. Negli ultimi anni abbiamo messo in sicurezza più di venti tra vasche e pozzi e abbandonati. Per uno di questi interventi, l’associazione Rewilding Apennines è stata addirittura citata in un esposto con l’accusa di aver danneggiato una vasca di raccolta inutilizzata nel Parco Regionale Sirente Velino e interrogata dai Carabinieri Forestali di Secinaro, a dimostrazione che in un paese come il nostro vale ancora il detto “se non fai, non sbagli mai”. Oggi rimane la magra consolazione che, nonostante tutto, tante di queste trappole sono state disattivate grazie ai fondi ed all’impegno di privati cittadini che operano nell’interesse di intere comunità. Ci auguriamo che quanto accaduto serva da monito e che le vasche rimaste aperte e accessibili in altri luoghi di queste montagne vengano messe quanto prima in sicurezza e che inizi al più presto il tempo dell’azione”.
Il WWF Italia: salvare l’orso marsicano dovrebbe essere una priorità per le istituzioni, invece…
Alla denuncia di Salviamo l’Orso si aggiunge quanto dichiarato dal WWF Italia a proposito dei due cuccioli di orso annegati: “È assurdo perdere altri due orsi di una popolazione unica e a rischio critico di estinzione in questa maniera. Ed è vergognoso che dopo i due tragici episodi del 2010 e del 2018, in cui due femmine e tre cuccioli morirono in una vasca per la raccolta dell’acqua in località ‘Le Fossette’ tra Balsorano e Villavallelonga, vi siano ancora strutture abbandonate che si trasformano in vere e proprie trappole mortali per gli orsi e per altri animali. Ben 7 orsi negli ultimi 15 anni sono morti annegati in strutture colpevolmente non messe in sicurezza. Numeri inaccettabili. Salvare l’orso bruno marsicano dall’estinzione dovrebbe essere un impegno primario per tutta la comunità abruzzese e nazionale. Come sempre attenderemo che la magistratura svolga le indagini per capire se ci sono delle responsabilità però non ci si può non chiedere come sia possibile che invasi come questi siano realizzati e poi abbandonati senza che nessuno se ne curi”.
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