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Donare sangue, l’importanza di un gesto

Foto di wagnercvilela da Pixabay

Donare il sangue fa bene. Soprattutto a chi lo dona. L’estate poi donare sangue è ancora più importante, può risultare determinante e salvare vite

“Be there for someone else. Give blood, share life”, “Sii disponibile per qualcun altro. Dona sangue e condividi la vita”: questo lo slogan scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Giornata Mondiale del Donatore 2018 del prossimo 14 giugno.

Ogni anno nel mondo vengono effettuate 92 milioni di donazioni di sangue. Quasi il 50% di queste avviene nei Paesi sviluppati, dove si concentra solo il 15% del totale della popolazione mondiale (fonti OMS). Istituita nel 2004 in occasione del 14 giugno, data di nascita dello scopritore dei gruppi sanguigni, Karl Landsteiner, questa iniziativa è diventata una importante occasione per mettere in evidenza il grande valore sociale e umano della donazione di sangue e per ribadire l’importanza di garantire ovunque la disponibilità di donazioni gratuite, periodiche, anonime e associate.

Le principali manifestazioni internazionali per la Giornata mondiale del donatore si terranno in Grecia. AVIS scenderà in campo per promuovere eventi su tutto il territorio nazionale con lo scopo di ringraziare chi già compie questo gesto di grande solidarietà e coinvolgere un numero sempre maggiore di persone.

Tra le numerose iniziative in programma, anche una campagna di comunicazione organizzata in collaborazione con il Centro Nazionale Sangue e con le altre principali associazioni e federazioni di donatori volontari.

Donare, una giorno “mondiale”

La Giornata mondiale del donatore del 14 giugno ha un ulteriore slogan: “Il sangue ci mette tutti in relazione”. Stiamo per entrare in un periodo critico. L’estate allontana dai centri trasfusionali i volontari e ogni anno c’è lo stesso rischio: che le sacche siano poche. Si è visto cosa è accaduto lo scorso anno tra agosto e ottobre quando i centri di raccolta di Roma sud hanno dovuto sospendere l’attività per l’emergenza causata dal virus Chikungunya.

La donazione di sangue è un atto capace di riportarci narrazioni di quotidiana “bellezza”. Di qualche giorno fa è la storia di Angelica, Celeste e Vanessa Masin, tre gemelle di diciannove anni che si sono presentate insieme al piccolo centro trasfusionale di Montebelluna, in provincia di Treviso. Con loro, la commossa mamma delle tre ragazzone, Doris Frattin. La storia, particolarmente commovente, è stata riportata da Avis, l’associazione storia che da 91 anni in Italia è impegnata nella raccolta di sangue. Le quattro donne hanno voluto fare il prelievo tutte insieme per mantenere fede a una promessa fatta tempo fa.

La signora Doris, infatti, quando ha partorito, è stata salvata insieme alle tre bambine grazie alle trasfusioni. “Ho capito quanto fosse importante avere a disposizione quella ricchezza e appena sono state in grado di capire ho raccontato alle mie figlie come siamo state aiutate. Hanno capito cosa sia l’altruismo, la scelta di averle viste fare quel gesto mi riempie di gioia. È stato spontaneo”, ha detto la signora Doris sulle colonne del Corriere della Sera in un articolo a firma di Margherita De Bac.

Angelica, Celeste e Vanessa, sorprese di essere finite per la loro iniziativa di solidarietà sulle pagine dei quotidiani locali, hanno aggiunto: “Ai coetanei diciamo di pensare agli altri, donare fa bene a chi lo fa, al fisico e al cuore”.

Il reclutamento di nuovi donatori che possano sostituire gli iscritti non più idonei perché dopo i 65 anni non si può più contribuire al rifornimento delle emoteche, è disponibile nell’agenda di tutte le associazioni. Il sito www.avis.it contiene i messaggi di ringraziamento di chi riceve un dono così prezioso come il sangue. Flavia, originaria di Caltanissetta, ha scoperto da piccola di essere portatrice sana di talassemia. Non è malata ma deve fare molte trasfusioni.

Leggiamo quanto scrive e quanto viene riportato ancora dal “Corrierone”: “Siete tutto per me. Grazie a voi nel mio grembo è cresciuto un bimbo. Vorrei che tutti sapessero cosa significa ricevere un regalo così bello. Non si può comprare e dipende solo dalla generosità delle persone”.

Donare sangue: alcuni dati

Sono 112,5 i milioni di donazioni di sangue effettuate ogni anno a livello globale.
Circa la metà di queste donazioni proviene da Paesi ad alto reddito, dove vive solo il 19% della popolazione mondiale.
Nelle aree in via di sviluppo, fino al 65% delle trasfusioni di sangue viene somministrato a bambini di età inferiore ai 5 anni.
Nelle nazioni ad alto reddito, il 76% di tutte le trasfusioni riguarda cittadini con più di 65 anni di età.
Il tasso di donazione ogni mille abitanti è di 32,1 nei Paesi ad alto reddito, 14,9 in quelli a reddito medio-alto, 7,8 a reddito medio-basso e 4,6 nelle nazioni a basso reddito.
In oltre 70 Paesi più del 50% del sangue donato proviene da familiari o donatori retribuiti.

Molto belli i manifesti manifesti ufficiali della Giornata Mondiale del Donatore 2018. Protagoniste di questa campagna sono persone comuni appartenenti di età e nazionalità differente. Nella loro mano tengono una pallina rossa, simbolo di quel gesto di solidarietà e generosità che è il dono. Accanto al loro volto campeggia la scritta “In ogni momento qualcuno nel mondo ha bisogno di sangue. Non fare mancare il tuo aiuto. Dona il sangue e condividi la vita”.

Quest’anno, come accennato, le principali manifestazioni internazionali promosse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si terranno ad Atene, in Grecia. In Italia, sarà Roma a ospitare un convegno organizzato per venerdì 15 giugno dal Centro Nazionale Sangue e dalla FIODS, Federazione Internazionale delle Organizzazioni di Donatori di Sangue.

Avis nel 2017 ha potuto contare su un milione e 300 mila soci e su 2 milioni di donazioni. Nell’ultima assemblea nazionale, lo scorso maggio, il presidente Alberto Argentoni ha voluto porre in evidenza le difficoltà di conciliare lavoro e appuntamenti in ospedale per le donazioni di sangue: “Appena il 20 per cento dei dipendenti, secondo i dati dell’Inps, usufruiscono della giornata di riposo – spiega – prevista per legge e preferiscono andare ai centri il fine settimana per non perdere ore di lavoro. Ci preoccupa che grandi aziende e piccole realtà imprenditoriali tendano a equiparare sul piano dei premi incentivanti in busta paga il permesso che si prende per andare a donare a una giornata di riposo o di malattia. È un’ingiustizia nei confronti di chi compie un gesto di valore sociale inestimabile”.

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