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FAI, luoghi della biodiversità e del cuore

FAI, luoghi della biodiversità e del cuore
FAI, luoghi della biodiversità e del cuore

FAI, luoghi della biodiversità oltre che del cuore dove tanti ecosistemi vengono protetti e tutelati. La sostenibilità ambientale è il principio cardine delle attività del Fondo ambiente italiano (FAI) e i progetti sui vari beni della fondazione. Obiettivo: efficientamento energetico, riduzione dell’impronta idrica, tutela diretta di biodiversità e suolo.

I beni del FAI sono luoghi della biodiversità dove è possibile ammirare gli animali nel loro ambiente naturale: boschi e pascoli, coste e macchia mediterranea, zone umide, parchi e giardini. Ecco alcune specie animali presenti in questi luoghi della biodiversità che sono i beni del FAI.

Lo scoiattolo nero nella riserva I Giganti della Sila

Nella riserva biogenetica Il Bosco dei Giganti, che il Parco della Sila ha affidato in concessione al FAI dal 2016 lo scoiattolo nero, grazie a un ecosistema intatto, trova le migliori condizioni per vivere e riprodursi. È una specie diffusa solo nell’Aspromonte, nel Pollino e nella Sila.

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Il Bosco dei Giganti è unico nel suo genere: questo maestoso bosco secolare nel centro della Calabriasopravvive intatto dal Seicento all’ombra dei suoi imponenti “patriarchi”, che danno origine a un grandioso spettacolo della natura. Si conservano alberi alti fino a 45 metri, dal tronco largo 2 metri e dall’età straordinaria di 350 anni, testimoni delle antiche selve silane.

Un bosco ultracentenario con oltre 60 esemplari di pini larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo, proprietari del vicino Casino Mollo, donato al FAI da Giovanna, Beatrice e Maria Silvia Mollo, nel 2016.

Il riccio nel bosco di San Francesco

Nel cuore dell’Umbria, lungo la valle del fiume Tescio, ai piedi della grandiosa Basilica di San Francesco ad Assisi, si estende un bosco di latifoglie dominato dalle querce e dai carpini, ma ricco anche di molte altre essenze, arboree, arbustive ed erbacee: un bosco estremamente speciale dal punto di vista ecologico, dovecoesistono tanti ecosistemi diversi e dove anche la fauna è molto varia.

Si contano nel comprensorio 83 specie di uccelli nidificanti e sono presenti piccoli mammiferi come il riccio, la volpe, l’istrice e la donnola. Il bosco di San Francesco è un pezzo intatto di paesaggio umbro, luogo di armonia, silenzio e biodiversità.

Luoghi della biodiversità: il gallo forcello nei pascoli d’alta quota

A Pedroria, un alpeggio d’alta quota sopra Morbegno in Valtellina, il FAI ha recuperato 200 ettari di paesaggio alpino nel cuore delle Orobie Valtellinesi: un nucleo eccezionale di biodiversità florofaunistica che si estende su 200 ettari di superficie, di cui 70 a bosco e 20 a floridi pascoli per anni abbandonati, dove stiamo rilanciando l’attività pastorizia.

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Lungo i sentieri percorribili a piedi è possibile avvistare alcune specie di fauna alpina, tra le quali il fagiano di
monte, detto anche gallo forcello. Dal nostro censimento faunistico è emerso che qui ci sono le sue arene di canto, i luoghi dove durante la stagione degli amori mette in mostra tutta la sua bellezza. Ripristinare i pascoli e i prati significa anche fare azioni per la conservazione di questa specie.

Alla Baia di Cheranto, una specie in pericolo: il gabbiano corso

La Baia di Ieranto, Bene Fai dal 1987 è un luogo incantato, con una ricca macchia mediterranea, che si affaccia sui faraglioni di Capri. Il FAI è intervenuto riqualificando paesaggisticamente un contesto inizialmente degradato dalla presenza di una cava dismessa e oggi l’intera area è riconosciuta come Area Protetta Naturale dalla Regione Campania.

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È anche un nodo primario della rete ecologica della Regione e ospita numerose specie vegetali e animali. Tra queste è stata registrata la presenza di una delle specie di gabbiano più rare al mondo, inserita nella lista rossa delle specie in pericolo: il gabbiano corso.

Il fratino alle saline Conti Vecchi in Sardegna

Il fratino è un piccolo uccello che vive principalmente in ambienti umidi con acqua bassa, si nutre di insetti e piccoli animali del limo. Nidifica nelle spiagge a giugno proprio nel periodo in cui queste iniziano a popolarsi di umani, con grande disturbo alla covata.

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Per queste ragioni è una delle specie più a rischio tra quelle che vengono ospitate nei Beni del FAI. Alle Saline Conti Vecchi il FAI ha verificato insieme agli esperti di LIPU Oristano e AFNI Sardegna la presenza di diverse coppie di fratino che ci auguriamo possano presto nidificare.

Il gheppio al monastero di Torba

Il gheppio è un piccolo rapace agile e snello ed è tra gli uccelli predatori più diffusi in Italia, anche perché possiede un’elevata capacità di adattamento agli ambienti più diversi. Tra i più piccoli rapaci italiani, il gheppio misura appena 35 cm, con 70-90 cm di apertura alare.

Durante i mesi di lockdown una coppia di gheppio ha scelto come luogo di nidificazione il Monastero di Torba e in questi giorni tre piccoli gheppi si stanno esercitando perché a breve si involeranno lasciando il nido.

Luoghi della biodiversità, il cuculo a Villa della Porta Bozzolo

Il cuculo è un uccello che si adatta praticamente a ogni ecosistema, anche se predilige i boschi, le aree di collina e di pianura, e per questo è molto diffuso in tutto l’emisfero settentrionale. Si alimenta di numerose specie di insetti e qualche vegetale.

È noto soprattutto per la peculiare abitudine di essere «parassita» di nidi altrui. La femmina di cuculo infatti depone le proprie uova (fino a 15-20 uova ogni stagione) nei nidi di altri esemplari. Una volta schiuse le uova i giovani cuculi, per istinto, spingono fuori dal nido le uova o la prole dei genitori adottivi, rimanendo gli unici esemplari nel nido.

I nuovi genitori continueranno a nutrirli lo stesso, guidati dall’istinto naturale, per almeno 2-3 settimane. Nei giorni scorsi il giardiniere di Villa Della Porta Bozzolo Daniele Zorzi, mentre stava tagliando l’erba nel roseto si è accorto della presenza di un cuculo a terra che rischiava di essere falciato.

A quel punto è intervenuto per portarlo in salvo posandolo su un muretto che si trovava vicino al nido. Poco dopo ha notato che una coppia di codirosso, i genitori adottivi, stavano nutrendo il piccolo “ospite” come se fosse la propria prole.

Foto: FAI

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