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Irene Coppola, la sarta dal cuore grande che dona le sue mascherine

Irene Coppola, la Sarta dal Cuore Grande che Dona le sue Mascherine
Irene Coppola, la Sarta dal Cuore Grande che Dona le sue Mascherine

Irene Coppola è la sarta e stilista di Gallipoli che con grande generosità, dall’inizio dell’emergenza da coronavirus, lavora notte e giorno per realizzare le sue mascherine antivirus che poi dona gratuitamente a chi ne ha più bisogno. Ogni giorno, da quando è iniziata questa situazione di emergenza, tante sono le notizie negative che siamo costretti ad ascoltare. Oggi vogliamo però riportarvene una positiva.

Una storia di solidarietà e di grande generosità che fa sperare e avere un po’ più di fiducia verso gli altri e nel futuro. Si tratta infatti dell’iniziativa di solidarietà di Irene Coppola. La sarta e stilista di Gallipoli che dall’inizio della quarantena ha deciso di impiegare il suo tempo per aiutare gli altri. E l’ha fatto lavorando giorno e notte alle sue mascherine antivirus che poi dona a chi più ne ha bisogno e si trova in situazioni davvero difficili.

Irene, preso atto della criticità della situazione e del bisogno impellente delle mascherine che sin da subito hanno cominciato a scarseggiare dappertutto, ha scelto di non stare ferma. Ha deciso di mettere a disposizione degli altri il suo tempo e il suo lavoro. Così, dopo aver postato una foto su Facebook, ha cominciato a realizzare tantissime mascherine antivirus.

Irene Coppola, le mascherine riutilizzabili

Le sue mascherine vengono realizzate con cotone speciale ad uso sanitario e pelle d’ovo, o come lo chiamano in molti, pelle d’uovo, il tessuto delle nostre nonne. Si tratta infatti di mascherine riutilizzabili che vanno semplicemente sterilizzate. Irene poi, queste mascherine, ha deciso di non venderle, ma di donarle a tutte le persone che in questo momento si trovano in seria difficoltà, oltre che a farmacie, studi medici, centri di trasfusione, protezione civile e così via.

L’azione di Irene, che in un momento come questo ha deciso di donare le mascherine gratuitamente, senza ricavarne nulla, porta con sé tanta speranza e fiducia nel prossimo. A dimostrazione del fatto che ognuno di noi può fare la propria parte, soprattutto in momenti così difficili. Anche qualora l’unica cosa da fare dovesse essere quella di stare a casa, non solo per noi ma anche per gli altri. Qui di seguito, l’intervista a Irene Coppola, la sarta dal cuore grande.

Irene Coppola, la Sarta dal Cuore Grande che Dona le sue MascherineIrene, come e quando nasce la decisione di realizzare le mascherine antivirus?

È nato tutto tra il 9 e il 10 marzo, all’inizio di questa situazione di emergenza che stiamo vivendo. Entrando nel mio laboratorio, di lunedì mattina, ho deciso di realizzare una mascherina con i colori della nostra bandiera. Ho poi pubblicato una foto su Facebook per mandare a tutti un messaggio di solidarietà. Già la mattina dopo però, ho ricevuto le prime richieste.

Una mia cliente, avendo visto la foto, mi ha chiesto se avessi mascherine per suo padre che non stava bene. Io le ho risposto di no, spiegandole che ne avevo fatta solo una in maniera simbolica e che però ne avevo delle altre che mi erano state regalate e ne avrei potuto dare anche a lei. Quando la sera il marito è venuto a prenderle e io non ho voluto nulla in cambio, non ho voluto vendergliele ma regalargliele, lui si è commosso.

Subito dopo è venuta da me la moglie di un dottore che mi ha chiesto di realizzare quattro mascherine per uno studio, in quanto ne erano sprovvisti e mi ha portato lei stessa della stoffa adatta per farle. Le ho realizzate in venti minuti e l’ho richiamata per venire a ritirarle. Quando è arrivata e anche in quel caso non ho voluto niente in cambio, mi ha ringraziata così calorosamente ed era così commossa anche lei che ho deciso di continuare.

Ho poi comprato un metro di stoffa e ne ho prodotte altre dodici e ho deciso di non venderle, ma di continuare a regalarle a chi più ne avesse bisogno. Ho chiamato dei clienti con situazioni difficili e le ho donate. Da lì è iniziato tutto.

Irene quante mascherine ha realizzato finora?

Da quel martedì sono stata travolta dal lavoro e dalle richieste. Già il mercoledì dopo ne avevo realizzato 1000, lavorando anche di notte. Fino all’altro giorno, invece, sono arrivata a farne 4350. I primi giorni ho lavorato da sola, poi sono accorsi in mio aiuto anche i miei figli. Anche perché a un certo punto la situazione è diventata ingestibile, la gente si accalcava fuori dal mio negozio, litigava per chi avesse la precedenza e cose del genere. A quel punto ho dovuto chiamare le forze dell’ordine.

E con il loro aiuto e quello dei miei figli, sono riuscita a gestirmi meglio il tutto. Ho sempre la stessa energia del primo giorno, o comunque, nonostante la stanchezza, non vorrei non farlo e magari stare ferma. Mi rende felice quello che sto facendo e sono molto soddisfatta del fatto che molti altri dopo questa mia iniziativa, si siano mossi nella stessa direzione.

Dopo i primi giorni di lavoro in cui non avevo più tempo neanche per mangiare o per rifornirmi del materiale necessario, molte persone hanno cominciato a portarmi loro stesse del materiale per realizzare le mascherine antivirus. E di solito è sempre materiale in più che mi serve per realizzare mascherine utili per tante persone che ne hanno bisogno.

Vero è dunque che io sto lavorando molto, ma è anche vero che ci sono state e ci sono tante persone che stanno aiutando me per aiutare gli altri, per chi ha più difficoltà in questo momento. Tante persone di Gallipoli che si sono dimostrate solidali con questa iniziativa. Naturalmente non tutti, questo è ovvio, ho avuto anche brutte esperienze. Ma questo è un periodo che mi sta insegnando molto anche sulle persone.

Parliamo di come sono fatte le mascherine. Come le realizza e quali sono i tessuti che vengono utilizzati?

Il tessuto più adatto è sicuramente il cotone speciale ad uso sanitario, sterilizzabile. Inizialmente però ho anche usato la pelle d’ovo, quella che spesso viene anche chiamata pelle d’uovo, il tessuto delle nostre nonne. È un tessuto infatti molto fitto che non permetterebbe il passaggio del virus, 100% cotone anche questo sterilizzabile. Io ho seguito un mio ragionamento logico: ho pensato che se le lenzuola degli ospedali o i camici, una volta utilizzati, non vengono buttati via, ma sterilizzati e riutilizzati, la stessa cosa la si poteva fare con le mascherine. E così è stato.

Irene Coppola, la Sarta dal Cuore Grande che Dona le sue MascherineIrene, viste le notizie e la confusione che c’è in giro anche sulla reale utilità delle mascherine, o di alcune di esse, le sue sono davvero efficaci?

Già dall’inizio, la conferma sulla loro efficacia, mi era stata data dal dottore Giuseppe Serravezza (oncologo ed ex direttore del reparto di oncologia dell’ospedale del Sud Salento). Successivamente ho ricevuto la conferma anche dal Ministero dell’Interno. Questa spiega soprattutto l’utilità di queste mascherine in tessuto fatte in case.

Bisogna capire infatti, che se si compra una mascherina usa e getta il cui effetto sparisce entro dieci ore e poi non la si butta, quella mascherina non servirà più a nulla. Purtroppo però, visti i prezzi che hanno raggiunto, dubito che le persone le buttino via facilmente dopo quelle ore. A quel punto sono più utili delle mascherine in tessuto riutilizzabili che possono essere sterilizzate.

Da chi provengono le maggiori richieste e a chi sono destinate le sue mascherine?

Ho già fornito tre Protezioni Civili, anche se non quella di Gallipoli, poi farmacie, forni, alimentari, ginecologia, ho fornito anche tre centri di donazione del sangue. E poi la popolazione di Gallipoli, ma non solo. Molti di loro me le hanno chieste anche per spedirle a loro cari che si trovano fuori al momento. Mi sono arrivate richieste da tutta Italia. Però non spedisco le mie mascherine perché tutto il tempo che ho a disposizione lo sfrutto per realizzarle e non mi basta anche per fare spedizioni.

Irene continuerà ancora a realizzare mascherine? E alla fine di questa emergenza, cosa farà?

Sì, continuerò a fare mascherine finché avrò il materiale che occorre. Il problema è che ora questo materiale sta finendo perché le aziende per i rifornimenti sono chiuse. Per ora ho avuta una buona fornitura da parte di infermieri e dottori, da parte di persone che mi hanno portato i tessuti per realizzarle. Per fare questo ho messo da parte il mio solito lavoro di sartoria. Ma finché avrò il materiale a disposizione e da mangiare a casa, continuerò a fare soltanto mascherine. È quello che voglio fare adesso.

C’è tanta gente, infatti, che ha più bisogno di me in questo momento e che sta vivendo davvero delle situazioni più difficili della mia. Dunque per ora il mio obiettivo è di fare più mascherine che posso. Mi auguro però che tutto questo finisca presto. E spero che dopo si potrà stare meglio di come si stava prima. Meglio di come stavamo.

Dovremmo infatti imparare di nuovo ad accontentarci. Accontentarci di quel poco che abbiamo. Si voleva sempre di più, senza capire il valore di ciò che si aveva. E sono sicura che questa situazione ci sarà di aiuto, e aiuterà tante persone, ma soprattutto i giovani a capire il valore di ciò che abbiamo, di ciò che è importante. Di ciò che si ha già e non di quel ‘tanto’ che si vorrebbe sempre ottenere.

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