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Miriam Orlandi: motociclista di illimitato sguardo e infiniti chilometri

Miriam Orlandi: motociclista di illimitato sguardo e infiniti chilometri
Miriam Orlandi: motociclista di illimitato sguardo e infiniti chilometri

Miriam Orlandi, viaggiatrice instancabile e con una visione del mondo da condividere. Il racconto delle sue esperienze in questa intervista.

Fisioterapista, osteopata, motociclista, viaggiatrice, con una visione del mondo basata sul dialogo e sull’ascolto. Del mondo e degli altri. Lei è Miriam Orlandi e racconta la sua storia, i suoi viaggi, anche riduttivo definirli così, costituiti da traversate solitarie in moto dai chilometraggi inimmaginabili. Tornata recentemente da Parigi per un giro in moto interamente percorso su strade statali, Miriam Orlandi è una donna straordinaria che avrete modo di scoprire leggendo questo contributo. Mi fa particolarmente piacere dare voce a storie come queste. Come accaduto intervistando Giorgio Càeran, ci troviamo di fronte a chi fa della motocicletta o della vespa uno stile di vita.

In questo caso parliamo anche di elettrico, è nota a riguardo dell’elettrico la mia idiosincrasia. Però, ad ascoltare Miriam Orlandi qualche voglia di provare ti viene.

Perché Miriam Orlandi ha sempre affrontato la vita e le sue sfide con il grande desiderio di conoscere, capire e comprendere. Una persona “fuori dagli schemi”.

Pensiero forte come cardine (non “liquido”, almeno questa è la sensazione dopo averla “impattata” per questa intervista), gioia di vivere e voglia di raccontarla attraverso la motocicletta e quella “poetica” esploratrice che forse rischia di appartenere al passato se il viaggio diventerà sempre più di massa e in senso “overtourism” (che peraltro non possiamo più sostenere).

Nel libro che ha scritto IoParto, Sola con la mia moto (disponibile in versione Kindle su Amazon), Miriam Orlandi si racconta e si fa esperienza dei suoi orizzonti. Come leggendo il blog di cui è autrice ioparto.eu.

Nella presentazione del volume leggiamo: “Può una donna da sola attraversare il continente Americano nella stessa direzione del traffico di droga? Può guidare dall’Argentina all’Alaska a cavallo della sua pesante moto da 240kg? Quali pericoli attendono una donna? Quali insicurezze? Quali conquiste? La protagonista ci immerge nel suo viaggio: accampiamo con lei in riva al mare, ammiriamo il continente con i suoi spettacolari panorami e i suoi popoli, e, non paga, ci mostra le sue paure, le sue insicurezze e la sua evoluzione. É il racconto di una storia vera. Nulla è stato romanzato, se non a volte i nomi per proteggere i personaggi e se stessa”.

Per Miriam Orlandi, il giudizio è nelle abitudini di tutti ma può essere abbandonato grazie alla conoscenza. Ecco che studi e viaggi diventano un unico percorso: l’unicità dell’individuo e la sua immensa bellezza. Questa visione del mondo, filosoficamente Weltanshauung, parola che amo e che sottende qualcosa di chiaro e determinato, Miriam Orlandi la spiega in questa intervista su Green Planet News.

Chi è Miriam Orlandi e quando inizia la sua passione per la motocicletta?

Difficile definirmi. Sono una persona che ha limiti mentali, come tutti, ma che cerca di superarli. Uso l’esperienza diretta, uso l’ascolto degli altri, uso lo studio per poter comprendere le dinamiche che ci portano a limitarci nella felicità.

Sono fisioterapista, osteopata, operatore sommato emozionale, e tanti altri piccoli insignificanti diplomi che contribuiscono a formare un’anima in viaggio anche durante le limitazioni fisiche. Amo conoscere l’arte, la cucina e la cultura dei popoli che incontro. Amo raccontare per poter permettere a chi non può, di viaggiare con me.

I tuoi viaggi sono decisamente “oltre”. Cominciamo col raccontare questo, da cui è nato anche il tuo libro: Argentina – Alaska (23 mesi da sola e 52.000 km)

Fu un impeto intrattenibile. Lo descrive bene il titolo del libro “IoParto” che è scritto, infatti, tutto attaccato. Libro andato esaurito e di cui mi sono rimaste solo poche copie. Sembra che questa storia sia nata per essere un lampo. A me quei 23 mesi sembrarono proprio così: velocissimi.

Mi immersi senza ritegno ovunque potessi scovare qualche cosa di diverso, non solo i soliti luoghi turistici, ma sopratutto dove mi portava il vento, le nuove conoscenze, le occasioni da non perdere.

Emirati Arabi e Oman, due mesi da sola nel deserto…

Questo fu incredibile. Mi ritrovai una mail con un invito: volo andata e ritorno e 5 gg pagati in hotel a Dubai per partecipare al festival dei viaggiatori. Non ci credevo e fu di nuovo magia: immersa nel mondo arabo, una donna da sola che aveva girato le Americhe, mai mi sarei attesa di venir sbattuta in prima pagina come un esempio da seguire.

Non mi sarei mai aspettata che la mia richiesta di posticipare di 2 mesi il rientro si sarebbe trasformato in 48 giorni di pura felicità. I racconti da mille ed una notte non sono nulla quando dormi in una tenda beduina e fuori c’è il fuoco che scoppietta. Le spezie nei cibi diventano un mondo da scoprire.

Le parole incomprensibili si trasformano in un suono a tratti melodico ed a tratti duro ma sempre affascinante. L’ingresso in Oman mi ha fatto scoprire, non senza sorpresa, la dolcezza di un mondo musulmano moderato.

Basti pensare che quello che noi chiamiamo caffè in Oman è una bevanda tiepida di acqua di rose aromatizzata con chiodi di garofano, cardamomo e lo chiamano Kahwa.

Cosi sono gli omaniti: pura acqua di rose con le spezie delle loro particolarità da mercanti e pescatori. Il rientro a Dubai dopo aver peregrinato tra montagne di roccia rosse e mare azzurro era stato salutato con una sontuosa cena a casa di Awad. Lo sceicco che aveva organizzato il festival era orgoglioso di me che portavo il messaggio di pace e fratellanza tra i popoli.

Ero ben conscia che la politica, l’immagine pulita che ogni governo vuole dare, poteva essere pesante in ogni loro azione, ma la gente che avevo incontrato nel deserto o nei piccoli paesi, quelli non sapevano nulla di politica, eppure mi avevano fatto sentire rispettata e benvenuta.

Australia e Nuova Zelanda (6 mesi da sola e 33.000 km)

L’Australia fu il regalo di un amico, Peter, venuto in italia con suo figlio. Mi ero presa del tempo per far conoscere loro le Dolomiti e aveva ricambiato la gentilezza con un invito: “Ho un vecchio Transalp che puoi usare in Australia se vuoi”. Risposi “va bene”.

Prendo un volo di solo andata. Dopo 3 mesi ero pronta a rientrare in Italia ma Peter mi aveva detto che aveva una Suzuki Dr 650 in Nuova Zelanda e questo fu un altro regalo.

Una full immersion nella natura più selvaggia, due mesi di campeggi nei boschi, in riva al mare, o semplicemente ospite di una sconosciuta minuscola cittadina: da uno dormivo, da un’altro andavo a pranzo e da un’altro a fare la doccia. Una fantastica curiosità: ero questo io per il piccolo villaggio.

Arriviamo a Italia – Capo Nord con una moto elettrica (la prima volta documentata di una moto elettrica in questo tragitto). Come si viaggia in moto elettrica?

Il motore elettrico è fantastico.Il limite vero sono le batterie, soprattutto quelle al litio, il futuro è vicino ma non è ancora economicamente commercializzato. Le logiche dei brevetti e del business sono difficili da comprendere.

Per rispondere a come si viaggia, è bellissimo: nessuna vibrazione, fluidità di guida, stabilità in curva anche con brusche decelerazioni e economicità (almeno ad agosto 2020 quando la usai per arrivare a Capo Nord).

Per il resto sembrava di esser tornati indietro nel tempo: nei 45 minuti di ricarica le persone erano curiosamente attratte dalla moto elettrica ed io potevo così instaurare con loro un dialogo.

Nel tuo blog ioparto.eu, il motto è: viaggiare per vivere la vita come una scuola e la moto come mezzo per la felicità. Spieghiamo la tua visione del mondo…

Ho una laurea in Fisioterapia. Un diploma in Osteopatia e tanti altri piccoli diplomi ma nulla mi ha insegnato tanto come il viaggio in moto. Aggiungo anche che se la scuola può essere noiosa, il viaggio non lo è mai: può essere faticoso, a volte spaventoso ed a volte ti riempie di immensa gioia ma mai e poi mai noioso: almeno non i miei viaggi.

In Italia che viaggi hai fatto e a cui sei particolarmente legata?

La Sardegna è una terra magica, soprattutto se ci si addentra nella Barbagia o nell’Ogliastra (la zona della costa est un tempo definita una delle 7 barbarie) Amo la sua gente, perchè amo le tradizioni e loro sono fortemente attaccati ad esse e spero non le lascino mai andare.

Le moto scelte per viaggiare?

  • MotoMorini 350 Kanguro: la mia prima moto, non funziona ma è in garage. Con lei Europa ed Italia.
  • BMW R100 GS: Europa, Italia ed Argentina-Alaska: ancora in garage.
  • In Oman usai una CCM 350 ribassata. Un giocattolo fantastico sia per la sabbia che per la strada.
  • Transalp 650: non è mio ma del mio amico Peter e me l’ha prestata per i 30.000 km del solo sud est dell’australiana.
  • Suzuki DR650: sempre di Peter ma questa volta in Nuova Zelanda. 10.000 km in 4 settimane una moto che è perfetta per avventurarsi sugli sterrati e sentirsi tranquilla ed a proprio agio.

Perché Miriam sceglie di viaggiare da sola?

Perchè sola non sei mai sola: sola entri in contatto con la gente locale, con il tempo, con i tuoi pensieri, desideri e bisogni.

Ti sei mai trovata in difficoltà? Come hai reagito?

Le difficoltà sono parte della vita. Io ho una tecnica: 5 minuti di panico poi mi rimbocco le maniche. Il panico può essere rabbia o pianto ma mai più di 5 minuti.

Hai in programma altri libri?

Certo uno sull‘India, uno sugli Emirati Arabi e l’Oman ed uno su Australia e Nuova Zelanda.

Una riflessione per concludere la nostra intervista

Sono stanca di vedere divisione e discussioni. Sono stanca di supposizioni ed allusioni senza mai una domanda. Ho voglia di dialogo, ho voglia di persone disposte ad ascoltare e parlare di ciò che sanno e non solo di ciò che credono di sapere. Mi auguro che presto il mondo impari a vivere.

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