martedì, Novembre 5, 2024

Rome 17°C

Progetto M.A.R.E., zooplancton sentinella del Mar Adriatico

Progetto M.A.R.E., zooplancton sentinella del Mar Adriatico
Foto @One Ocean Foundation - GINEVRA BOLDROCCHI

I nuovi dati su contaminanti organici persistenti e metalli pesanti.

Il mare per il nostro pianeta rappresenta una risorsa fondamentale e per questo è importante tutelarlo e proteggerlo. In questo articolo in particolare il riferimento è il Mediterraneo e il suo stato di salute che è in miglioramento ma ancora da sorvegliare.

Di recente One Ocean Foundation, realtà non profit italiana operante a livello internazionale per la tutela dell’ambiente marino, ha pubblicato il suo ultimo studio sulla prestigiosa rivista Chemosphere con i dati relativi all’analisi di campioni di zooplancton. raccolti in 46 località lungo l’Adriatico e parte del Mar Ionio, partendo da Taranto a Venezia e poi lungo tutta la costa orientale fino a Corfù, con l’obiettivo di valutare lo stato di contaminazione di questo bacino.

Lo studio, coordinato da Ginevra Boldrocchi, project scientific coordinator di One Ocean Foundation e ricercatrice presso l’Università dell’Insubria, è stato condotto all’interno della quarta edizione del progetto M.A.R.E. (“Marine Adventure for Research and Education”), un’iniziativa della Fondazione Centro Velico Caprera in collaborazione con One Ocean Foundation.

I risultati evidenziano la presenza di diversi inquinanti, alcuni dei quali, come PCB e DDT, banditi già dagli anni 70’, e metalli pesanti quali arsenico, cadmio e mercurio, noti per la loro tossicità e capacità di accumulo negli organismi marini.

I nuovi dati, a seguito delle precedenti analisi nel Mar Tirreno pubblicate lo scorso anno, rappresentano il secondo tassello di un progetto pluriennale che mira a fornire il primo studio completo sullo stato di contaminazione del Mar Mediterraneo.

L’Adriatico: un ecosistema fragile e sotto pressione

Il Mediterraneo, pur rappresentando meno dell’1% delle acque marine globali, ospita circa il 10% della biodiversità mondiale. Tuttavia, le sue caratteristiche di bacino semichiuso e la forte pressione antropica lo rendono particolarmente vulnerabile all’accumulo di inquinanti.

Nel Mediterraneo, studi che indagano questa problematica utilizzando lo zooplancton come bioindicatore sono rari, datati e spesso limitati a pochi contaminanti,” afferma Ginevra Boldrocchi, coordinatrice dello studio. “Con la Fondazione Centro Velico Caprera, vogliamo fornire un quadro completo e aggiornato dello stato di salute del nostro mare.”

Zooplancton, i risultati dello studio

I risultati dello studio appena pubblicato provengono in particolare dall’analisi di campioni di zooplancton – utilizzato globalmente come indicatore precoce di contaminazione e fondamentale nel trasferimento di inquinanti lungo la catena alimentare – in 46 località dell’Adriatico, un bacino particolarmente vulnerabile a causa della sua conformazione semichiusa, caratteristiche idrogeografiche e voluminosi apporti fluviali che trasportano contaminanti e rifiuti in mare.

Progetto M.A.R.E., zooplancton sentinella del Mar Adriatico
Foto @One Ocean Foundation – Campione di zooplancton

Contaminanti organici: PCB e DDT in declino, ma ancora presenti

Lo studio ha evidenziato la presenza di contaminanti organici persistenti (POPs) come i PCB e il DDT. Sebbene i livelli di questi inquinanti siano generalmente in declino rispetto agli anni ’80, aree come il Golfo di Venezia (dove il fiume Po continua a rappresentare una fonte significativa di inquinamento), il Golfo di Drin in Albania, e le zone di Sebenico e Spalato in Croazia restano fonti di preoccupazione.

La presenza di DDT è risultata invece bassa in tutto il bacino, ma rimane fondamentale la necessità di mantenere alta l’attenzione su queste sostanze inquinanti.

Nord e sud Adriatico: preoccupazione per metalli pesanti

Dall’analisi dei metalli pesanti si sono riscontrate concentrazioni elevate di elementi in traccia come piombo, cobalto, nickel e cromo, soprattutto nel Golfo di Venezia e nelle acque attorno alle Tremiti e a Corfù.

Sebbene i livelli di mercurio siano bassi in tutto il bacino Adriatico, comparabili a quelli rilevati in regioni incontaminate come l’Antartide e l’Artico, il rame al contrario ha mostrato valori eccezionalmente elevati, tra i più alti mai registrati a livello mondiale.

Un fenomeno che sembra essere legato a fonti sia naturali, come la deposizione di polveri sahariane, sia antropiche, come le vernici antivegetative utilizzate in ambito marittimo e l’uso industriale e agricolo di rame.

Monitoraggio completo del Mediterraneo

Per molto tempo, l’ambiente marino è stato deliberatamente utilizzato come smaltimento dei nostri rifiuti, ma questo studio dimostra come la situazione sia in miglioramento” spiega Ginevra Boldrocchi. “Se confrontiamo i nostri dati con il resto del mondo, vediamo che i livelli di DDT sono tra i più bassi, mentre per i PCB e i metalli ci posizioniamo a livelli intermedi.”

In attesa dei risultati della spedizione 2024 nel Mediterraneo nordoccidentale toccando Francia e Spagna, il progetto M.A.R.E. proseguirà nel 2025 lungo le coste di Grecia, Cipro e Turchia.

Un approccio sistematico che rappresenta la prima iniziativa in grado di fornire una visione a larga scala e dettagliata dello stato di contaminazione del Mar Mediterraneo, un contributo essenziale per la salvaguardia di questo delicato ecosistema.

ALTRI ARTICOLI
nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

i più letti

Newsletter

Gli articoli della settimana direttamente sulla tua email

Newsletter