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Radicity per far germogliare nuove città

Radicity per far germogliare nuove città
Foto di Ngo Minh Tuan da Pixabay

L’eccessivo degrado, il senso di abbandono che molte delle nostre città mostrano, va combattuto con un nuovo modo di pensare gli spazi,  un’idea che metta al centro l’uomo e la natura, dove la relazione tra vivere urbano e rispetto per l’ambiente divengano cultura civica del quotidiano

Radicity, riqualificazione come valore comune

Fondamentale è riqualificare, ma ciò deve avvenire non soltanto da un punto di vista fisico, limitandosi a rilanciare l’immagine urbana, ma anche culturalmente, socialmente, economicamente, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di partecipazione sociale, in cui il ruolo del progetto è costruire un sapere comune, diffuso e condiviso, spendibile per la cura dei luoghi e per lo sviluppo del capitale umano generando identità, consapevolezza, appropriazione, diffusione di democrazia e migliore convivenza tra i cittadini.

Radicity, il format: nuovi semi da far germogliare

Tutto va ricostruito su nuove Radici. Questo è quanto cerca di fare Radicity, il cui nome appunto simboleggia questa volontà di gettare semi sul territorio italiano invitando i cittadini a prendersene cura affinché germoglino innestando processi virtuosi che coinvolgano le comunità urbane, stimolandole a intraprendere un cammino di consapevolezza e senso di responsabilità nei confronti dei luoghi e delle persone.

Ma cos’è Radicity? Semplicemente un format di rigenerazione urbana che prevede la realizzazione di spazi collettivi, mediante interventi eco-sostenibili, ideato e sviluppato da un gruppo di quattro architetti: Sabrina Masala, Emilia Abate, Mariagrazia Castiello e Francesco Rotondale.

L’obiettivo è sviluppare le potenzialità delle aree urbane immaginando insieme ai cittadini un nuovo modo di abitare i propri territori e di attrarre nuove forme di turismo responsabile. Gli spazi urbani devono vivere, anche e soltanto con piccoli interventi eco-sostenibili creati e mantenuti con cura: giardini, orti urbani, pareti vegetali, installazioni artistiche. Troppo spesso le amministrazioni si nascondono dietro l’assenza di fondi, mentre ciò che realmente manca è la volontà di fare.

Il concorso Radicity

Lo strumento scelto da Radicity è quello del concorso: in una prima fase viene coinvolta la cittadinanza che, tramite le associazioni locali, viene invitata a raccontare il proprio territorio e a formulare proposte su di esso. Successivamente vengono selezionate le aree su cui intervenire e, di concerto con le amministrazioni comunali, vengono coinvolte aziende vivaistiche locali a supporto dell’iniziativa.

Vengono poi scelti i paesaggisti a cui affidare la riqualificazione delle aree loro assegnate, che vengono infine invitati a realizzare i loro progetti contemporaneamente in modo che, presenti sul territorio, condividano l’esperienza e stimolino un prezioso dibattito tra di loro e con la cittadinanza.

I giorni della realizzazione degli interventi diventano così l’occasione per dare vita a una manifestazione in cui ai cantieri vengono affiancate una serie di iniziative legate ai temi della sostenibilità ambientale: conferenze, incontri, dibattiti, attività varie che facciano confluire sul territorio le migliori energie in circolazione. Una volta terminati, i lavori vengono giudicati da una giuria di esperti che decreta il vincitore a cui viene corrisposto un premio in denaro.

Radicity e “The Earth of Eboli”

Tra le manifestazioni organizzate da Radicity ricordiamo The Earth of Eboli, giunto quest’anno alla sua seconda edizione. Un format eco-sostenibile di rigenerazione urbana che punta a riqualificare la cittadina in provincia di Salerno. Sei architetti hanno sviluppato i loro progetti di rigenerazione urbana, sottoposti poi al qualificato verdetto di una giuria.

Vincitore è stato il paesaggista Giuseppe Baldi di Reggio Emilia. Il lavoro, realizzato in un antico vicolo nella parte verde del borgo antico arroccato sulla collina, ha riproposto in chiave moderna la coltivazione dell’orto antico. Il “Vico delle delizie”, questo il nome, riporta nella sua eterogeneità ortaggi, fiori da taglio, aromatiche e officinali, frutti piccoli e grandi.

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