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Residuo Zero, sempre più voglia di un’agricoltura realmente sostenibile

Residuo Zero, sempre più voglia di un'agricoltura realmente sostenibile
Foto di JuergenPM da Pixabay

Residuo Zero, una nuova stagione di obiettivi sostenibili promossa da Legambiente per Laiq, l’agricoltura italiana di qualità

L’agricoltura italiana si sta dimostrando ancora una volta capace di profonde trasformazioni. La certificazione volontaria “Residuo zero” rappresenta una delle recenti e più interessanti evoluzioni all’interno del panorama produttivo italiano, soprattutto perché i valori che sottendono al metodo possono essere compresi in maniera chiara ed univoca

Residuo Zero, ossia ridurre fitofarmaci e pesticidi entro il 2030

Residuo Zero, di cosa si tratta realmente? Residuo Zero è un modello che può e deve essere diffuso, rispondendo peraltro a una domanda di maggiore qualità, richiesta con forza dai consumatori. Occorre ribadire che la riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci rappresenta uno degli obiettivi principali delle strategie europee “Farm to fork” e “Biodiversità” che prevedono l’obiettivo di dimezzare il loro uso entro il 2030.

In questa ottica, Legambiente haanche organizzato nei giorni scorsi il webinar “Residuo zero: una nuova stagione di obiettivi sostenibili in agricoltura”, trasmesso in diretta sulla pagina Facebook, sul canale YouTube e sul sito di Legambiente agricoltura. Un importante appuntamento di confronto e condivisione di buone pratiche attraverso il quale è stato fotografato il presente per tracciare le linee per il futuro del settore, coinvolgendo una serie di realtà produttive virtuose e particolarmente attente all’esigenza di rendere più sostenibile sotto il profilo ambientale l’intero comparto agricolo. Risultato? Impegnarsi ad alzare sensibilmente l’asticella dell’agricoltura integrata.

“Come associazione, siamo convinti che occorra favorire con determinazione ed efficacia l’agroecologia, sia abbattendo le emissioni climalteranti che attraverso una forte riduzione degli input chimici e la salvaguardia della biodiversità. In tale contesto, l’agricoltura biologica rappresenta il modello principale di riferimento, ma occorre alzare fortemente l’asticella dell’agricoltura integrata con una diminuzione significativa dell’uso di fitofarmaci. Il residuo zero ha dichiarato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – va proprio in questa direzione, garantendo un processo finalizzato a ridurre la chimica in agricoltura. Con l’espressione “Residuo zero” si fa infatti riferimento alla garanzia che nell’alimento non ci siano fitofarmaci o altri residui chimici oltre il limite di quantificazione analitica e di rilevabilità. Proprio questa è la nuova sfida che Legambiente per l’Agricoltura Italiana di Qualità (Laiq), l’ormai ventennale campagna di Legambiente, raccoglie e rilancia per coinvolgere pienamente il settore agricolo e i cittadini consumatori”.

Il dossier Stop Pesticidi

Stando ai dati raccolti nel dossier Stop pesticidi 2020 di Legambiente, solo la metà dei prodotti alimentari venduti nel nostro Paese non presenta tracce di pesticidi, mentre cresce il numero di frutta e verdura (quasi il 30%) che contengono più di un residuo di fitofarmaci, che espongono il consumatore a un potenziale effetto cocktail – le conseguenze sulla salute umana di dosi basse di più principi attivi presenti nell’alimento – ancora non regolamentato dalla Ue. Per questo, serve un immediato cambio di passo, adottando una serie di buone pratiche che riducano drasticamente i residui presenti nei prodotti agricoli nell’ottica di sviluppare un modello che abbia l’agroecologia come punto di riferimento e che, al tempo stesso, garantisca la salubrità dei prodotti.

IL PDF per l’Agricoltura di qualità

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