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Tenga il resto, contro lo spreco alimentare nei ristoranti di Roma

Tenga il resto, contro lo spreco alimentare nei ristoranti di Roma
Tenga il resto, contro lo spreco alimentare nei ristoranti di Roma, immagine per gentile concessione dell'Ufficio Stampa CIAL, Cantiere di Comunicazione

Un passo per stimolare i ristoratori romani a rendere consueta questa pratica, di fronte ad un quadro drammatico che, nel mondo, quantifica in 1,3 miliardi di tonnellate il cibo perso o sprecato.

Oggi, riferendosi all’opportunità di portare a casa il cibo avanzato al ristorante, si chiede al ristoratore una “doggy bag”, intendendo che quanto avanzato a tavola sarebbe destinato al nostro cane o altro animale domestico.

Forse è un’espressione che va superata, non rendendo in maniera esplicita l’importanza che ha non sprecare quel cibo, al di là dei gusti o dell’appetito dei nostri cani e gatti.

Ispra, qualche mese fa, aveva appunto lanciato l’idea di abbandonare la “scatoletta per il cane”, trovando un nome migliore per questa pratica al contempo ecologica e sostenibile. Un’iniziativa che aveva soprattutto lo scopo di eliminare qualsiasi imbarazzo nel chiedere quanto avanzato, non dovendo far credere che fosse per il nostro animale.

In diversi Paesi, già da qualche tempo, è obbligatorio per i ristoratori mettere a disposizione le confezioni per chi vuole portare via il cibo avanzato. In Spagna, già dal 2022, in Francia una legge simile è già in vigore dal 2021. Mentre negli Stati Uniti, dove, l’idea è nata, non esiste una vera legge, ma la consuetudine ad utilizzare il servizio è molto diffusa.

In Italia, al momento, è in vigore la legge 166/16 sugli sprechi alimentari, il cui testo vuole promuovere l’utilizzo da parte dei ristoratori dei contenitori per portare via il cibo avanzato, ma appunto promuove senza obbligare.

Promosso dall’Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale con il supporto del Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio (CIAL) e l’adesione della Federazione Pubblici Esercizi di Roma e Provincia (Fipe Confcommercio) della Federazione Italiana Esercenti Pubblici e Turistici di Roma e Lazio (Fiepet-Confesercenti) e di Slow Food con l’obiettivo di coinvolgere la rete dei ristoranti di Roma nelle azioni volte a ridurre lo spreco alimentare.

Dati recenti evidenziano che a Roma ogni anno si sprecano oltre 26 chilogrammi di cibo per abitante, ma non vi sono rilevazioni specifiche per il comparto della ristorazione che il progetto prevede di coinvolgere.

Il cuore del progetto “Tenga il resto” è la distribuzione ai ristoranti di una speciale vaschetta in alluminio, con la quale i clienti possono portare a casa il cibo non consumato, prevenendone lo spreco.

Il Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio ha contribuito al progetto con una donazione a Roma Capitale di 300.000 vaschette in alluminio per un totale di 1.500 kit composti da 200 vaschette, 100 buste per la consegna del contenitore ai clienti e materiale informativo per dare evidenza dell’adesione del ristorante a “Tenga il Resto”.

Il Consorzio, inoltre, predisporrà un portale dedicato all’iniziativa che consentirà, in una prima fase, l’adesione al progetto di 100 ristoranti che potranno registrarsi e fare richiesta dei kit a questo link.

L’alluminio è infatti riciclabile al 100%, tanto che la vaschetta, dopo più utilizzi, se correttamente conferita nella raccolta differenziata, può rinascere e trasformarsi per infinite volte in tanti oggetti di uso comune. È inoltre il materiale che più di qualunque altro offre un’eccellente barriera alla luce, ai batteri, all’aria, ossigeno e al vapore.

Come sottolineato da Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale: “Favorire il recupero dei pasti non consumati significa, infatti, incidere su fattori culturali e abitudini che in altre parti d’Italia e in Europa si sono affermati e che nella nostra città hanno bisogno di essere maggiormente promossi e diffusi”.

A fargli eco Stefano Stellini, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne di CIAL, che ha dichiarato: “In un mondo in cui la sicurezza alimentare, purtroppo, non è ancora garantita per tutti lo spreco di cibo risulta oggi essere un paradosso inaccettabile.

È una questione di vitale importanza sociale ma anche di sostenibilità ambientale: limitare lo sperpero degli alimenti garantisce infatti anche una riduzione di emissioni di gas serra per produrne di nuovi e una minore pressione sulle risorse naturali”.

È stato calcolato che i rifiuti alimentari prodotti lungo tutta la catena di approvvigionamento nell’Unione per l’anno 2021 sono stati 130 kg per abitante, pari a circa 1 kg di rifiuti alimentari pro capite ogni tre giorni. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il cibo sprecato in Europa, potrebbe nutrire 200 milioni di persone.

Con l’introduzione del Green Deal europeo nel dicembre 2019, l’Unione Europea ha ribadito il proprio impegno a dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030.

Nel 2020, la Commissione ha definito una serie di politiche e di strumenti volti a ridurre gli sprechi alimentari nel quadro del Piano d’Azione per l’economia circolare e della strategia “Dal produttore al consumatore”, due elementi fondamentali del Green Deal.

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