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Turismo delle Radici, per promuovere nel mondo agroalimentare e aree rurali

Turismo delle Radici, per promuovere nel mondo agroalimentare e aree rurali
Turismo delle Radici, per promuovere nel mondo agroalimentare e aree rurali, foto di Adrienn su Pexels

I dati ci dicono che più dell’87% promuove il made in Italy al rientro a casa ed in modo specifico, ben il 73%, l’olio di oliva di qualità superiore.

Il ritorno a casa di chi ha dovuto scegliere di andare a vivere all’estero, ad esempio per motivi lavorativi, ha sempre un sapore romantico, il senso di una rinnovata riscoperta dei luoghi d’origine.

A questo senso di nostalgia e di grande amore per la terra dei propri avi (71%), si accompagna, negli italiani che tornano nei luoghi d’origine, un grande apprezzamento per la cucina (83%) e di conseguenza per i prodotti agroalimentari che acquistano e consumano al ritorno dopo il viaggio (oltre il 61% li ha acquistati negli ultimi 6 mesi e oltre la metà li ha consumati anche più volte a settimana) promuovendoli presso parenti e amici una volta tornati a casa (più dell’87% del totale).

Tra le tante eccellenze che il mercato agroalimentare italiano può offrire, l’olio di oliva, per oltre il 73%, è di qualità superiore, nonostante il mercato poco sviluppato all’estero, sia per la difficoltà a reperire il prodotto che per i prezzi elevati.

Dati e percentuali emergono da una ricerca dal titolo Turismo delle Radici e dei Prodotti Agroalimentari. Percorsi e strategie per valorizzare l’olivicoltura e le aree rurali, realizzata dal CREA in collaborazione con l’Università della Calabria (Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche) nell’ambito del progetto Oleario – Dove l’Italia lascia un segno che ha inteso scandagliare le potenzialità per ampliare il mercato del nostro agroalimentare e favorire lo sviluppo delle aree rurali a vocazione olivicola, un fenomeno che potrebbe interessare circa 60 milioni di italiani all’estero e un possibile introito di 8 miliardi di euro.

L’indagine sul Turismo delle Radici: qualitativa e statistica

Due le indagini di CREA mediante la somministrazione di questionari e interviste dirette.  Una prima indagine, di tipo qualitativo, ha esplorato il tema e offerto un primo approccio conoscitivo, utile alla definizione dell’indagine statistica.

L’indagine di tipo qualitativo: interviste in profondità e focus group che hanno coinvolto 40 soggetti, fra cui turisti delle radici, rappresentanti di associazioni di italiani all’estero e in Italia, amministratori pubblici, produttori di prodotti enogastronomici (in particolare oleari), rappresentanti di istituzioni, esperti e operatori turistici.

L’indagine statistica: hanno partecipato oltre 600 Turisti delle Radici, condotta attraverso un questionario strutturato, composto da 52 domande, disponibile on line in italiano, inglese, spagnolo e portoghese.

Quest’ultima si è focalizzata sulla connessione che può sussistere tra viaggio delle radici in Italia e acquisto, consumo e promozione presso amici e conoscenti dei prodotti agroalimentari e del cibo italiano, sia durante il soggiorno in Italia, sia al rientro, indagando anche il possibile ruolo nel contrasto all’Italian Sounding.

Relativamente all’olio, è emersa la scarsa consapevolezza sul mondo dell’olio extra vergine di oliva italiano non solo nel nostro Paese, ma soprattutto, all’estero.

Le finalità e il contesto di partenza della ricerca sul Turismo delle Radici

Il progetto mira ad indagare la promozione delle produzioni agroalimentari italiane all’estero, con un focus sul comparto olivicolo-oleario, grazie ai Turisti delle Radici, ovvero emigrati e loro discendenti, che vogliono riconnettersi con la propria terra d’origine o della propria famiglia durante le vacanze.

In particolar modo si è guardato ai cosiddetti “prodotti nostalgia” (tra questi in primo luogo l’olio), ossia beni tradizionali locali, principalmente prodotti alimentari, strettamente associati alla terra delle proprie radici, che per loro hanno il “sapore di casa”, ma che acquistano per la qualità, diventando, in tal modo, veri e propri ambasciatori all’estero del made in Italy.

Non da ultimo, attraverso il Turismo delle Radici si possono promuovere le produzioni locali insieme ai territori stessi, anche grazie a marchi territoriali. Alcune aree rurali stanno dimostrando grande interesse e realizzando investimenti sull’oleoturismo che i turisti delle radici apprezzano perché offre esperienze e percorsi in cui c’è una relazione diretta con le imprese e i territori.

Il Turismo delle Radici come valore aggiunto

L’aggancio tra la nicchia dei Turisti delle Radici e le aziende olivicole che si aprono all’accoglienza può dunque rappresentare un modello di diversificazione del reddito, un valore aggiunto per turisti e aziende, una opportunità per le aree rurali caratterizzate da un vasto patrimonio olivicolo.

Secondo Barbara Zanetti, ricercatrice del CREA Politiche e Bioeconomiaciò che caratterizza il turismo delle radici è la forte componente emotiva legata agli affetti familiari, ai ricordi, alle tradizioni e al cibo.

È un segmento del turismo che trova nelle aree rurali la sua giusta dimensione in quanto è possibile coniugare l’offerta di un patrimonio di tradizioni, di saperi locali e gastronomia con la ricerca da parte dei turisti delle radici di mantenere viva e tramandare alle generazioni la memoria e le tradizioni del proprio paese di origine.

L’indagine è nata con lo spirito di trovare nuove opportunità di sviluppo del turismo collegandolo a due capisaldi della nostra cultura e della nostra identità culturale: l’olio e l’ulivo”.

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