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Il sogno dell’aeroponico è una bella realtà

Il sogno dell’aeroponico è una bella realtà
Foto di phạm Lộc da Pixabay

Coltivare come una volta ma con una marcia in più: ecco l’aeroponico, una tecnologia dal grande futuro

Aeroponico, ovvero coltivare senza terra

Avete presente siccità, caldo, freddo, gelo? Con l’aeroponico,si possono dimenticare. Qui nelle serre aeroponiche, come quella che ha iniziato la sua attività lo scorso maggio a Grugliasco dalle parti di Torino (ma ce ne sono altre in Sardegna, Toscana, Puglia, per tacere del resto del mondo dove ne hanno riconosciuto tutto il valore) le piante vengono su senza problemi.

L’aeroponica non ha bisogno di terra. I vegetali, partendo da semi o da piccole piantine, crescono su pannelli in pvc per alimenti (i cosiddetti porta-piante, l’insieme si chiama Orto-Nino 400) dotati di apposite canaline che isolano dall’ambiente esterno e in cui le radici vengono irrorate da acqua e da un cocktail di sostanze nutritive con tanti sali minerali: macro e microelementi che ne permettono lo sviluppo al meglio, dando loro vigore, sapore, colore.

Si tratta di un sistema a ciclo chiuso, cioè la soluzione di acqua e nutrimenti si riutilizza e viene rimessa in circolo dopo essere stata sterilizzata e reintegrata dei nutrienti persi. E non va ad inquinare le falde acquifere. Il tutto, così come la temperatura, è controllato da specifici software in un sistema computerizzato super tecnologico.

Con l’aeroponico non ci sono pesticidi

Nell’areoponico, in cui l’attacco di funghi, batteri, alghe non c’è, non servono fitofarmaci o pesticidi che fanno male a tutti, alla pianta anche se rimane “bella da vedere”, a noi, all’ambiente.

Gaetano Verdoliva, di Alfa Società Agricola, fondatore e inventore della tecnologia industriale Green Ponic Process a servizio della coltivazione aeroponica, ci racconta con soddisfazione che le coltivazioni, soprattutto del basilico, vanno avanti molto bene.

Tanto per dire. La pianta aromatica, messa a dimora il 7 luglio, sarà colta a fine mese, il 30. Dunque, 23 giorni: con le tecniche tradizionali ci vogliono almeno sei settimane: una bella velocizzazione. E poi in serra tutti i disguidi dovuti a pioggia intensa, grandine o altri eventi atmosferici che possono rovinare le foglie rendendo inutile tutto il lavoro, sono evitati per via di questo ambiente protetto in grado di non intaccare il gusto, che spesso rischia di smarrirsi, per diventare “altro”: il basilico invece qui “sa” di basilico, come una volta.

E gli insetti che potrebbero nuocere alle piantine? Grazie alla lotta biologica, con l’utilizzo cioè di insetti “buoni” vengono scacciati con calma ma inesorabilmente, in un equilibrio che da sempre esiste in natura e che in serra viene riprodotto in formato più piccolo. Tra i frequentatori alati c’è il bombo, che se ne svolazza in solitario a compiere il suo dovere di impollinatore. Mancano invece le api, che si muovono in gruppo e all’interno della serra potrebbero creare problemi ai lavoratori, i quali raccolgono tutto a mano.

Aeroponico e distribuzione

“Le nostre produzioni, non solo basilico ma per esempio anche prezzemolo, rosmarino, dragoncello, erba cipollina, finocchietto, sono ora in distribuzione presso i supermercati Carrefour, ma abbiamo accordi pure con Conad e Coop”, dice Verdoliva.

Le confezioni sono da 30 grammi con il marchio aziendale: in via graduale raggiungeranno i negozi di tutta Italia. Le spezie saranno seguite da altri vegetali, pomodori, melanzane, lattughe, broccoli nelle diverse varietà. L’elemento distributivo è rilevante in tutto questo: dopo la soddisfazione di produrre e confezionare, bisogna sapere “dove” poter vendere i prodotti.

Un’impresa innovativa e sostenibile deve anche avere un tornaconto economico: è importante essere concreti, passando da una bella teoria a una realtà “vera”. Un bell’obiettivo, certo, che fa piacere a tutti noi che amiamo i sapori autentici soprattutto privi di sostanze nocive. Ma c’è dell’altro.

E se parlassimo di un “villaggio aeroponico”?

Gaetano Verdoliva ci parla di un sogno “allargato” ad alto livello di concretezza: la creazione di un vero e proprio “villaggio aeroponico”. E cioè? Una vasta area alla periferia di Torino, sui 300 ettari, in cui costruire serre ma pure varie strutture, anche abitazioni e luoghi di incontro in cui lavorare certo ma vivere. Tutti insieme con un’unica mission: incrementare al meglio la tecnica aeroponica, aiutare l’ambiente, dare lavoro.

Allo scopo”, sottolinea Verdoliva, “sono fondamentali vere e proprie scuole dove addestrare all’aeroponico, puntando a formare nuove figure professionali, come quella del tecnico aeroponico, adibite allo scopo. È necessario creare competenze specifiche. Ma se c’è bisogno di gente che lavori nelle serre, serve anche chi sia in grado di gestire e dirigere l’attività, dalla produzione al confezionamento alla distribuzione”.

Una stima prevede l’entrata in operatività di 1000/1200 persone, nei diversi ruoli, di ogni età, perché i giovani ci mettono il “sapere” tecnologico, gli over 40 l’esperienza e la professionalità. E per tutti, beninteso, tanto entusiasmo, come quello che trapela alla grande dalle parole appassionate di Gaetano Verdoliva, che circa questo suo sogno quasi pronto (si metterà nero su bianco all’inizio di settembre, dopo il coinvolgimento di più attori, oltre la società Alfa, architetti, progettisti, amministratori…), sottolinea: “Abbiamo tante richieste in tante nazioni  per costruire impianti di tecnica aeroponica. Avere un centro di produzione nel nostro paese, però, significa la disponibilità di una struttura Made in Italy al 100% riconoscibile e identificabile nella sua qualità e nel suo buon saper fare.  In Italia”, aggiunge, “l’agricoltura è sempre stata motivo di orgoglio. La tecnica aeroponica vuole essere un tangibile aiuto alle classiche metodologie di lavorazione, senza allontanarsi dal passato, ma innovando nel solco della tradizione e della sostenibilità”.

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