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Ansia, curiamola con il bosco e con la natura

Ansia, curiamola con il bosco e con la natura
Foto di David Mark da Pixabay

“Passare al bosco. Hic et nunc”, sentenzia con la determinazione di un vecchio soldato Ernst Junger nel suo Trattato del Ribelle. In maniera simile ma più rilassata, è più o meno quanto asserito da una recente ricerca del CNR che dice chiaramente: l’aria della foresta e del bosco diminuisce l’ansia. Vediamo di che si tratta e anche alcuni suggerimenti per stare meglio.

Aveva dunque ragione Ernst Junger e i tanti giapponesi che ci ricordano la catarsi dello Shinrin-yoku, il bagno nella foresta? Senza alcun dubbio, chi ha modo di “esperire” la natura, che si tratti di una fuga da “fuorilegge” jungeriano, o, più semplicemente, da escursionista della domenica, “darsi alla foresta” significa sempre esserne trasformati.

Si, perché la natura ha sempre il potere di redimerci dalle nostre pecche e dalle nostre lungaggini mentali. Un po’ come camminare o andare in motocicletta, immergersi nella natura con il suo assordante silenzio è la migliore cura quando di soffrono quelle inquietudini tipiche di chi ha una sensibilità elevata e certi giorni fa a cazzotti col mondo e tutte le sue… contraddizioni, per usare un eufemismo..

Ansia, vade retro, “passiamo al bosco”: lo studio che rivela il potere “taumaturgico” della natura

Uno studio condotto in 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani ha permesso di svelare il ruolo dei monoterpeni – componenti profumati degli oli essenziali emessi dalle piante – e di isolarne l’effetto specifico sulla riduzione significativa dei sintomi dell’ansia. A condurla, un team di ricercatori dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e del Club Alpino Italiano, insieme alle Università di Parma e Firenze, all’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) di Reggio Emilia, e con il sostegno del Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) di Firenze: la ricerca è stata pubblicata sul International Journal of Environmental Research and Public Health.

In base all’analisi di dati ambientali e psicometrici raccolti nel corso delle campagne svolte nel 2021 e nel 2022, è stato individuato e isolato l’effetto specifico dell’esposizione ai monoterpeni – e in particolare ad α-pinene – sulla riduzione significativa dei sintomi di ansia, identificando non solo soglie di esposizione, ma anche la correlazione alla quantità di monoterpeni inalati.

L’ansia diminuisce nel verde

“I risultati mostrano che, oltre una data soglia di concentrazione di monoterpeni totali o anche del solo α-pinene, i sintomi di ansia diminuiscono a prescindere da tutti gli altri parametri, sia ambientali che individuali, e poiché questi composti sono emessi dalle piante, possiamo ora assegnare un valore terapeutico specifico a ogni sito verde, anche condizionato alla frequentazione in momenti diversi dell’anno e del giorno” ha spiegato Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr-Ibe e membro del Comitato scientifico centrale del Cai. “I monoterpeni sono molto più abbondanti nelle foreste remote che nei parchi urbani, sebbene con un notevole grado di variabilità: un prossimo passo sarà mappare e prevedere le relative concentrazioni”.

L’organizzazione della ricerca si è rivelata particolarmente articolata, con centinaia di partecipanti coinvolti in sessioni standardizzate di terapia, condotte in siti di tutta Italia. “Combinando sessioni di terapia forestale condotte da psicologi professionisti con tecniche avanzate di statistica, abbiamo potuto dimostrare che, in certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica: un traguardo importante per la progressiva adozione di pratiche sanitarie verdi“, ha sottolineato Federica Zabini di Cnr-Ibe, responsabile Cnr del progetto e supervisore della ricerca.

Ha aggiunto Davide Donelli del Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Parma e Divisione di cardiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. “Poiché è ormai consolidata la connessione tra stati di ansia e rischio cardiovascolare, i risultati ottenuti assumono un valore importante anche in ambito patofisiologico, e quella sarà materia di ulteriori ricerche”.

L’ansia, consigli su come combatterla (oltre alle immersioni boschive) e vincerla in sette mosse

Robert Leahy nel suo libro del 2007 concretizza e riassume molti di questi concetti in “Sette mosse per liberarsi dall’ansia”. Dopo aver compreso come funziona e cosa porta ad intensificare l’inquietudine e l’ansia è bene seguire qulache suggerimento:

• stabilire quando serve preoccuparsi e quando no
• accettare al realtà e impegnarsi per il cambiamento
• mettere in discussione il proprio stile di pensiero dominato dall’inquietudine
• concentrarsi su quella che è la minaccia più profonda
• trasformare il “fallimento” in opportunità
• usare le emozioni invece di preoccuparsene
• assumere il controllo del tempo.

E soprattutto, non dimentichiamolo, “passare al bosco”.

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